Omicidio Vassallo, indagini finite: termini scaduti, nessun colpevole

Omicidio Vassallo, indagini finite: termini scaduti, nessun colpevole
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 17 Gennaio 2018, 22:53 - Ultimo agg. 18 Gennaio, 18:37
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«Per me resta una ferita aperta, purtroppo dobbiamo chiudere senza aver raccolto quello che speravamo». È amareggiata, Rosa Volpe, procuratore aggiunto a Napoli e per quasi tre anni applicata alle indagini salernitane sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. È stata lei ad occuparsene sin da quel 5 settembre 2010, quando il corpo senza vita del sindaco venne trovato in una stradina secondaria di Acciaroli non lontano da casa nella sua Audi station wagon grigia crivellato con almeno nove colpi di pistola.

Sette anni e quasi cinque mesi dopo, le lunga indagine sta per concludersi con un nulla di fatto. L’ultima proroga concessa dal gip di Salerno, annunciata con entusiasmo nel giugno scorso dalla presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, si esaurirà a febbraio.
 
Al procuratore aggiunto Rosa Volpe, trasferita da Salerno a Napoli nel marzo 2015, non verrà confermata l’applicazione nelle indagini sul delitto Vassallo, che ha conservato sin dal 2011 quando, allora alla Procura di Salerno, passò dalla Dda alle misure di prevenzione. Con lei, ha lavorato il pm salernitano Leonardo Colamonici. Due, invece, i procuratori capo di Salerno in questi sette anni: Franco Roberti, prima di diventare procuratore nazionale antimafia da novembre in pensione, e Corrado Lembo che andrà in pensione a settembre.

Dice proprio il procuratore Lembo: «Purtroppo, nonostante siano state scandagliate tutte le piste e siano stati esaminati tutti i risvolti possibili di questa vicenda, non siamo riusciti a raccogliere i necessari elementi probatori da portare in un processo».

Sospetti, un unico indagato, un collaboratore di giustizia con dichiarazioni generiche, l’assenza di testimonianze utili a Pollica e dintorni. Neanche l’ultima carta, la raccolta di 94 Dna da comparare con quello ricostruito sull’assassino, ha portato a risultati. Niente hanno potuto gli sforzi, negli ultimi tempi, del maggiore dei carabinieri Gabriele Mambor, investigatore arrivato a Salerno dopo la significativa esperienza a Reggio Calabria. 

Un omicidio senza colpevole, che resta con un sospettato su cui mai gli inquirenti hanno avuto in mano elementi da poter inserire in un’ordinanza cautelare. È rimasto Bruno Humberto Damiani, detto il brasiliano per essere nato a Belo Horizonte, il solo indagato del delitto. Venne arrestato a Bogotà nel febbraio del 2015 perché colpito da due ordinanze cautelari: una per spaccio di droga in Cilento; l’altra per due tentate estorsioni nel gruppo malavitoso salernitano guidato da Peppe Stellato detto Papacchione capo dei «ragazzi di Pastena».

Con l’arresto per altre accuse, gli inquirenti, che avevano raccolto vaghe dichiarazioni del pentito Alfonso Loreto, speravano di ottenere utili indicazioni sull’omicidio. E Damiani, sempre assistito dall’avvocato Michele Sarno, è stato sentito per ben quattro volte. Una a Bogotà, tre in Italia. L’ultima nel luglio scorso. Ha sempre negato di conoscere Vassallo e di sapere qualcosa sull’omicidio. Anche dopo la condanna del tribunale, nel 2015, a cinque anni per tentata estorsione.
Sul brasiliano, i giudici hanno scritto nell’ordinanza cautelare per lo spaccio di droga nel Cilento: «Nell’estate 2010, a Pollica e nei comuni limitrofi, era stata avviata una rilevante attività di spaccio. Attività illecita ben nota anche al sindaco Vassallo il quale, nel mese di agosto, aveva attivato, coadiuvato da appartenenti al comando di polizia municipale, una serie di controlli volti a contrastare gli spacciatori e preservare il territorio da lui amministrato».

Ma nessun riscontro concreto è stato trovato su frizioni tra il brasiliano e Vassallo. Solo indiscrezioni su un litigio del sindaco con piccoli spacciatori allontanati dal porto di Acciaroli. Di certo, non è mai stata trovata l’arma del delitto, una pistola 21 baby tanfoglio. Di certo, il finestrino dell’auto era abbassato come se il sindaco conoscesse chi lo ha poi ucciso. Di certo, nonostante tutto sia accaduto in una stradina isolata e alle 22 di sera, nessuna ha riferito di aver sentito gli spari. Neanche chi abitava vicino. Di certo, fa notare qualcuno, così tanti colpi a distanza ravvicinata sembrano espressione più di un delitto d’impeto che di un omicidio di camorra eseguito da un killer freddo e abile. 

In oltre sette anni, tutte le piste sono state scandagliate, sull’attività amministrativa e privata di Vassallo: l’abusivismo, le speculazioni, le concessioni turistiche, gli appalti.

Nulla è stato trovato, nulla è emerso neanche dall’esame di ben 100 pistole possedute regolarmente nella zona. È rimasta solo la pista dello spaccio di droga, gestita nel 2010 ad Acciaroli (una delle 4 frazioni del comune cilentano di Pollica) da un gruppo di napoletani di Secondigliano che si sperava portasse alla verità sull’omcidio. Ma sulla morte di Vassallo, per ora, gli inquirenti dovranno archiviare. «Con la scadenza dell’ultima proroga, dovremo solo scrivere il provvedimento» conclude il procuratore Lembo.

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