Baldi, debutto alla regia con «Veleni»: «Le mie donne nel paese senza uomini»

Baldi, debutto alla regia con «Veleni»: «Le mie donne nel paese senza uomini»
di Diego Del Pozzo
Giovedì 19 Ottobre 2017, 13:01
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Serata di gala, alle 20.30 al cinema Filangieri, per l'uscita in sala di «Veleni», l'esordio alla regia di lungometraggio dell'attrice e sceneggiatrice Nadia Baldi, storica collaboratrice di Ruggero Cappuccio, che ha scritto il film con lei. I due autori saranno presenti per salutare il pubblico, insieme con buona parte del cast, composto da Giulio Forges Davanzati, Lello Arena, Tosca d'Aquino, Roberto Herlitzka, Vincenzo Amato, Gea Martire, Franca Abategiovanni, Annie Pempinello, Marina Sorrenti, Giuseppe Mannajuolo, Norman Mozzato e Rossella Pugliese. L'incontro sarà anche l'occasione per presentare il volume VeleniStoria di un film, edito da Paparo e dalla Fondazione Mannajuolo, con le foto di scena di Angelo Marra e il diario della lavorazione a cura di Mario Pellegrino, con le interviste raccolte sul set da Angela Mallardo e ulteriori testi di Valerio Caprara, Augusto Caminito e Dora Celeste Amato.

Interamente girato nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il film è ambientato nel 1951 in un indefinito paesino dell'Italia meridionale, abitato praticamente da sole donne, con appena tre eccezioni. La morte in circostanze misteriose del quarto uomo che viveva lì, il locale medico e psichiatra, riporta a casa dopo molti anni suo figlio, un professore di lettere in un collegio gesuita romano intenzionato a fare luce sulla fine del padre. L'uomo, però, ben presto si trova faccia a faccia con le ombre che incombono sul passato della sua famiglia e con la surreale quotidianità, in particolar modo, della mamma e della zia.

«Con Veleni», spiega la Baldi, «racconto una storia che ruota intorno al disvelamento di una serie di segreti e si concentra sugli insondabili misteri della mente umana. Dietro la patina ormai consunta di un perbenismo aristocratico, infatti, le due eccentriche sorelle Bianca e Dianora, interpretate dalla d'Aquino e la Martire, decidono di prendersi cura a modo loro di quello che è un mondo femminile ormai rimasto isolato, in un piccolo paese del Sud Italia, a causa delle guerre e dell'emigrazione».

Girato tra Omignano, San Mango, Sessa Cilento, Stella Cilento, Serramezzana e altri piccoli borghi, «Veleni» è scritto oltre che dalla Baldi anche dal regista, romanziere e drammaturgo Ruggero Cappuccio (direttore artistico del Napoli Teatro Festival), che ha origini cilentane: questo film, racconta Cappuccio, «parte da un dato sociale reale che, in quegli anni, caratterizzava tanti piccoli comuni meridionali, popolati quasi interamente da sole donne, perché gli uomini o erano morti in guerra o erano stati costretti a emigrare all'estero per lavoro. E, a causa di quest'assenza, si verificavano alterazioni sociali enormi. In Cilento, in particolare, esiste un'abbondante documentazione, fatta anche di taccuini di viaggiatori illustri o di studi antropologici, che dimostra come, all'epoca, anche lavori molto duri come, per esempio, il muratore fossero svolti dalle donne. Su questo dato reale, naturalmente, io e Nadia Baldi - conclude Cappuccio - abbiamo costruito un percorso narrativo tutto all'insegna dell'immaginazione».

Da questo punto di vista, il film propone la bizzarra interazione tra le figure femminili interpretate da Tosca D'Aquino e Gea Martire e il protagonista Antonio, che ha il volto di Giulio Forges Davanzati. «Le due sorelle aggiunge lo scrittore sono dotate di molta fantasia e possono attingere alla conoscenza del mondo degli allucinogeni maturata durante la loro gioventù in Argentina. Così, decidono di movimentare a modo loro gli stanchi rituali quotidiani del paesino, accogliendo al tempo stesso il figlio e nipote rientrato a casa in seguito alla morte del padre. Ma, anche se Veleni è un film che ha come spina dorsale l'indagine del professore sul misterioso passato della sua famiglia, la trama si sviluppa tra slittamenti tra generi e formati differenti, noir e ironia, ma anche allucinazioni e necessità quotidiane, droghe e questioni estremamente realistiche, in un indefinito paese meridionale che diventa un microcosmo per esplorare l'animo degli esseri umani».