Al cinema il film sulla faida di Secondigliano: «Ecco i milionari che dominavano la camorra anni Settanta»

Al cinema il film sulla faida di Secondigliano: «Ecco i milionari che dominavano la camorra anni Settanta»
di Oscar Cosulich
Martedì 9 Febbraio 2016, 09:55
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Tutto comincia col romanzo I milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano (Mondadori), scritto da Giacomo Gensini col pubblico ministero Luigi Cannavale, che alla fine degli anni '90 era titolare delle inchieste che smantellarono il clan di Secondigliano guidato da Paolo Di Lauro (Ciruzzo o milionario), egemone nel traffico di droghe e appalti per la ricostruzione del terremoto. Quel libro colpisce il produttore Galliano Iuso, che ne acquista i diritti e commissiona una riduzione cinematografica ad Alessandro Piva («La capagira»). Il regista si mette al lavoro sulla sceneggiatura insieme a Massimo Gaudioso e allo stesso Giacomo Gensini, ma nel frattempo la produzione incontra vari intoppi economici, a Iuso si devono affiancare prima Giuseppe Gargiulo e poi lo stesso regista, per girare il film e presentarlo, nell'ottobre 2014, al Festival del Cinema di Roma.

Da allora trascorrono altri diciotto mesi prima che «Milionari» arrivi finalmente nelle nostre sale giovedì 11, distribuito in 50 copie (di cui 30 in Campania) da Europictures in associazione con Seminal Film.Il film narra, nel corso di trent'anni, l'ascesa e la caduta di un clan criminale napoletano attraverso il racconto di Alendelòn (ora collaboratore di giustizia, interpretato da Francesco Scianna) e della sua famiglia. Oltre Alendelòn, tra gli altri, la moglie Rosaria, (Valentina Lodovini, insieme al protagonista unica non napoletana del cast) Gennaro (Carmine Recano) fratello di Marcello, Babba' (Francesco Di Leva), il boss Don Carmine (Gianfranco Gallo) e il terrificante O Piragna, interpretato da Salvatore Striano che (visto il paragone di Valentina Lodovini con «Quei bravi ragazzi» di Scorsese), si candida con la sua interpretazione come il Joe Pesci italiano.«Il fatto che la camorra sia stata raccontata tante volte al cinema e in tv non mi preoccupa spiega il regista Alessandro Piva non sono in tanti ad aver raccontato bene Napoli in questi anni. Se c'era un punto di riferimento imprescindibile, per me come per chiunque ci abbia provato, questo è stato Il camorrista di Tornatore».

«La mia ambizione è osservare questo fenomeno da un'angolazione poco frequentata in Italia, quella del gangster drama americano classico», continua il regista, «infatti, invece di privilegiare l'azione come accade nella serie tv Gomorra, ho dedicato più attenzione alle psicologie dei personaggi». Piva, rivelando che la sua famiglia è di origine salernitana, sentiva un obbligo morale nel mettere in scena questa storia, perché «raccontare l'ascesa criminale di un gruppo di ragazzi che crescono insieme e culmina con il pentimento di uno di loro dovrebbe far riflettere».«Lo scenario criminale dei soldi ad ogni costo ha affascinato il pubblico, è una cancrena che è stata tollerata troppo a lungo - conclude Piva ora bisogna risvegliare gli anticorpi dell'organismo sociale, per sperare di debellare un giorno la camorra». A rimarcare la volontà educativa dell'intera operazione, il regista dà appuntamento domani a Scampia, dove parteciperà a un convegno con il sindaco De Magistris, il ministro della Giustizia Orlando e il pm Luigi Cannavale, autore del libro da cui il film è tratto. L'incontro sarà seguito da tour nelle scuole per parlare di legalità e accompagnato dalla testimonianza di Salvatore Striano, l'attore ex detenuto che ha esordito al cinema con «Gomorra» di Garrone e che tiene a ricordare come «la differenza tra chi paga col carcere i suoi reati e un pentito è che uno è onesto e l'altro ha scelto una scorciatoia».

«Io i miei otto anni di carcere li ho scontati tutti, credo ci debba essere la certezza della pena. Non posso credere che Brusca, dopo che ha sciolto un bambino nell'acido, ora sia pentito», conclude Striano, «questo è un terreno pericoloso: il mio Piragna, a differenza di quello che si vede nel film, era diventato collaboratore di giustizia e continuava a fare omicidi a Secondigliano. Nn era meglio lasciarlo in carcere?».
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