Sindaci, rivendicazioni e timori
nel dopo referendum

Sindaci, rivendicazioni e timori nel dopo referendum
di Francesco Faenza Nello Ferrigno
Martedì 6 Dicembre 2016, 06:05
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SALERNO - Da nord a sud, i sindaci della provincia di Salerno ora si confrontano. Sul perché e su cosa accadrà. Il presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, in qualità di dirigente del Pd salernitano non nasconde la sua delusione. «Non aver approvato questa riforma - sottolinea - non dà tranquillità. Ci saranno delle turbolenze. Non ci sarà stabilità politica. Credo che non si sia compreso fino in fondo il valore del cambiamento. Era il popolo che chiedeva di dimezzare il numero dei parlamentari, di dare stabilità ai governi. Il No non è stata una bocciatura al quesito referendario ma a Renzi. Il premier dimettendosi, pur conservando una maggioranza, ha dato un esempio di grande dignità in un paese dove nessuno lascia». La riforma doveva anche dare un’accelerata alla cancellazione delle province, argomento che coinvolge direttamente Canfora: «Bisognava – spiega – creare l’area vasta. Restano le amministrazioni provinciali con i tagli della legge di stabilità e non sarà facile amministrare». 
Manlio Torquato, sindaco civico di Nocera Inferiore, si è pubblicamente esposto a favore del Sì tirandosi addosso anche diverse critiche. «Sono davvero dispiaciuto – precisa - per un’opportunità mancata di semplificare le istituzioni. Ero e sono convinto della scelta che ho fatto ed è per questo che mi sono esposto. Lo rifarei. Peraltro nell’assoluta libertà di chi mi è accanto in amministrazione. Ma davvero crediamo che una forbice di tali dimensioni sia spiegabile con le tradizionali divisioni politiche? Si sono divise le famiglie. Vedo già confusione in giro tra i partiti che vogliono intestarsi questa vittoria. Salvini, Grillo, Berlusconi, D’Alema. Gli elettori hanno votato in assoluta libertà. Un risultato referendario di tal genere non ha a che fare con l’amministrazione dei Comuni o delle Province. Se fosse così dovrebbero saltare la metà delle amministrazioni campane, fino all’ultimo comune. Non voglio eludere l’argomento, ma che in questo risultato ci sia un fattore politico tutto nazionale è evidente». «Il Sì – sostiene Salvatore Bottone, sindaco di Pagani – mi convinceva e Vincenzo De Luca ha trovato in me un sostenitore della riforma». Bottone nega che il governatore gli avesse chiesto voti così come aveva fatto con altri suoi colleghi. 
A Cava de’ Tirreni, nonostante un sindaco democratico e legato a De Luca, il No ha vinto. «Voglio riprendere – rilancia Vincenzo Servalli – una frase di Sandro Pertini il quale di fronte ad una sconfitta disse che il popolo non sbaglia mai. Chiediti, invece, cosa hai sbagliato tu. È un voto contro Renzi, persona che io ritengo l’unico in grado di guidare il Paese. 
I sindaci della zona a sud di Salerno, invece, puntano il dito contro l’ex premier. Cecilia Francese, a Battipaglia, parla di riforma a metà: «Renzi aveva promesso di cancellare il Senato e ha creato un ibrido che la gente non ha capito. Aveva promesso di eliminare le Province e ha lasciato in vita un ente senza soldi e senza capacità di decidere». Inevitabile la sconfitta. E ora? «Spero si faccia presto una legge elettorale e si torni a votare. Io sono per il proporzionale, per il sistema francese, ci garantirà più stabilità con uno sbarramento contro i partiti piccoli». Francese ha votato No al referendum, ma non lo conferma. I suoi assessori hanno avuto libertà di scelta: «Non ci siamo imposti nulla, diversi miei collaboratori hanno votato Sì».


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