Aborti illegali, nei guai il ginecologo
«Truffa, concussione e peculato»

Aborti illegali, nei guai il ginecologo «Truffa, concussione e peculato»
di Nicola Sorrentino
Sabato 14 Gennaio 2017, 07:50 - Ultimo agg. 08:11
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NOCERA INFERIORE - Truffa, concussione, peculato e violazione della legge che regola gli aborti. La Procura di Nocera Inferiore ha chiuso ufficialmente le indagini sull’ex ginecologo dell’Umberto I, Franco Petrone, attualmente indagato perché avrebbe praticato aborti clandestini nel corso del 2016, con i primi riscontri investigativi messi su carta dagli inquirenti lo scorso mese di novembre, con una tripla perquisizione effettuata all’Umberto I, presso il suo studio e nel proprio domicilio. A coordinare le indagini il procuratore capo reggente Amedeo Sessa, e il lavoro svolto dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria agli ordini del luogotenente Massimo Santaniello.

Quattro i capi d’imputazione che vengono mossi al 70enne medico in pensione. Il primo di truffa: fino al 30 giugno del 2016, Petrone - in qualità di dirigente medico specialista e responsabile del servizio interruzioni volontarie della gravidanza - avrebbe svolto l’attività di medico in forma privata, all’insaputa della direzione sanitaria dell’Umberto I. Per questo, avrebbe percepito un profitto pari alla differenza retributiva mensile tra il rapporto a tempo pieno (che risultava incompatibile con un lavoro di tipo privato) e quello a tempo determinato.



La seconda accusa è di concussione e risale al 18 marzo scorso: il medico avrebbe visitato una donna che voleva interrompere la gravidanza. Prima le avrebbe riferito che in ospedale non vi erano posti, poi con due visite private effettuate al suo studio, si fece consegnare 160 euro - senza alcuna ricevuta - facendola inserire nella lista di prenotazione in ospedale, a seguito della quale le fu praticato poi l’intervento medico. La terza accusa è di peculato, riscontrata con la scoperta di 41 scatole di farmaci che i carabinieri rinvennero in casa sua, nello studio e nell’armadietto nelle sue disponibilità, in ospedale. Tra questi, c’erano scatole di Ampicillina, Plasil, Bentelan, Tazocin, Ferlixit, Spasmex, Cytotec 200 (quest’ultimo per l’interruzione di gravidanza), Litofast e altri. L’ultima contestazione è di aver violato la legge 194 del 1978 che regola gli aborti in Italia:
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