Un bagaglio di storia
in cui si riflette Napoli

Un bagaglio di storia in cui si riflette Napoli
di ​Mario Orfeo
Martedì 14 Marzo 2017, 09:25
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Ho diretto «Il Mattino», per sette anni, con umiltà, orgoglio, senso di appartenenza. «Il Mattino», voce della mia città, anima della mia città: ho avvertito ogni giorno tutto il peso di una responsabilità così impegnativa eppure così stimolante. Una sfida unica, affascinante. Il bagaglio di storia che «Il Mattino» porta con sé quotidianamente si riflette nella complessità della narrazione di Napoli e del Sud, che è anche uno sguardo da Napoli e dal Sud aperto verso il mondo. «Il Mattino» non è mai stato e non è semplicemente un giornale: vive in fibrillazione continua nella trincea della realtà che rappresenta, provando ad avvicinarsi alla verità nella completezza dell’informazione, con spirito critico, senza pregiudizi. E senza mai rinunciare ad avere un’idea propria, uno sguardo originale, con radici ben salde in una tradizione ricca e composita. 

Nel 2002 trovai una Napoli profondamente cambiata rispetto a quella che avevo lasciato anni prima: dalle grandi speranze del Rinascimento e dai segnali di una rinascita del corpo della città alla vergogna dell’emergenza rifiuti e alla tremenda guerra tra clan malavitosi che aprì lo scenario di Gomorra. Di questi eventi, spesso traumatici e dolorosi, Il Mattino si è fatto interprete cercando di andare convintamente a fondo, attraverso l’occhio, la riflessione, la scrittura di una redazione coesa e battagliera, capace di non fermarsi alla superficie delle cose e di non arrendersi al luogo comune imperante su Napoli e i napoletani. 

Per questo «Il Mattino» è un’eccezione nel panorama informativo e culturale del nostro Paese: un avamposto, un riferimento, in piena empatia con la comunità di cui si fa interprete. Oggi come 125 anni fa. Un piccolo miracolo, nell’era del digitale e delle nuove tecnologie, della rete e dei social. Tanto che qui sembra valere ancora la constatazione di Hegel sulla carta stampata: perché «Il Mattino», a Napoli, è la vera «preghiera laica» del cittadino.
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