Di Martino: «Nuovi prodotti, export e assunzioni: così rilancio il Pastificio Amato»

Di Martino: «Nuovi prodotti, export e assunzioni: così rilancio il Pastificio Amato»
di Carmen Ielpo
Mercoledì 19 Marzo 2014, 10:39 - Ultimo agg. 10:41
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SALERNO - Tredici milioni di euro non propriamente un cifra irrisoria. Per questo una giornata come quella di ieri per un gruppo imprenditoriale non pu essere ricordata solo per una firma in calce a un atto di trasferimento di propriet. Eppure quella sigla a rappresentare simbolicamente tutti gli sforzi, soprattutto economici, necessari a intraprendere una nuova avventura e, nel contempo, salvare un pezzo di storia industriale che stava andando in fumo. Giuseppe Di Martino ha le idee sempre pi chiare e nei sui progetti il Pastificio Antonio Amato riveste un ruolo assolutamente strategico.



Di Martino, da dove si riparte?

«Da quello stiamo facendo da tempo. La programmazione è in atto da tempo, è chiaro che dopo la giornata di oggi (ieri per chi legge, ndr), ogni nostra idea prende forma in maniera diversa. In questi mesi abbiamo lavorato a un piano commerciale che ci restituisce una crescita in molti dei mercati scelti per il rilancio della pasta a marchio Amato».



Puntate all’estero?

«Soprattutto all’estero. Ad oggi la pasta Amato è presente negli Stati Uniti, in Canada e in Medio Oriente. Libano, Kuwait, Iraq, Giordania, Egitto e Siria sono già grandi consumatori di questo prodotto. Negli Usa per il momento stiamo seguendo la strada del food service, ovvero importanti catene di catering professionale, ma stiamo aprendo anche la strada della grande distribuzione. Ma non tralasciamo l’Italia. In tutto il Sud Italia il marchio sta riprendendo la sua posizione di mercato e siamo in contatto con la grande distribuzione organizzata per spostarci anche al nord. Finché l’azienda non era nostra non era facile chiudere contratti a lungo termine».



Insomma, quali sono i progetti per il futuro?

«I progetti sono tanti e tutti molto interessanti. Innanzitutto ripartirà il mulino. Servono almeno altri due mesi per terminare i lavori del mulino a grano tenero e migliorare la struttura di quello a grano duro. Questo mulino fornirà integralmente lo stabilimento di Salerno e in buona parte anche quello di Pastorano».



Quindi sugli scaffali tornerà anche la farina a marchio Antonio Amato?

«Non solo la farina. Nel piano industriale che abbiamo immaginato per questo nuovo asset aziendale, c’è anche il lancio di una linea di vasta gamma targata Antonio Amato. Parlo di conserve, sughi pronti, verdure in barattolo. Il tutto seguendo la via maestra della Dieta Mediterranea. E tra tutti i nostri marchi, quello che più evoca tradizione, familiarità e forte radicamento al territorio è proprio quello salernitano, per salubrità del posto e qualità degli ingredienti. Vogliamo portare in primo piano quel concetto del “mangiare salernitano” che è diverso dal “mangiare campano”. È molto più semplice e frugale, rimanda a uno stile di vita sano. Pensiamo al Cilento».



Progetti molto ambiziosi che porteranno Salerno al centro della vostra azione come gruppo.

«Certamente. Anzi, avendo a Salerno l’unico mulino del gruppo, stiamo pensando di concentrare proprio qui un polo di ricerca e sviluppo sui nuovi prodotti. Potendo fare la macinazione del grano e la scelta delle miscele, avremmo la filiera più lunga rispetto agli altri stabilimenti. E poi stiamo pensando a un vero restyiling del marchio dal punto di vista della comunicazione».



Per dare gambe a tutti questi progetti servirà nuova forza lavoro. Come procederete in questo senso?

«Il gruppo crescerà, il mulino avrà bisogno di manodopera. Io non vengo meno alla parola data e confermo che attingeremo dal bacino degli ex dipendenti Amato. Ma sui tempi bisogna essere chiari. C’è un piano industriale ambizioso che richiede del tempo per essere attuato».



Ci credete davvero in questo progetto…

«Ci abbiamo creduto sin dal primo momento e solo questo ci ha dato modo di superare tutti gli ostacoli incontrati nel cammino. Ma ora che l’azienda è nostra non abbiamo motivo per nasconderci. Amato è la nostra carta in più, ce la giocheremo al meglio».

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