La favola nera di Caina unico film italiano
al Tallin Black Night Film Festival

La favola nera di Caina unico film italiano al Tallin Black Night Film Festival
Domenica 23 Ottobre 2016, 16:55 - Ultimo agg. 16:56
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C'è un solo film italiano al festival nella sezione Internazionale Opere Prime del 20esimo Poff Tallin Black Night Film Festival. È “Caina”, una favola nera, un film d’impatto con immagini forti e surreali. 

Prendendo spunto dalla tragedia dell’immigrazione di massa che sta coinvolgendo l’intera Europa, “Caina” racconta la xenofobia e il razzismo attraverso lo sguardo, la mente di chi ne incarna i pregiudizi, i luoghi comuni, le parole, soprattutto le parole, che possono diventare un'arma tagliente e mortale.

Caina (Luisa Amatucci) in passato era una killer su commissione, uccideva con freddezza e agiva con disprezzo. Specializzata nell’ammazzare gli extracomunitari, perché il suo è un animo xenofobo, violento e con un odio viscerale per tutto ciò che non appartiene alla sua lingua, alla sua razza e soprattutto alla sua religione: incarna infatti i luoghi comuni e le paure di chi ha una rozza visone dell'Islam. Ora Caina passa le sue notti in spiaggia dove svolge un mestiere particolare, la “trovacadaveri” con il compito di raccogliere tutti i corpi annegati degli extracomunitari che dall’Africa cercano di arrivare in Europa e che il mare riversa sulla riva. Sente i morti parlare, avere paura, lamentarsi, ne ascolta le sofferenze, le angosce, le delusioni.

«Caina è una specie di sacerdotessa della morte che diffonde la sua omelia in mezzo a cadaveri, fantasmi che talvolta le rispondono, spiega Stefano Amatucci, regista di Caina, per preservare la sceneggiatura da ogni deriva populistica e per raccontare una modernità che si sta facendo oscena, abbiamo immerso la storia in un contesto surrealistico, allucinato e fantapolitico».

I cadaveri arenati vengono poi smaltiti sciogliendoli nel cemento in un centro di smaltimento statale.

Il tunisino Nahiri (Helmi Dridi), fa anche lui il “trovacadaveri”, ma è abusivo. Insieme a un gruppo di immigrati irregolari, per sopravvivere, va in giro rubando dalle rive i cadaveri degli annegati, vendendoli poi sottobanco al centro di smaltimento con la connivenza della sua dirigente, l’anziana signora Ziviello (Isa Danieli) che opera nel malaffare.

La signora Ziviello è un Eichmann al femminile, ma ancora più mediocre, un donna che rende, attraverso la burocrazia, ordinario anche l'orrore, l'incredibile, la disperazione di chi muore.

La merce è difficile da recuperare, cosi gli abusivi decidono di annegare a mare quelli che arrivano vivi. Nahiri non ci sta e abbandona il gruppo offrendosi di lavorare per Caina, sottomettendosi a malincuore a lei. Si scrutano diffidenti, si annusano come belve ma vivono entrambi con la costante paura di essere derubati dagli altri abusivi extracomunitari.

«La questione dell’emigrazione è diventata, in Occidente, una delle malattie del nostro tempo, una minaccia che provoca avversione, rabbia, timore; qualcosa da cui difendersi e non da curare secondo le idee illuministiche e progressiste a cui dovremmo essere stati educati, dice Stefano Amatucci, è un paradosso, ma l’odio pare essersi trasformato in una forma di superiorità culturale che cerchiamo di imporre a giustificazione di ogni atto, quasi fosse una delle punte più avanzate della nostra civiltà. L'attacco alle Torri Gemelle, il sedicente Stato Islamico e gli attacchi terroristici di Parigi hanno consegnato al mondo occidentale una lettura distorta dell'Islam, fomentando un vero e proprio tzunami di pregiudizi razzisti e xenofobi. L'insieme di tutto questo è esplosivo e pericoloso. Come è pericoloso e inaccettabile il business che si consuma dietro l' epocale tragedia che è l'immigrazione. Da quest’odio misto a paura è stata tratta Caina, una “favola nera”, una storia, visionaria e palpitante della ferocia femminile, territorio oscuro e affascinante».

Il personaggio di Caina è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Davide Morganti edito da Fandango Libri.
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