Sub morti a Palinuro
tre amici traditi dalla stessa passione

Sub morti a Palinuro tre amici traditi dalla stessa passione
di Carmela Santi
Sabato 20 Agosto 2016, 14:31
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Era l’esperto sub di Palinuro. Nessuno meglio di lui conosceva le grotte, i cunicoli, le cavità della località costiera Cilentana. Per i collaboratori era “il rompiscatole”, tanto era preciso e scrupoloso nel suo lavoro, per gli amici “Mauruccio”. Mauro Cammardella non faceva altro nella sua vita se non dedicarsi con amore e professionalità ad esplorare e far conoscere i fondali del mare cilentano.

Quarantacinque anni, parte dei quali dedicati al mare, sposato con Mariarosaria e padre di due figli poco più che ventenni, era titolare del centro sub a cui aveva dato il suo nome. Lo gestiva insieme ad un gruppo di ragazzi del posto con cui condivideva la grande passione per la subacquea. Ieri mattina Mauro è uscito insieme ad un gruppo di escursionisti. Quasi tutti clienti del Villaggio degli Ulivi presso cui era ubicata la sua attività. Sulla barca anche gli amici di mare Mauro Tancredi, e Silvio Anzola. I tre esperti sono usciti ieri alle dieci per una immersione. Avevano scelto la grotta della Scaletta. Silvio, 58enne milanese era in vacanza a Palinuro con la moglie e la figlia. Oggi sarebbe dovuto rientrare a casa. I tre amici voleva fare insieme ancora una escursione. Avevano scelto la grotta della Scaletta, una delle più difficili da esplorare. Avevano preparato tutto nei minimi dettagli come era nelle abitudini di Mauro Cammardella. Al suo fianco Mauro Tancredi medico a Pisa ma originario di Palinuro. I due da sempre condividevano la passione per la subacquea e da qualche anno avevano coinvolto anche il “milanese”. 

Tancredi, non sposato, rientrava spesso a Palinuro dove vive ancora la sua famiglia. Non perdeva occasione per lasciare Pisa raggiungere al sua Palinuro ed immergersi per una escursione. Insieme a Cammardella non c’era momento dell’anno in cui non indossavano la tuta per esplorare i fondali cilentani. Anche a Natale, a Capodanno. La subacquea era la loro vita. Mauruccio condivideva questa grande passione per il mare insieme alla sua famiglia. Inseparabile con la moglie e papà attento e presente, aveva fatto prendere il brevetto tutti. Una tragedia immane che ha distrutto la vita di tre famiglie e sconvolto la comunità locale. 

La moglie di Cammardella gestisce un negozio di articoli sportivi nel centro di Palinuro dove lavora anche la figlia. Il figlio maschio appena diciottenne lavora invece presso il Villaggio degli Ulivi. La tragedia di Palinuro è arrivata fino a Milano. Dopo l’ultimo tuffo nelle splendide acque cilentane, Silvio Anzola era pronto a salutare Palinuro per tornare nella sua Milano. Ingegnere di 58 anni, aveva deciso di concludere la vacanza con una gita inedita. L’escursione si è trasformata in una trappola che ha inghiottito lui, Mauro Cammardella e Mauro Tancredi. Sino a tarda sera, sul molo di Palinuro la moglie e la figlia hanno tenuto gli occhi incollati a quelle acque, restando aggrappate a una speranza. «Quella grotta ha due ingressi, potrebbe essersi creata una bolla d’aria». Manager stimatissimo, papà tenero, Silvio amava la subacquea. Una passione che stava iniziando a condividere con la figlia “Flo”, studentessa del liceo artistico Boccioni: giusto pochi giorni fa si era commosso per il suo “battesimo subacqueo”. A guidarla per un breve tratto era stato proprio papà: un’«emozione indescrivibile», ricordano le didascalie degli ultimi scatti postati anche sulla pagina del Diving Club. 

Condividevano anche la passione per l’arte.

Massimo adorava la musica lirica. Come adorava il suo lavoro. Originario di Parma, dopo la laurea al Politecnico di Milano in Ingegneria Aerospaziale, aveva lavorato per diverse aziende – Futurespace, Locatrent e Albis – per poi approdare due anni fa al gruppo Tps, specializzato nei servizi informatici per il settore areonautico, industriale e dell’automotive, con la carica di Senior Banking Consultant. Era stimatissimo per la sua capacità organizzativa. «Una persona propositiva, una risorsa», sottolineano alcuni colleghi, ricordando capacità tecniche ma anche l’approccio umano «che non è sempre facile da trovare nei manager», ricorda un dipendente della Albis rimpiangendo il gruppo di lavoro che si era creato con lui «il migliore che io abbia mai trovato».

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