Gaffe agli Oscar, annuncio sbagliato sul miglior film. Fuocoammare battuto da Simpson, all'Italia la statuetta per il make up di «Suicide Squad»

Gaffe agli Oscar, annuncio sbagliato sul miglior film. Fuocoammare battuto da Simpson, all'Italia la statuetta per il make up di «Suicide Squad»
di Titta Fiore
Domenica 26 Febbraio 2017, 23:55 - Ultimo agg. 27 Febbraio, 09:52
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Inviato a Los Angeles 

Non ce l'ha fatta «Fuocoammare», l'Oscar per il miglior documentario è andato al docufilm su O.J. Simpson «O. J. Made in America». Bello l'abbraccio di congratulazioni tra Gianfranco Rosi e il regista vincitore Ezra Edelman, peraltro il favorito della vigilia. Centrano l'obiettivo, invece, i due make up artist Bertolazzi e Gregorini per il trucco di «Suicide Squad»

Parte alla grande la serata con Justin Timberlake che canta
«Can't stop the feeling» e fa ballare il Dolby Theatre: tutti in piedi a ritmo di musica, come in un film d'altri tempi, come nel musical candidato a 14 statuette, «La La Land». Poi l'apertura effervescente con il monologo del conduttore Jimmy Kimmel, incentrato per la maggior parte su Donald Trump. Battute a raffica e un omaggio alla «sopravvalutata» Meryl Streep (così l'aveva definita il neopresidente dopo l'attacco dell'attrice dal palco dei Golden Globe), omaggiata dai colleghi con una calorosa standing ovation. 

Trump, convitato di pietra, è stato evocato più volte, silenziosamente, anche  sul red carpet, dagli artisti che hanno sfoggiato il fiocco azzurro delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. 

Poi non c'è stato  vincitore che non abbia fatto cenno alle polemiche sulla politica ultraconservatrice della nuova amministrazione. E se gli Oscar dell'anno scorso erano stati accusati di essere
«troppo bianchi»,«so white», questa volta gli attori afroamericani si sono rifatti con gli interessi: nelle categorie dei non protagonisti vincono il trionfatore annunciato di «Moonlight», Mahershala Ali, e Viola Davis di «Barriere», alla quale la commozione non impedisce di fare il discorso più lungo della serata.
 

 

L'unico successo per l'Italia arriva quasi subito: vincono per il make up di «Suicide Squad» Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini. La dedica dei due maestri del trucco di scena è per il Belpaese che per decenni è stato patria di migranti.

I migliori costumi sono di Colleen Atwood per «Animali fantastici e dove trovarli»: onore al merito e alla fantasia. 

Per annunciare uno degli Oscar più attesi, quello al miglior film straniero, salgono sul palco Charlize Theron e una primadonna di assoluta grandezza, Shirley McLaine, salutata da tutto il pubblico in piedi. Vince «Il cliente» dell'iraniano Farhadi e c'era da aspettarselo, non solo per il valore dell'opera, meravigliosa, ma per la portata «politica» che l'Academy ha voluto assegnare al premio. Farhadi, già vincitore di una statuetta per «Una separazione», in sala non c'è: cittadino di un Paese non grato, ha preferito disertare la cerimonia. Ma manda un messaggio vibrante, letto dall'attrice del film: «L'assenza è una forma di rispetto per il mio Paese messo al bando e una forma di protesta contro una legge disumana».

Nell'animazione vincono il corto «Piper»  e il film «Zootropolis», che ha la meglio sul lanciatissimo «La mia vita da zucchina». L'Oscar per la scenografia va a Sandy Reynolds e David Wasco per «La La Land». 

Arrivati a più di metà serata «La battaglia di Hacksaw Ridge» del «revenant» Mel Gibson si aggiudica due dei sei Oscar cui è candidato: sonoro e montaggio. «Il libro della giungla»  porta a casa la statuetta per gli effetti speciali, il cortometraggio sui Caschi Bianchi, al cui direttore della fotografia, siriano, era stato negato l'espatrio, vince nella propria sezione, com'era prevedibile. Nel corto di fiction si afferma «Sing». 

L'Oscar per la migliore fotografia a Linus Sandgren indica che i giochi per «La La Land» cominciano a farsi seri.  Poi è la volta di Justin Hurwitz per la colonna sonora originale e, subito dopo, della statuetta per la migliore canzone al trio Hurwitz-Pasek-Paul. 

Kenneth Lonergan vince per la sceneggiatura di  «Manchester by the Sea», interrompendo la serie favorevole del musical. E «Moonlight» si aggiudica il premio per il migliore adattamento con Barry Jenkins e Tarell McCraney.

«La La Land» torna sugli altari con l'Oscar alla regia, assegnato tra gli applausi all'ex enfant prodige Damien Chazelle.

Ma deve cedere il passo, d nuovo, a «Manchester by the Sea» quando si tratta di scegliere il miglior attore: Casey Affleck batte Ryan Gosling, proprio come aveva fatto due sere fa agli Spirts Awards, i riconoscimenti per il cinema indipendente. Non manca il risultato, invece, l'altra metà della coppia danzerina, Emma Stone, migliore attrice del 2017 davanti al mostro sacro Meryl Streep, qui alla sua ventesima candidatura. 
 

Si chiude con un clamoroso errore: Warren Beatty e Faye Dunaway proclamano miglior film dell'anno «La La Land», ma quando già tutto il cast è sul palco per l'investitura si accorgono di aver letto il cartoncino sbagliato: l'Oscar va a «Moonlinght», con tante scuse a produttori e protagonisti. Non era mai successo, e l'imbarazzo è palpabile. Jimmy Kimmel prova a sdrammatizzare e saluta a modo suo: «Arrivederci, vi prometto che non ci rivedremo».

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