Delitto di Ravello, il giallo di Enza
«Aveva un altro compagno»

Vincenza Dipino, accusata dell'omicidio di Patrizia Attruia
Vincenza Dipino, accusata dell'omicidio di Patrizia Attruia
di Petronilla Carillo
Giovedì 15 Giugno 2017, 08:00 - Ultimo agg. 08:34
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«Vincenza Dipino non era gelosa di Patrizia Attruia. Erano amiche, insieme erano andate in chiesa perché Enza voleva fare la cresima per sposare Vincenzo Della Pietra e voleva la Attruia come madrina». I legali di Vincenza Dipino, imputata per l’omicidio della Attruia, avvenuto a Ravello nel marzo di due anni fa, smontano le accuse rivolte alla propria assistita dal pm Cristina Giusti che aveva chiesto l’ergastolo per l’imputata, pur modificando nel corso della propria requisitoria il capo di imputazione da omicidio premeditato a concorso in omicidio volontario motivato dalla gelosia per Giuseppe Lima, suo convivente proprio di recente arrestato perché ritenuto anche lui coinvolto nel fatto di sangue. Mentre i suoi legali discutono (prima l’avvocato Stefania Forlani, poi il collega Marcello Giani) Vincenza, presente in aula, seduta al banco della difesa, piange. 

L’avvocato Forlani ha sottolineato che la «Dipino aveva aspettative di vita migliore. Il progetto di unione sentimentale che Vincenza aveva, apparteneva ad una persona diversa, di certo non a Lima che era un uomo violento ma a Vincenzo Della Pietra, un cuoco di Maiori con il quale, già da un paio di mesi prima dell’omicidio di Patrizia Attruia, Vincenza aveva iniziato una frequentazione: il cuoco era molto affettuoso nei suoi confronti e le faceva regali. I due avrebbero dovuto suggellare il loro fidanzamento il 14 febbraio 2015, Vincenzo Della Pietra l’aveva invitata a mangiare una pizza proprio quella sera. Vincenza si sottrasse all’appuntamento cui teneva molto perché Giuseppe Lima la picchiò furiosamente con pugni sul volto. Nei giorni immediatamente successivi Vincenza fu vista a Ravello con gli occhi tumefatti. Che vi fosse un progetto matrimoniale con Vincenzo Della Pietra lo ha confermato il parroco di Santan Cosma, don Ferrigno, il quale ha testimoniato su questa intenzione di Vincenza che gli fu manifestata quando lei si recò a chiedere il sacramento della cresima». Invece uno degli argomenti dell’accusa a sostegno della tesi della partecipazione all’omicidio di Vincenza Dipino nell’azione di omicidio proposti dal pubblico ministero è l’interesse di Vincenza Dipino a liberarsi di Patrizia Attruia per l’aspettativa di una vita unita a Lima Giuseppe, vi sarebbe stata la promessa di un’unione stabile. 

Un dettaglio, quello della competizione sentimentale delle due, che riprende anche l’avvocato Giani spiegando come «era la Attruia ad essere gelosa della Dipino perché Giuseppe Lima aveva comunque delle attenzioni per Vincenza anche se poi era violento». Tanto violento che la donna aveva paura di lui. In fondo, hanno sottolineato entrambi i legali, la Dipino non è mai stata rea confessa (di qui l’acquisizione da parte della Corte - presieduta da Massimo Palumbo - dei verbali di interrogatorio della donna): ad accusarla era stato Lima il quale, all’arrivo dei carabinieri, aveva subito detto «è stat essa». Accuse che l’imputata avrebbe, secondo la difesa, fatte proprie per paura. «Chill me vatt» avrebbe detto Vincenza ai suoi parenti che, in visita a Fuorni, le avrebbero consigliato di dire la verità (dialogo intercettato dagli inquirenti) chiedendo poi «ma Patrizia comm è mort?». Per i suoi avvocati, dunque, questo è un «processo che poteva essere evitato» basato, hanno ripetuto più volte, su «perizie che non sono state veritiere».
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