Da Izzy a Rachele e Tom, sono
i Giochi che celebrano la diversità

Isadora "Izzy" Cerullo e Marjorie Enya
Isadora "Izzy" Cerullo e Marjorie Enya
di Gianluca Cordella
Martedì 16 Agosto 2016, 23:32 - Ultimo agg. 17 Agosto, 01:25
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Dal nostro inviato RIO DE JANEIRO Rachele e gli altri. Quelli che non si nascondono o che non vogliono più farlo. Quelli di Rio sono stati i Giochi della diversità sin dalle intenzioni di Marco Balich e dello staff che ha curato la cerimonia inaugurale. Poi lo sono diventati nei fatti. Outing, proposte di matrimonio con tutti i colori dell’arcobaleno o semplici messaggi sui social. L’amore è bello perché è vario. Lo celebra persino il presidente del Cio Thomas Bach. «Sono felice per ciò che ho visto a Rio 2016, dove una transessuale ha partecipato alla cerimonia di apertura e una donna ha chiesto a un’altra di sposarla dopo una partita di rugby. E anche la judoka Rafaela Silva è un esempio da seguire». Non poteva fare l’elenco completo, Bach, altrimenti la diretta di SporTv sarebbe andata per le lunghe. Ha citato i casi che riguardano il Brasile per arruffianarsi un po’ d’audience. Proprio mentre lui parlava Rafaela, la ragazza venuta dalla favela, sorrideva alle telecamere insieme alla compagna guardando la partita del Brasile di calcio femminile.

Ieri a fare notizia sono state le parole della nostra Bruni, ma Rachele non è stata nemmeno l’ultima a “uscire dall’armadio”, come usano dire in Brasile. A stretto giro di posta è arrivata su twitter la foto di Tom Bosworth, marciatore britannico, che dopo la 20 km si è fatto una doccia, ha messo in tasca l’anello ed è scappato sulle spiagge di Copacabana a fare la proposta di matrimonio al suo compagno. Poco dopo postava la foto, felice per il sì ricevuto dal suo Harry. Immediato il retweet con messaggio di felicitazioni di Tom Daley, il fuoriclasse dei tuffi che ben prima di queste Olimpiadi aveva fatto outing, con un video su YouTube. E che proprio per questo ha potuto godersi lontano dai riflettori la normalità della sua vita, con il fidanzato che soffriva per lui in tribuna durante la gara e pubblicava sui social foto assieme alla famiglia di Tom, tutti uniti dal tifo e dall’amore verso la stessa persona.
Isadora Cerullo, giocatrice brasiliana del rugby a 7, ha rubato i riflettori all’Australia e alla sua festa per l’oro quando, nel bel mezzo delle celebrazioni, la sua compagna Marjorie Enya, volontaria di Rio 2016, ha preso il microfono e le ha fatto la proposta di matrimonio a centrocampo. Scontato il sì. Baci e abbracci ripresi e fotografati da tutto il mondo. La stessa Izzy – il soprannome di Isadora - ha detto di aver sentito almeno un decina di colleghi fare outing nell’ultima settimana. E i numeri le danno ragione.



Il quotidiano Estadao de Sao Paulo cita le statistiche di Outsports, portale specializzato in notizie sugli sportivi omosessuali. Il numero di chi “esce dall’armadio” pubblicamente è sempre maggiore: 64 tra gli atleti in gara a Rio sono usciti pubblicamente allo scoperto. A Londra erano solo 23, a Pechino appena 10. Numeri ancora troppo bassi rispetto agli oltre 11mila atleti in gara, ma se non altro significativi di un’aria che sta cambiando. A dare l’esempio è sempre la Gran Bretagna che, tra gli altri, schiera anche una coppia regolarmente sposata nella stessa squadra: si tratta di Kate Walsh ed Helen Richardson (ora Richardson-Walsh…), entrambe atlete della squadra di hockey su pista.
La curiosità, ma nemmeno poi troppo, è che tra i 64 atleti ad aver fatto outing non ci sia nessun cinese. Cosa quanto meno singolare considerando che la squadra di Pechino è anche quella numericamente più numerosa. Più facile pensare che la mentalità del Paese non sia ancora particolarmente aperta, inducendo gli omosessuali a non esporsi.

E poi c’è il caso degli Stati Uniti, che sono sicuramente più “open mind” della Cina ma dove, in proporzione, il numero degli atleti che ha fatto outing è ancora molto basso. Nel caso, le motivazioni sono economiche: gli sponsor mal gradirebbero alcune etichette. Per questo atleti come il mito dei tuffi Greg Louganis non si sono esposti finché sono stati in gara, salvo farlo successivamente. Louganis, in particolare, fece passare ben sei anni tra il ritiro (1988) e l’outing (1994).
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