Le inchieste del Mattino| Influenza, fuga dal vaccino: da buttare 4 milioni di dosi

Le inchieste del Mattino| Influenza, fuga dal vaccino: da buttare 4 milioni di dosi
di ​Maria Pirro
Lunedì 5 Gennaio 2015, 09:06 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 11:51
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Il vaccino fa più paura dell'influenza. Lo dimostra il crollo di fiducia nella campagna di prevenzione gratuita, appena conclusa. Il calo di adesioni supera il 20 per cento, conta quasi due milioni di vaccinati in meno. E quindi, quattro milioni di dosi del farmaco inutilizzate, dal costo superiore ai 13 milioni di euro: acquistate dal servizio sanitario, ma da mandare al macero (secondo una stima preliminare dell'Istituto superiore di sanità). L'obiettivo di coinvolgere il 75 per cento degli anziani resta distante. Anzi, si allontana dalla soglia già bassa del 55 per cento della stagione precedente. Lo stop quasi totale alle iniezioni si è avuto a seguito del «caso Fluad», per le morti sospette segnalate dopo l'iniezione, un allarme rientrato alla vigilia di Natale, senza trovare lotti di vaccino contaminati tra quelli ritirati in via cautelativa dal mercato e poi sbloccati; mentre si è insinuato ancora un altro dilemma su tutti i farmaci commercializzati proposto da gruppi e associazioni di medici. Fino a che punto il vaccino contro l'influenza neutralizza la minaccia di finire a letto con la febbre?



Il virus mutato e il vaccino

La premessa è che il vaccino ci immunizza da certi virus contro cui è mirato, non dalla moltitudine di agenti infettivi in circolazione. Il farmaco 2014-2015 è identico a quello dell'anno scorso per tutti i tre ceppi inclusi. Ma l'ultima incognita rimbalza da Atlanta, dove i medici hanno analizzato i tipi di influenza di quest'inverno: un virus ha subito una mutazione che lo rende diverso da quello neutralizzato dai vaccini predisposti con almeno sei, se non otto, mesi di anticipo. «Ma solo il 42% dei 114 virus identificati negli ammalati corrispondono al sierotipo vaccinale, in base ai risultati delle analisi comunicate dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) americani» sostiene Eugenio Serravalle, pediatra alla guida dell'Associazione di studi e informazioni sulla salute.



Le nuove previsioni

Joseph Bresee guida la rete di sorveglianza epidemiologica sull'influenza dei Cdc: «Mentre l'efficacia del vaccino nella protezione contro i virus H3N2 driftato questa stagione potrebbe essere ridotta, noi stiamo ancora fortemente raccomandando la profilassi. La vaccinazione si è rivelata in grado negli anni passati di fornire una certa protezione contro i virus varianti e offrirà una protezione contro altri virus influenzali che potranno diventare più comuni nel corso della stagione». Un fatto rilanciato dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ma con toni diversi: nella relazione, i Cdc di Atlanta suggeriscono anche che l'influenza potrebbe rivelarsi «potenzialmente severa». Ad aumentare il rischio è proprio «la scoperta che circa la metà dei virus H3N2 finora analizzati sono varianti dell'H3N2, ossia hanno subito mutazioni che li differenziano dai ceppi virali utilizzati nel farmaco». Sottolinea il direttore dell'Aifa Luca Pani: «Ciò rafforza l'esigenza di vaccinarsi, perché chi aderisce alla profilassi - anche qualora venisse contagiato - manifesterebbe la malattia in forma più lieve».



Gli esami in laboratorio

I dati disponibili in Italia, al momento, sono parziali. Si contano 50 campioni positivi al virus influenzale su 555 raccolti nel laboratorio dell'Istituto superiore di sanità (Iss), i primi isolati a novembre a Palermo, Bari e Parma. In pratica, solo il 10 per cento del totale delle diagnosi di influenza è stato confermato dal test: il restante 90 per cento dei malanni è dipeso, in realtà, da cause diverse, fuori dallo spettro di protezione del vaccino. «Spia che la diffusione del virus è ancora lenta. Quanto ai ceppi in circolazione individuati nei 50 campioni, ne risulta solo uno di tipo B, tutti gli altri di tipo A» dice Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Iss. «Il predominante, con 32 casi isolati, è l'H1N1 che è perfettamente uguale al virus contenuto del vaccino che quindi è efficace; mentre dell'altro ceppo ne abbiamo isolati 13 di cui due analizzati in dettaglio» spiega. «Un tipo corrisponde a quello inserito nel vaccino, l'altro è un po' diverso ma non detto che il vaccino sia inefficace anche nei confronti di questo virus. Ma siamo ancora all'inizio della stagione influenzale ed è difficile predire gli sviluppi».



