Stupro, condanna
per lo zio orco

Stupro, condanna per lo zio orco
di Viviana De Vita
Venerdì 21 Ottobre 2016, 06:30 - Ultimo agg. 08:35
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Molestata e stuprata dallo zio per sei lunghissimi anni sin da quando era appena una bambina. Solo l’intuizione di un’insegnante, che ha spinto la minore alla denuncia, ha fatto approdare il caso in un’aula di tribunale. La sentenza è arrivata ieri all’esito del rito con il giudizio abbreviato che dà diritto allo sconto di un terzo della pena.

Sette anni e quattro mesi di reclusione per L.S. 40 anni, accusato di violenza sessuale aggravata. Il Gup del tribunale di Salerno Pietro Indinnimeo, ha applicato a carico dell’imputato una condanna ancora più pesante rispetto a quella avanzata dal pubblico ministero che, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto sei anni di reclusione. L’uomo, assistito dall’avvocato Orazio Tedesco, non è mai stato arrestato.

La vicenda, oggetto del procedimento, risale al periodo compreso tra il 2008, quando la bambina aveva appena 6 anni, ed il 2014 epoca della denuncia che ha messo in moto la macchina giudiziaria. È in questo lunghissimo arco temporale che si sono consumati gli abusi: all’inizio palpeggiamenti, poi molestie sempre più invadenti fino alle violenze complete e reiterate consumatesi tutte all’interno dell’appartamento della nonna materna dove l’uomo, fratello della mamma della piccola, viveva.

Quasi tutti i giorni, infatti, i genitori della bambina portavano la minore dalla nonna. L’uomo la conduceva nella sua camera con la scusa di darle un regalino e lì la tratteneva per ore costringendola, nei lunghi pomeriggi che per la piccola sembravano infiniti, a rapporti sessuali.

Una storia triste e squallida, andata avanti per anni che ha scavato l’animo della piccola rubandole l’infanzia: giornate sempre uguali per la bambina che, diversamente dalle sue coetanee, non godeva dei pomeriggi all’aria aperta, ma è stata costretta a crescere troppo in fretta finendo in un tunnel che appariva, davvero senza via d’uscita. La luce è arrivata anni dopo quando a scuola qualcuno si è accorto del malessere della ragazzina e ha allertato i servizi sociali. Già dai primi racconti gli operatori hanno intuito la gravità del caso ed è stata interessata la magistratura. Immediata l’apertura di un fascicolo. Le violenze sono state ricostruite grazie al racconto fornito dalla minore a cui si sono aggiunte le consulenze che hanno accertato la veridicità di quanto affermato dalla vittima.
Secondo quanto emerso nel corso delle indagini gli abusi si sarebbero verificati in un contesto di forte degrado sociale: i genitori della piccola stavano vivendo una situazione di difficoltà e per questo, portavano ogni giorno la bambina a casa della nonna senza minimamente sospettare di quello che poteva accadere.

L’avvocato dell’imputato, nel corso della sua discussione davanti al Gup Pietro Indinnimeo, ha evidenziato la personalità fragile del suo assistito che, single e con forti complessi personali e relazionali, avrebbe approfittato della bambina senza rendersi pienamente conto del male che le stava facendo. Secondo la tesi difensiva l’imputato aveva sviluppato un attaccamento morboso alla piccola che ricopriva di attenzioni e di regali. Ora il caso potrebbe spostarsi in appello dove la difesa cercherà di ottenere il riconoscimento delle attenuanti.
 
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