Sanità, caos assistenza
1.500 posti di lavoro in bilico

Sanità, caos assistenza 1.500 posti di lavoro in bilico
di Sabino Russo
Venerdì 30 Settembre 2016, 07:55
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Rischio mobilità per i dipendenti delle cliniche private e problemi anche per i pazienti in vista dell’esaurimento dei tetti di spesa. Disagi in vista nella sanità salernitana, mentre il governatore De Luca a Roma, con il ministro Lorenzin, tenta la mediazione per scongiurare il blocco delle prestazioni.
Sanità privata. Sono circa 1500 i dipendenti dei centri privati accreditati della provincia che da domani rischiano di ricevere un preavviso di mobilità. Dopo i 296 operatori del Campolongo Hospital, che hanno fatto seguito ai colleghi della Cobellis di Vallo della Lucania, già destinatari della comunicazione qualche giorno prima, a stretto giro di tempo anche tutti gli altri dipendenti delle cliniche private potrebbero ritrovarsi nella stessa situazione. Tutto nasce il 9 novembre scorso, quando nel corso della riunione a Napoli dell’associazione ospedalità privata tutti i rappresentanti delle cliniche regionali hanno sottoscritto un verbale nel quale si ribadiva l’intenzione di non firmare i contratti con le Asl, il cui termine scadeva il 30 settembre, se non sarebbero stati rispettati i tetti di spesa, dichiarando nel contempo anche lo stato di agitazione. Questo ha prodotto come prima inevitabile conseguenza, finora, l’invio da parte degli stessi di oltre 2500 lettere di preavviso di mobilità in tutta la Campania. A Salerno le strutture interessate sono Campolongo Hospital, Salus di Battipaglia, Cobellis di Vallo della Lucania, clinica Tortorella di Salerno, Villa Chiarugi di Nocera Inferiore, la Quiete di Pellezzano, oltre a centri di riabilitazione, per un totale complessivo di dipendenti che si aggira intorno alle 1500 unità, a cui naturalmente va aggiunto anche tutto il personale dell’indotto. Discorso a parte merita la clinica del Sole, dove si potrebbe registrare un problema nel problema. La struttura, infatti, con la chiusura dei punti nascita della clinica Tortella e dei presidi ospedalieri di Cava de’ Tirreni e Mercato San Severino, è l’unico punto nascita, insieme al San Leonardo, a Salerno. Questo potrebbe comportare il pagamento dell’intervento per le gestanti che intenderebbero partorire lì nel caso di sforamento del tetto di spesa. «La battaglia è giusta, ma bisogna anche parlare dei diritti disattesi dei dipendenti – ha detto Angelo Di Giacomo della Cgil – Dobbiamo sederci e discutere dei contratti scaduti, degli arretrati contrattuali e dei contratti dumping.».
Tetti di spesa. Venti giorni al massimo. Questo è il lasso di tempo stimato dall’Asl di Salerno prima che molte strutture specialistiche ambulatoriali accreditate esauriscano il budget assegnato. Spulciando, infatti, tra i dati del monitoraggio sui tetti di spesa fino al 31 luglio su tutte le varie branche si registra che le date presunte di sforamento vanno da quella già scaduta del 20 agosto per la radioterapia al 6 dicembre per i laboratori di analisi, per il quale a quella data era stato già utilizzato il 65 per cento di 18 milioni di tetto di spesa. 
Quella della radioterapia, però, non è l’unica branca per la quale il limite già è stato raggiunto. Anche per la cardiologia, infatti, il termine è scaduto il 15 settembre. Nei prossimi giorni, in ogni caso, anche altri delicati servizi assistenziali dovrebbero subire gli stessi effetti. Il 5 ottobre, infatti, è la data stimata per lo sforamento della medicina nucleare, che al 31 luglio aveva già esaurito circa l’80 per cento dei suoi 2,3 milioni assegnati, così come il 15 ottobre dovrebbe toccare alla diabetologia, mentre il 20 dovrebbe essere il turno delle visite specialistiche ambulatoriali. Per la radiologia, invece, dovrebbe esserci un altro mese e mezzo prima di terminare 20,8 milioni assegnati. Ciò significa che a quella data i cittadini dovranno pagare di tasca propria, oppure rivolgersi alle strutture pubbliche (affrontando il calvario delle liste d’attesa), le visite, le prestazioni di laboratorio e diagnostiche offerte dalla specialistica ambulatoriale privata e che sono particolarmente sentiti dagli utenti, soprattutto dalle fasce più deboli. «E’ scandaloso che una sanità pubblica per 4 mesi non riesca a garantire il diritto all’assistenza – ha tuonato Anna Scarano, amministratrice dell’istituto cardiologico De Martino – Ci sono anziani che hanno bisogno di esami primari e non possono essere lasciati al loro destino. Nel 2014 l’Asl ci ha costretti a sottoscrivere contratti a tempo indeterminato per il 75 per cento del personale medico per passare all’accreditamento definitivo. E’ normale che anche noi, a queste condizioni, saremo costretti a dei tagli». 
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