Intervista a Marialuisa Appetecchia:
«Un'ecografia contro il cancro alla tiroide»

Intervista a Marialuisa Appetecchia: «Un'ecografia contro il cancro alla tiroide»
Lunedì 13 Giugno 2022, 00:00
3 Minuti di Lettura

Quella della tiroide è la malattia endocrina più frequente, anche se il più delle volte si tratta di patologie benigne. Eccellenza a livello europeo è l'Endocrinologia oncologica dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena, che vede come responsabile Marialuisa Appetecchia, specializzata proprio nella diagnosi e nella terapia delle neoplasie endocrine e neuroendocrine.

«La tiroide - spiega - regola i processi metabolici e il consumo di energia del nostro corpo attraverso la produzione di ormoni. Gli esami di base per valutare il corretto funzionamento della tiroide sono il TSH, FT3 ed FT4, ma nella maggior parte dei casi di carcinoma tiroideo risultano normali».

Quali screening possono essere d'aiuto?
«Non esistono esami ematici di screening, perché non ci sono marcatori specifici nel sangue ad eccezione della calcitonina per il carcinoma midollare, per i pazienti a rischio meglio un'ecografia. Va anche detto che la maggior parte dei carcinomi tiroidei non è ereditario, tranne il carcinoma midollare della tiroide per il quale potrebbe essere necessaria un'indagine genetica specifica».

Ci sono campanelli d'allarme?
«Il carcinoma della tiroide è generalmente asintomatico, solo occasionalmente si presenta come un nodulo all'interno della tiroide nel corso di un'ecografia».

Cosa fare se si individua un nodulo tiroideo?
«Solo in alcuni casi è opportuni effettuare l'ago aspirato tiroideo, che è l'esame più appropriato per la diagnosi di un carcinoma. Si fa in ambulatorio, senza particolari controindicazioni o effetti collaterali».

Il prossimo 13 giugno si terrà a Roma un convegno sul carcinoma tiroideo che vedrà coinvolte diverse specialità mediche: lei è responsabile scientifico del meeting. Cosa c'è da sapere su questa neoplasia endocrina?
«Di certo che è il più frequente tra i tumori endocrini. Oggi i dati ci dicono che ci sono più casi che in passato, ma la verità è che siamo più bravi a fare diagnosi grazie all'aumento delle ecografie. A ogni modo, nella maggior parte dei casi, la sopravvivenza è superiore al 90% a 5 anni)».

Come si interviene?
«La prima arma è la chirurgia. Dopo l'esame istologico definitivo viene effettuata una stadiazione del tumore e si determina il rischio di recidiva. Solo in casi selezionati si fa anche uso di una terapia con iodio radioattivo. Se la malattia è avanzata o metastatica serve un approccio multidisciplinare e possono servire trattamenti come la radioterapia o con farmaci antitumorali».

Quali farmaci sono efficaci contro il carcinoma tiroideo metastatico?
«Abbiamo farmaci a bersaglio molecolare che inibiscono alcuni meccanismi cellulari, arrestano la progressione tumorale e inducono la morte programmata della cellula. Sono trattamenti somministrati per via orale, che il paziente può assumere autonomamente a domicilio. La prescrizione avviene in centri ad elevata expertise».

Oggi è possibile tracciare l'identikit di questi tumori, giusto?
«Si può fare una valutazione molecolare, ottenendo una carta di identità del tumore che permette di scegliere la terapia mirata. Quindi, una medicina personalizzata e di precisione che migliorerà il futuro e la prognosi dei pazienti, riducendo le tossicità e migliorando la qualità di vita». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA