Corona interrogato: «Mai un euro illecito, volevo pagare le tasse»

Corona interrogato: «Mai un euro illecito, volevo pagare le tasse»
di Claudia Guasco
Giovedì 13 Ottobre 2016, 15:42 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 10:23
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Milano - «Quel denaro è frutto del mio lavoro, in tutta la mia vita non ho mai preso nemmeno un euro di provenienza illecita». Fabrizio Corona si difende e nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip racconta la sua verita': quanti soldi possiede, da dove vengono, perchè una parte era occultata nel controsoffitto del salotto della sua socia Fracesco Persi e un'altra e' stata depositata presso una banca austriaca.
 

 


SI' ALLA ROGATORIA
Dopo tre giorni di isolamento in una cella di San Vittore, riferisce il suo avvocato Ivano Chiesa, il fotografo "sta meglio, è meno abbattuto e molto rattivo quando si tratta di difendere il suo lavoro". Come la sua collaboratrice Francesco Persi risponde alle domande del gip Paolo Guidi, a cominciare dall'entita' del suo tesoretto. Oltre al milione e 760 mila euro sequestrato venerdi' scorso, ci sono altri "900 mila euro suddivisi in due conti aperti alla Bank für Tirol und Vorarlberg di Innsbruck". Si tratta di quel denaro che, in base agli atti dell'inchiesta, la Persi avrebbe portato oltre confine in contanti, nascosti "in buste bianche contenute in un borsone". Corona, dice l'avvocato, ha ricostruito i flussi di denaro, ha dato il suo consenso alla rogatoria austriaca avviata dai magistrati e ha ribadito che quei soldi "sono il frutto di un lavoro frenetico, incessate, cominciato un anno fa con l'affidamento in prova ai servizi sociali". Insomma, "è palesemente un'evasione fiscale e il paradosso e' che e' tutt'ora nei termini per essere sanata".

TENTATA ESTORSIONE
Certo le modalità con cui custodiva il denaro appaiono singolari: oltre un milione e mezzo suddiviso in quindici mazzette, accuratamente avvolto nella plastica e murato a casa della Persi, il resto portato in Austria con metodi da spallone. "Problemi di sicurezza", e' la spiegazione del paparazzo per quelle somme occultate nel salotto della socia. La scorsa estate infattj Corona ha sporto denuncia per tentata estorsione. Secondo quanto ricostruito dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare, la notte del 16 agosto scorso poco lontano dalla casa milanese del fotografo e' scoppiato un ordigno che aveva distrutto i vetri del suo appartamento. Agli agenti Corona ha riferito che "nei giorni precedenti aveva incontrato nel vicino corso Como due soggetti di origine calabrese" i quali "gli avevano chiesto di consegnargli la somma di denaro di euro cinquantamila". Due personaggi sospetti che, ha aggiunto il paparazzo, "si erano anche presentati presso la palestra da lui frequentata pretendendo di nuovo la consegna di tale somma, a suo dire assolutamente non dovuta". Da qui l'idea di nascondere il denaro nell'insospettabile appartamento (nella zona periferica di Niguarda) della Persi e di spedire altri 900 mila euro cash oltre frontiera. "Ma avevo intenzione di riportare i soldi in Italia. Una volta superato lo scoglio dell'udienza del Tribunale di Sorveglianza, che il 21 settembre doveva decidere sulla conferma del mio affido ai servizi sociali, volevo dare una svolta alla mia vita, mettere i soldi su conti in Italia, pagare le tasse e spenderli". Insomma, "l'affaire Corona", sotiene il diretto interessato, si riduce "a un banalissimo caso di evasione fiscale".

RICORSO DELLA PROCURA
Intanto la Procura di Milano ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo di annullare il provvedimento con cui il gip Ambrogio Moccia alla fine di settembre aveva evitato a Fabrizio Corona di ritornare in cella riconoscendo la continuazione tra i reati di estorsione, tentata estorsione e bancarotta, per i quali è stato condannato in via definitiva.
L'istanza è stata depositata l'altro ieri, il giorno dopo l'arresto del fotografo per attribuzione fittizia di beni. I pm dell'esecuzione Nunzia Gatto e Nicola Balice hanno ravvisato nel provvedimento del gip una "macroscopica violazione" del codice di procedura penale che "impone al giudice del rinvio l'obbligo di uniformarsi alla sentenza della Cassazione" che aveva già accolto un primo ricorso contro il riconoscimento della continuazione da parte di un altro gip nel 2014, cosa che aveva fatto uscire dal carcere Corona.

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