Circuita e segregata dal «santone»
«Ero diventata la sua schiava»

Circuita e segregata dal «santone» «Ero diventata la sua schiava»
di Petronilla Carillo
Venerdì 28 Aprile 2017, 07:55 - Ultimo agg. 08:42
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SALERNO - Si era spacciato per un «santone», un sensitivo capace di poter «guarire» due sorelle «indemoniate» e così era riuscito a conquistare la fiducia di una famiglia provata da violenze e abusi sessuali portando una delle due ragazzine da una certa suor Pierina per farla «purificare» davanti a Dio. Invece, quelli che spacciava per riti di purificazione, servivano soltanto a carpire la fiducia della mamma e degli zii delle due ragazzine, una delle quali, quella che lo ha poi denunciato, è stata anche picchiata, con calci e pugni e segregata in un’abitazione di Nocera Inferiore, legata al letto, per quattro anni. L’uomo, un 58enne di Cava de’ Tirreni, dovrà ora rispondere dell’accusa di lesione personale dinanzi al giudice di pace. La giovane donna, ora quarantenne, ha deciso di trasferirsi altrove e di denunciare il tutto ai carabinieri del proprio comune di residenza che hanno poi inviato gli atti alla procura di Nocera Inferiore. Il dibattimento inizierà a metà maggio e l’associazione Fedra, che tutela di diritti delle donne, ha deciso di costituirsi parte civile al fianco della vittima, difesa dall’avvocato Stefania Forlani. 

Nella sua lunga e dettagliata denunciata, la giovane donna racconta cose terribili di quel periodo in cui è stata segregata in casa da quell’uomo: «mi slegava una volta a settimana per farmi lavare, poi gradualmente sono potuta uscire di casa, ma sempre insieme a lui, e naturalmente sono continuati per anni i maltrattamenti verso di me, le percosse (ho perso tre denti con i suoi ceffoni) ero diventata sua schiava, non potevo alzare gli occhi verso altre persone ne potevo esprimere con altri i miei pensieri. Anzi, mi imponeva di parlare esclusivamente in dialetto e mi aveva imposto il nome «Stefania» (diverso dal suo, ndr). Mi sentivo veramente in trappola, mi svegliava di notte ogni due ore per chiedermi cosa stavo pensando...». 
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