Gli italiani a letto con la febbre

Secondo la sorveglianza Influnet, 2,18 italiani su mille sono a letto con la febbre, i più colpiti sono soprattutto i bimbi di età inferiore ai quattro anni: 7,6 ogni mille. E il commissario dell'Iss Walter Ricciardi teme un aumento della mortalità dovuto alle complicanze della patologia proprio per effetto di «un calo del 20-25% di vaccinazioni. Però contiamo di recuperare» aggiunge. «Siamo ancora in tempo. Incoraggiamo la profilassi, proprio perché l'aumento di casi è atteso tra gennaio e febbraio». Il vaccino diventa infatti efficace due settimane dopo l'iniezione. Ricciardi chiarisce: «La protezione, che non è mai stata totale, quest'inverno dovrebbe arrivare a coprire il 70-75% della popolazione», cioè tre persone su quattro tra quelle coinvolte nella campagna di prevenzione rivolta in particolare ad anziani e ammalati cronici e che, secondo la circolare ministeriale, avrebbe dovuto concludersi a fine dicembre.



Le dosi inutilizzate

Ma pesano i risultati minori rispetto alle attese «anche a causa del clamore suscitato da presunte anomalie, poi non confermate, di alcuni lotti di vaccino» aggiunge Rezza. L'esperto calcola: «Con una riduzione complessiva del 20%, i vaccinati quest'anno sarebbero quasi due milioni in meno: tra i sette e gli otto milioni in tutta la penisola». Ciò significa «circa 4 milioni di dosi, acquistate dal servizio sanitario, da mandare al macero perché inutilizzate, che corrispondono a una spesa superiore ai 13 milioni». Ad aprile è atteso il resoconto ufficiale. Ma anche il direttore dell'Aifa Pani conferma un calo di adesioni «intorno al 20 per cento» e rinnova l'appello a fare sottoporsi al vaccino. Lui ne ha assunte ben due di dosi, di cui una nel salotto televisivo di Bruno Vespa. «Rientro tra le categorie a rischio, il prodotto è sicuro» spiega. Sulla stessa linea la Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia che con una indagine condotta tra i suoi iscritti prova a capire le ragioni della crisi delle vaccinazioni.



L'indagine dei medici di famiglia

I dati raccolti ed elaborati dal Centro studi nazionale guidato da Paolo Misericordia segnalano che su un campione di 736 professionisti, il 75% ha registrato un calo di vaccinazioni. In particolare, il 23% che oscilla dal 21 al 40 per cento in meno, il 7% ha addirittura segnalato una riduzione superiore. La grande maggioranza (il 67%) a seguito del caso «Fluad». E per la metà dei medici anche la campagna di prevenzione del prossimo anno «risulterà fortemente penalizzata», con una riduzione ulteriore. Silvestro Scotti, vicesegretario vicario della Fimmg e neopresidente dell'Ordine dei medici di Napoli, propone un intervento immediato: «Andrebbe sollecitata dalle Asl una prosecuzione della campagna vaccinale, rinviando l'invio dei report fissato per il 10 gennaio». Il suo collega Vincenzo Schiavo aggiunge: «I vaccini hanno fatto scomparire decine di malattie».



Il caso Napoli

A sentire i camici bianchi al lavoro a Napoli il calo appare netto. Nei depositi dell'Asl sono rimaste in giacenza 1090 dosi su 113.967 vaccini dello stesso tipo, e 64 dosi per bambini su 834, che si aggiungono alle scorte rimaste negli ambulatori. «Ho ritirato 300 vaccini e ne ho somministrati 170» dice Pina Tommasielli, medico di base ed ex assessore comunale che spiega: «Il mio non è un caso isolato. Lo dimostra una indagine condotta tramite il database della cooperativa Comegen: ai colleghi di Fuorigrotta sono stati consegnati 18mila vaccini, il 40 per cento probabilmente dovrà essere distrutto». «Tutti soldi buttati, il caso italiano dovrebbe finire all'esame della Corte dei Conti» accusa Michele di Iorio, presidente di Federfarma Napoli, che propone la sua soluzione: «Rendere il vaccino prescrivibile, affidando la distribuzione alle farmacie, avrebbe il vantaggio di abbattere il prezzo del 30 per cento ed evitare gli acquisti inutili».



