Lina Sastri: «La storia di Ninetta una napoletana diversa»

L'omaggio dell'attrice napoletana alla madre

Lina Sastri con alcune attrici della pellicola
Lina Sastri con alcune attrici della pellicola
di Luciano Giannini
Domenica 17 Marzo 2024, 09:15 - Ultimo agg. 18 Marzo, 07:34
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Questo film è semplice e nobile, leggero, delicato e struggente; un sussurro e un singhiozzo sommesso; un flusso di memoria, in cui il presente si incrocia col passato e lo svela ammantandolo di pudore. Scopre cicatrici profonde e le condivide come un atto d'amore. Girato in estate, la sua luce intiepidisce il dolore che comunica. Lina, quanti anni ha impiegato nell'impresa? «Sette. Al principio c'era soltanto uno scritto; appunti, pensieri, ricordi, frutto di una urgenza dell'anima, messi su carta in pochi giorni, nell'anno successivo a quello in cui mia madre Ninetta morì. Il titolo emerse per incanto assieme alle parole conclusive. Lo scritto divenne libro; poi spettacolo teatrale; quindi sceneggiatura» (definita, poi, con Matteo Martone). «Ora, finalmente, è un film. Stento a crederci. Si realizza un sogno».

«La casa di Ninetta» è la prima regia e la prima sceneggiatura dell'attrice, che lo presenterà domani al «Bif&st» di Bari. L'uscita nelle sale è prevista per maggio. Nel cast, oltre alla Sastri (nel ruolo della figlia Lucia), recitano Angela Pagano (Ninetta da anziana); Maria Pia Calzone (Ninetta più giovane); Massimo De Matteo (il suo grande amore... e dolore); Antonella Morea, Antonella Stefanucci e Franca Abategiovanni (nei siparietti delle tre badanti); e, in parti minori Tommaso Bianco, Angela De Matteo e il compianto Gigio Morra, scomparso appena una settimana fa. La Sastri è produttrice con Rai Cinema e Run Film, con il contributo del ministero della Cultura e il sostegno della Film Commissione Regione Campania. Le musiche originali sono di Adriano Pennino tra «Mare verde», «Torna a Surriento», «Tutta pe' mme» e il brano cantato dalla Sastri sui titoli di coda. Il testo è suo, la partitura di Pennino.
Ninetta vittima dell'Alzheimer: dal carisma del volto stralunato di Angela Pagano emerge il cammino a ritroso della memoria di una figlia, Lucia, che fa l'attrice, vive a Roma e, quando può, torna nella sua Napoli per stare con lei.

Da una sua visita in via degli Zingari, all'Arenaccia (dove la Sastri è nata) comincia l'azione: «Ninetta bella e dolce, fresca come una rosellina di maggio»... la voce fuori campo di Lina, in veste di narratrice, ci accompagna tra passato e presente... al rapporto col grande amore Alfonso, uomo di vita oscura, sospesa tra Napoli e il Brasile; alle sue sfuriate contro Ninetta dinanzi ai figli («senza cuore», lo definirà Lucia); al rapporto con l'invisibile, la bella mbriana e il munaciello... perché una Napoli non oleografica è protagonista della storia al pari di Ninetta; al cameo delicato di Margherita la puttana; e a quello del fratello di Lina (morto tre anni fa); fino all'epilogo, perché Alfonso non tornerà più e Ninetta intristirà nella solitudine: «Ti sei ammalata per non soffrire. Ti ha ucciso l'indifferenza. Questa è la vecchiaia, la morte insopportabile del cuore... quando nessuno ha più bisogno di te... ma io non l'ho capito in tempo».

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Lina: «Un plauso a Maria Pia Calzone, che ha reso al meglio la mia Ninetta, napoletana diversa, dolce, leggera e di mente aperta; e a Massimo De Matteo, seduttore dal volto antico, personaggio negativo, ma non tanto da farsi odiare». Questo film è un atto d'amore e di coraggio, perché lei racconta una ferita profonda: «In parte. Lucia l'ho resa sciatta e nervosa, inquieta, quasi antipatica, perché affronta un disagio personale; ha un difficile rapporto con i maschi e l'amore. Per grazia di Dio, io sono anche altro da lei». Fa i conti col passato? «No, quelli non si fanno mai. Col tempo, però, si impara... non a perdonare, ma a distaccarsi. Le ferite restano; come i doni. Il mio è stato quello di avere Ninetta come mamma».

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