Bimbo di 3 anni ucciso da un pirata della strada, ecco cosa accade al suo funerale -Foto/Video

Il piccolo Ethan Hernandez
Il piccolo Ethan Hernandez
Sabato 28 Maggio 2016, 21:30 - Ultimo agg. 29 Maggio, 10:15
2 Minuti di Lettura

«Sono stato l'ultimo a vedere il suo corpo prima di chiudere la bara questo pomeriggio e l'ho portato nel luogo dove riposerà per sempre. E l'ho fatto per colpa TUA». Sono queste le dure parole di Robert Falcon, impresario funebre del Texas, dopo aver messo nella bara il piccolo Ethan Hernandez, bimbo di 3 anni ucciso da un pirata della strada fuggito dopo l'incidente.
 

 


Il bambino è stato investito senza che la macchina che lo ha travolto gli prestasse soccorso. Trasportato in ospedale non c'è stato nulla da fare ed è morto. L'impresario non ha voluto però che la morte del piccolo fosse come una delle tante, la sua giovanissima vita non doveva spezzarsi così, tanto che ha deciso di scrivere un lungo post su Facebook di accusa, ma finalizzato ad aiutare la polizia nelle indagini per individuare il colpevole.

«Oggi ho organizzato un funerale che non doveva essere celebrato. Domenica hai investito questo bambino e hai continuato a guidare lungo Cameron Rd. Ho passato tutta la notte del lunedì e parte della mattinata di martedì a ricomporre il bambino perché sua madre e suo padre potessero vederlo, e questo per causa tua. Voglio che tu veda queste foto e voglio che tu sappia quanto sia forte il mio dolore nel sapere che hai investito un bimbo senza fermarti per prestare soccorso. Che gesto sconsiderato. Ho dovuto ascoltare il pianto di una madre e di un padre che litigavano con Dio oggi perché hai tolto loro un figlio».

Poi spiega i dettagli del suo lavoro sul bambino: «L'ho vestito con un completo nero, camicia bianca e papillon, poi l'ho messo nella bara bianca circondato dagli angeli. Ero lì quando i suoi genitori quando l'hanno visto per la prima volta ieri e ho pianto con loro». Infine, l'invito ad andare dalla polizia: «Io ho fatto il mio dovere. Ora è il tuo turno. Costituisciti».


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA