iPhone 5, lo cerchi e non lo trovi: attenti alla strategia dell’illusione

iPhone 5, lo cerchi e non lo trovi: attenti alla strategia dell’illusione
di Paolo Graldi
Sabato 13 Ottobre 2012, 09:39 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 15:27
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Chiss che ne direbbe Steve Jobs della tempesta che si abbatte in queste ore su iPhone5. L’introvabile oggetto del desiderio per milioni di seguaci della Mela morsicata sta oscurando con nubi nerissime la pretesa della infallibilit della casa di Cupertino.



Abituati a camminare, perfino con un velo di aristocratica supponenza nelle praterie della perfezione (Jobs era malato di perfezionismo e dominava con i risultati planetari la sua visione rivoluzionaria) gli eredi del fondatore, Tim Cook in testa, rischiano oggi di pagare a caro prezzo una congiuntura commerciale. Una congiuntura commerciale che scuote la holding e che intacca profondamente il rapporto con la clientela. Insomma il gioiello di smartphone, ultimo lampo di genio del Genio scomparso giusto un anno fa non si trova.



Lo promettono con l’ammaliante grafica che illumina una magìa, si può perfino ordinarlo on line, consegna rapida, adesso confessano in tre-quattro settimane ma non sanno dove andarlo a prendere per consegnarvelo i guru degli Apple store, chiamati a recitare una litania imbonitoria che lascia aperta l’attesa a qualche speranza con l’avvertenza, detta a mezza bocca, che quei sogni, però, andranno delusi. E proteggetevi dalla rabbia, dalla frustrazione, dagli incubi se l’iPhone 5 magari l’avevate promesso in regalo alla fidanzata, all’amante, alla moglie, al padre, al vostro miglior amico.



Presentato in pompa magna mondiale un mese fa è incappato nella scabrosissima contestazione degli operai della Faxconn cinese, l’immensa fabbrica dai turni massacranti, assemblatrice della macchinetta: dapprima una catena di suicidi, poi una rissa con quaranta feriti, infine scioperi e interruzioni della lavorazione con le ricadute sugli ordinativi e quindi, effetto domino dirompente, sulle consegne. Distribuiti pochi esemplari a quegli eroi dell’attesa notturna, a beneficio degli stucchevoli Tg, tanto che qualche malalingua insinua adesso il sospetto che i «primi», quei pochi, fossero organizzati dal marketing per far scena, magari premiati con il pacchetto regalo.



Una catena di piccole e meno piccole balle consolatorie, coinvolgenti anche gli autotrasportatori inaffidabili, confusionari e lentissimi si è dispiegata per fronteggiare il montare delle proteste, anche parecchio aspre e talvolta perfino offensive. La Mela rischia di essere strangolata da un eccesso di successo: pochi per pochi, i prodotti Apple sono esplosi letteralmente (e molto anche in Borsa) nelle mani dei loro artefici, distruggendo le previsioni e mandando in til la Supply chain, l’intera catena della distribuzione.



Ma qui è il prodotto promesso che manca e forse non ha torto chi sostiene, al di là della spremitura cinese che pure ha aspetti imbarazzanti se non scandalosi, che Cupertino con tutti i suoi miliardi e le sue malìe si mostra oggi con un gigante dai piedi d’argilla, che orgogliosamente promette e non sa mantenere, sicuro di poter tenere acceso il braciere del desiderio inappagato.



Un brutto affare che ha bisogno di una rapida riparazione, anche in chiave di leale comunicazione, perché se si rompe il rapporto di fiducia con i propri fans il mondo Apple, che tanto costa in dollari e in euro, nato quasi come una setta di illuminati e divenuto in vent’anni fenomeno dal successo incontenibile, rischia (e non sarebbe la prima volta) d’essere ingurgitato dalla sua stessa ingordigia. Mentre la concorrenza, ampia e agguerrita, non sta certo a guardare.
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