Morire d'influenza

«Si contano circa 8000 morti all'anno per complicanze da influenza e potrebbero aumentare» avvisa Ricciardi, che aggiunge: «Stiamo cercando di mettere su una ricerca con il Centro nazionale per il controllo delle malattie per dare una informazione scientifica adeguata anche sull'eccesso di mortalità dovuto al calo della copertura vaccinale che c'è stato». Ma è già scontro sulle statistiche al momento disponibili. Serravalle afferma: «I dati Istat, aggiornati al 2011, certificano fino a 400 morti in un anno. Sono invece più numerosi i decessi causati da polmoniti provocate da batteri, microrganismi o addirittura altre condizioni patologiche, escluse l'influenza. È evidente che si tratta di categorie diverse, e non c'è alcun motivo di aggregarli, se non a fini propagandistici. Con questo piccolo artifizio, sommando i 400 morti (che comprendono anche quelli dovuti a sindromi influenzali) con gli 8345 di polmonite nel 2011 si arriva al totale». Invece la relazione annuale del ministero avvisa: «I casi severi di influenza possono essere causati direttamente anche da sovrainfezioni batteriche o virali che si verificano dopo che il virus influenzale ha procurato danni a livello delle basse vie respiratorie».



Trenta casi all'esame dell'Aifa

A giudicare dalle prime valutazioni sul numero dei vaccinati resta più alto il timore dei «rischi da iniezione». Sono saliti a 30 i casi di morte dopo la somministrazione di un vaccino («di qualunque tipo, non solo anti-influenzale» precisa Pani) e al centro di doverose indagini. Però, «dalle valutazioni effettuate per i casi documentati, non sembra emergere una correlazione per i casi di decesso segnalati sia per Fluad che per gli altri vaccini antinfluenzali, negli atri casi le evidenze disponibili non sono sufficienti a permettere la valutazione del causality assessment», ossia del nesso di casualità. Serravalle incalza: «Al di là delle segnalazioni dei decessi sospetti oggi tristemente di attualità, ricordiamo che, come tutti i farmaci, anche il vaccino antinfluenzale può causare reazioni avverse ed effetti collaterali». Un obiettivo dei nuovi studi annunciati in Europa è proprio quello di evidenziare, in tempo reale, «un potenziale aumento della reattività e di eventi allergici correlati al vaccino» previsti dove il contagio avviene prima. Le nuove linee guida prevedono la valutazione di almeno 100 vaccinati per ciascun gruppo di età.



Medici contro

Serravalle sostiene: «La sottovalutazione di tutti questi aspetti, insieme all'inadeguatezza degli studi finora condotti e alla grande incertezza della definizione del caso (si tratta d'influenza o di sindrome influenzale?) porta a sopravvalutare l'utilità della vaccinazione. I recenti casi pongono un problema, quello della sicurezza dei vaccini e, soprattutto, dell'utilità di campagne di vaccinazione di massa volte a contrastare l'influenza, che rappresenta circa solo il 10% del totale delle sindromi influenzali». Il medico sollecita un approfondimento di indagine: «Non ci sembra di chiedere troppo se desideriamo conoscere la reale situazione epidemiologica italiana, quanti i casi di vera influenza, quali i sierotipi identificati e correlabili con quelli vaccinali, quali le percentuali di malati tra vaccinati e non vaccinati». Il sottosegretario alla salute Vito De Filippo è «un sostenitore convinto del vaccino» ma pronto ad analizzare tutte le proposte. «Non c'è dubbio che il sistema sanitario anche per i vaccini ha da fare sempre politiche più accorte ed efficienti però non mi sembra ci siano stati particolari e rilevanti sprechi negli anni precedenti». Sul Fluad: «È evidente che la sequenza di notizie ha determinato un effetto disincentivante sulla campagna di prevenzione. La soluzione è che tutti gli attori devono essere capaci di dare informazioni puntuali e corrette e veritiere, mettendo in campo le accortezze che servono. Si sta discutendo in questi giorni proprio della riforma dell'Aifa per dare a questa agenzia strutture operative più elevate perché sia all'altezza dell'Ema, l'organismo europeo. C'è da fare questo lavoro che è in campo. Ministero, insieme con regioni e medici: tutti possono dare un contributo positivo».