Sesso, incassi e sadomaso: la saga continua

Sesso, incassi e sadomaso: la saga continua
di Valerio Caprara
Sabato 18 Febbraio 2017, 19:42
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La marcia trionfale continua. Dopo i 571 milioni di dollari incassati da «Cinquanta sfumature di grigio», la trilogia sadomaso tratta dai bestseller di Erika Leonard James lancia il secondo capitolo alla riconquista del box office con aspettative parimenti ingorde. È inutile, ovviamente, combattere come Don Chisciotte contro film che espongono materiali interessanti per la sociologia e il costume più che per l'analisi stilistica; tanto è vero che, in quest'ottica, conta assai poco che le polemiche connesse all'edulcorata trasposizione operata in prima battuta abbiano indotto la produzione a licenziare Sam Taylor-Johnson e a insediare dietro la macchina da presa il meno sprovveduto James Foley di «Americani» e «House of Cards» con la consegna di intensificare le scene di sesso. Non era facile, in ogni caso, indurre a rimpiangere anche un solo aspetto del prototipo, ma «Cinquanta sfumature di nero» riesce nell'impresa grazie al pessimo lavoro dello sceneggiatore Niall Leonard, che pure è il marito della James e dovrebbe conoscere le armi segrete della saga. Il match fisico e mentale tra Christian e Anastasia cerca alla bell'e meglio di trovare una logica narrativa agli esordi del plot, ma ben presto si disfa in una sequela di eventi senza capo né coda che cercano invano il collante di un puzzle raffazzonato e inerte.

Tutto è forzato, tutto è grottesco, tutto è psicologicamente «mimato» al momento di riprendere il racconto con la povera ragazza disperata per la perdita del sadico amante e l'incompatibilità di gusti sessuali non suggerisce una ragionevole rinegoziazione per la reciproca soddisfazione, bensì l'improvvida missione di degradare la relazione tra maestro e allieva dalla linea di «Histoire d'O» a quella «sana» di una coppia di borghesucci qualsiasi tentati da qualche solletico da hot club. Non a caso, la vera tara del fenomeno «Sfumature» sta nella sua disonestà d'approccio: mille volte meglio il porno che pretende dal voyeurismo un impatto diretto senza sentire il bisogno di nascondersi dietro tali e tanti ammiccamenti pruriginosi e moralistici, se non addirittura un po' bigotti.