Il medico diventa papà e molla l'ospedale:
"Voglio godermi mia figlia, torno tra sei mesi"

Il medico diventa papà e molla l'ospedale: "Voglio godermi mia figlia, torno tra sei mesi"
Domenica 26 Giugno 2016, 12:54 - Ultimo agg. 16:10
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Lontano dalla routine della vita ospedaliera per sei mesi. Niente interventi chirurgici, né controlli, prescrizioni ed endoscopie. Tutto può attendere. Ora c'è Adelaide, venuta alla luce pochi giorni fa. Lei, sua figlia, è ora la priorità. Per questo Lino Di Rienzo Businco, otorino, primo dirigente medico all'ospedale Santo Spirito di Roma, centinaia di pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali, esperto ed innovatore di tecniche mininvasive nelle terapie di orecchio, naso e gola, da qui ai prossimi sei mesi, ha scelto di usufruire, del congedo parentale.

Un'opportunità prevista in Italia da una legge che ha ormai vent'anni ma a cui fanno ricorso soprattutto le mamme e solo il 14% dei padri. Per Businco i prossimi mesi dunque saranno fatti di pappe e pannolini: la quotidianità è ora la sua prima figlia. Di Rienzo Businco, 45 anni, vuole vivere «con pienezza, fino in fondo» la sua paternità. «Essere medico - dice - mi ha aiutato a comprendere le necessità dei soggetti fragili, e fra questi bambini e neonati. I bambini in particolare sono del tutto dipendenti dall'amore per quella condizione unica che è il completo affidamento ai genitori. Diventare padre mi ha messo nella condizione di fare i conti con l'esperienza della dipendenza, come è quella di un malato nei confronti del medico. Di fronte ad un neonato bisognoso di tutto e completamente dipendente per vivere, di fronte a mia figlia quindi, ho scelto senza alcuna incertezza di usufruire del congedo parentale per mettere in pratica quello in cui fermamente credo».

«L'equilibrio del bambino - prosegue il medico - è molto instabile, continuamente condizionato da bisogni di tipo fisico-chimico, biologico, psichico. La necessità del cibo è la prima cosa che viene in mente anche da medico ma l'elemento ancor più necessario è l'urgenza di essere amato. Solo quando si è amati si può crescere e se l'amore ricevuto non raggiunge un livello minimo non si può sopravvivere, indipendentemente dal cibo. Ecco perché entrambi i genitori devono creare lo spazio ed il clima sufficiente per la crescita integrale ed armonica del figlio». Ecco che «mettersi in ascolto, in sintonia e a completa disposizione di un bambino neonato rappresenta certamente un aiuto verso di lui ma anche e soprattutto verso noi stessi. Credo molto in questo approccio e sento di metterlo in pratica con mia figlia». Nessun ruolo sostitutivo della mamma per il medico: «io e mia moglie ci occupiamo insieme di Adelaide. Non sono un ragazzo padre e meno che mai un mammo. Siamo una coppia di genitori presenti. E non mi sento un eroe o un buonista. Mi meraviglia questo interesse per una scelta scontata consentita peraltro dalla legge».

Dai colleghi ospedalieri un pò di meraviglia: «si sono stupiti.
La mia scelta è stata apprezzata ma si sono sorpresi. Mi fa piacere se questa mia decisione possa sollecitare una riflessione e rappresentare una sorta di contagio positivo. Nessun buonismo però - ci tiene a sottolineare lo specialista - solo un atto di attenzione e di amore verso mia figlia. Preferisco parlare di un messaggio buono». Le giornate del neopapà passano quindi in gran parte fra cambi di pannolini, poppate col biberon, passeggiate. Di Rienzo Businco, che è anche presidente del Sidero onlus (Società italiana diffusione endoscopia e ridottinvasività operatoria), non ha abbandonato del tutto i suoi pazienti cronici e le urgenze. «Faccio un'attività col contagocce. Sono in contatto con i miei collaboratori, in questo le tecnologie aiutano. L'idea non è di abbandonare i pazienti ma di fermarmi per un'esperienza importante per poi ripartire con una nuova ricchezza personale».
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