Usa, imprigionato nel '91 per stupro: dopo 25 anni un test dimostra la sua innocenza

Usa, imprigionato nel '91 per stupro: dopo 25 anni un test dimostra la sua innocenza
di Federica Macagnone
Mercoledì 27 Aprile 2016, 13:32 - Ultimo agg. 28 Aprile, 23:04
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Ha trascorso gli ultimi 25 anni in carcere dopo essere stato accusato di aver commesso uno stupro nel 1989. Non ha visto nascere né crescere suo figlio mentre la vita continuava a scorrere velocemente lontano da quella cella. Un inferno dal quale Darryl Pinkins, un 63enne dell'Indiana, è uscito solo adesso, dopo che una nuova tecnologia che studia il Dna gli ha ridato la libertà: lui sulla scena del crimine non c'era mai stato.

Darryl era stato imprigionato nel maggio del 1991 dopo che una donna lo aveva accusato di averla trascinata in una macchina a Hammond e di averla violentata per ore. Lui ha sempre sostenuto di essere innocente, ma le prove sembravano confermare che l'autore del crimine era lui. Da allora le porte del carcere si sono chiuse e non si sono mai più riaperte. La svolta nella vita di Darryl è arrivata nel 2007, quando un team della Idaho and Indiana Innocence Projects e dell'Indiana University Law School hanno preso in esame il suo caso utilizzando un nuovo metodo di analisi del Dna, il TrueAllele. Dopo anni di studi approfonditi, i risultati dei test effettuati dalla Innocence Project Indiana non hanno lasciato alcun dubbio: Darryl non aveva violentato la donna.

«Fino a poco tempo fa non esisteva alcuna tecnologia di questo tipo – ha detto Fran Watson, avvocato dell'Indiana University Of Law School – Si tratta di un test importante e innovativo. Darryl è la prima persona a cui viene restituita la libertà grazie al TrueAllele. Questa tecnologia è la chiave non solo per rispondere a problemi complessi di Dna, ma è lo strumento per rimettere in libertà persone come Daryl Pinkins». Stessa sorte è toccata al suo amico Roosevelt Glenn, anche lui imprigionato in relazione allo stupro del 1991 e rilasciato nel 2009 dopo che era stata dimostrata la sua estraneità ai fatti.

Dopo un quarto di secolo in carcere, lunedì per Darryl si sono aperte le porte della sua seconda vita: ha perso i denti, soffre di diabete e ha un problema alla tiroide. Ma nonostante tutti i malanni era raggiante e felice di ricongiungersi con la sua famiglia. Tra la folla di amici e partenti anche il figlio di 24 anni, nato dopo che era finito dietro le sbarre. «Mi sento esattamente come pensavo ci si sentisse in occasioni del genere – ha detto Darryl - C'era una crepa nel sistema ed esiste ancora. Sono sicuro di non essere stato l'unico ad affrontare una situazione del genere. Io sono stato fortunato: non tutti hanno avuto una squadra che lavorasse per ristabilire la verità». 

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