C'è un solo film italiano al festival nella sezione Internazionale Opere Prime del 20esimo Poff Tallin Black Night Film Festival. È “Caina”, una favola nera, un film d’impatto con immagini forti e surreali.
Prendendo spunto dalla tragedia dell’immigrazione di massa che sta coinvolgendo l’intera Europa, “Caina” racconta la xenofobia e il razzismo attraverso lo sguardo, la mente di chi ne incarna i pregiudizi, i luoghi comuni, le parole, soprattutto le parole, che possono diventare un'arma tagliente e mortale.
Caina (Luisa Amatucci) in passato era una killer su commissione, uccideva con freddezza e agiva con disprezzo. Specializzata nell’ammazzare gli extracomunitari, perché il suo è un animo xenofobo, violento e con un odio viscerale per tutto ciò che non appartiene alla sua lingua, alla sua razza e soprattutto alla sua religione: incarna infatti i luoghi comuni e le paure di chi ha una rozza visone dell'Islam. Ora Caina passa le sue notti in spiaggia dove svolge un mestiere particolare, la “trovacadaveri” con il compito di raccogliere tutti i corpi annegati degli extracomunitari che dall’Africa cercano di arrivare in Europa e che il mare riversa sulla riva. Sente i morti parlare, avere paura, lamentarsi, ne ascolta le sofferenze, le angosce, le delusioni.
«Caina è una specie di sacerdotessa della morte che diffonde la sua omelia in mezzo a cadaveri, fantasmi che talvolta le rispondono, spiega Stefano Amatucci, regista di Caina, per preservare la sceneggiatura da ogni deriva populistica e per raccontare una modernità che si sta facendo oscena, abbiamo immerso la storia in un contesto surrealistico, allucinato e fantapolitico».
I cadaveri arenati vengono poi smaltiti sciogliendoli nel cemento in un centro di smaltimento statale.
Il tunisino Nahiri (Helmi Dridi), fa anche lui il “trovacadaveri”, ma è abusivo. Insieme a un gruppo di immigrati irregolari, per sopravvivere, va in giro rubando dalle rive i cadaveri degli annegati, vendendoli poi sottobanco al centro di smaltimento con la connivenza della sua dirigente, l’anziana signora Ziviello (Isa Danieli) che opera nel malaffare.
La signora Ziviello è un Eichmann al femminile, ma ancora più mediocre, un donna che rende, attraverso la burocrazia, ordinario anche l'orrore, l'incredibile, la disperazione di chi muore.
La merce è difficile da recuperare, cosi gli abusivi decidono di annegare a mare quelli che arrivano vivi. Nahiri non ci sta e abbandona il gruppo offrendosi di lavorare per Caina, sottomettendosi a malincuore a lei. Si scrutano diffidenti, si annusano come belve ma vivono entrambi con la costante paura di essere derubati dagli altri abusivi extracomunitari.
«La questione dell’emigrazione è diventata, in Occidente, una delle malattie del nostro tempo, una minaccia che provoca avversione, rabbia, timore; qualcosa da cui difendersi e non da curare secondo le idee illuministiche e progressiste a cui dovremmo essere stati educati, dice Stefano Amatucci, è un paradosso, ma l’odio pare essersi trasformato in una forma di superiorità culturale che cerchiamo di imporre a giustificazione di ogni atto, quasi fosse una delle punte più avanzate della nostra civiltà. L'attacco alle Torri Gemelle, il sedicente Stato Islamico e gli attacchi terroristici di Parigi hanno consegnato al mondo occidentale una lettura distorta dell'Islam, fomentando un vero e proprio tzunami di pregiudizi razzisti e xenofobi. L'insieme di tutto questo è esplosivo e pericoloso. Come è pericoloso e inaccettabile il business che si consuma dietro l' epocale tragedia che è l'immigrazione. Da quest’odio misto a paura è stata tratta Caina, una “favola nera”, una storia, visionaria e palpitante della ferocia femminile, territorio oscuro e affascinante».
Il personaggio di Caina è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Davide Morganti edito da Fandango Libri.
La favola nera di Caina unico film italiano
al Tallin Black Night Film Festival
Domenica 23 Ottobre 2016, 16:55
- Ultimo agg. 16:56
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