Molestie, Carlo Verdone: «I processi si fanno in tribunale, ma io i provini non li faccio a casa»

Molestie, Carlo Verdone: «I processi si fanno in tribunale, ma io i provini non li faccio a casa»
Mercoledì 22 Novembre 2017, 15:01 - Ultimo agg. 23 Novembre, 11:21
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«Sono d'accordo con quanto ha detto Santamaria, i processi si devono fare in tribunale e i provini si devono fare negli uffici. Io quando li faccio ho sempre accanto a me un aiuto regista, e non li faccio a casa. Lì posso invitare un'attrice che conosco da tempo e che considero un'amica. Ma un regista serio, e questo lo dico anche per chi vuole fare l'attrice, fa i provini in ufficio con il casting, i suoi aiuti e assistenti». Lo ha detto Carlo Verdone, oggi all'Università di Tor Vergata, rispondendo ai giornalisti dopo aver ricevuto alla facoltà di Lettere e Filosofia la laurea honoris causa in beni culturali e territorio.

«Ora - aggiunge - si sta buttando tutto un pò in caciara. Non si può denunciare dopo 30, 35 anni, c'è qualcosa che non va, perché poi alzando questo polverone il mondo del cinema sembra un mondo di sospettati. C'è anche tanta brava gente, di questo non ne parla nessuno. Poi c'è una parte, secondo me piccola, che agisce male». Per il regista «un conto è provarci, un conto è violentare. Provarci fa parte dell'uomo da quando è nato, la violenza è ben altra cosa, e può manifestarsi anche come plagio, che può essere anche solo con lo sguardo, su una persona fragile e debole». Per questo «le agenzie devono essere più attente e vigili, devono avvertire i loro attori, li devono proteggere, devono dare i consigli giusti. Non li devono mandare in case o strani studi, si mandando in un ufficio di produzione. Le agenzie serie fanno così».

Su Brizzi, sottolinea «non mi posso esporre, so quello che sapete voi dai giornali, non siamo molto amici, ci salutiamo, non lo conosco come persona. Mi auguro che sia ridimensionato tutto quello che si dice»

Verdone ha poi parlato di Roma: «E' una città che ha un urgente bisogno di ripartire. È il biglietto di presentazione dell'Italia e in questo momento deve prendere esempio da Milano, che grazie a un evento e per il grande senso civico dei cittadini è riuscita a trasformarsi in una città meravigliosa e all'avanguardia». Sullo stato della Capitale «non voglio più fare polemiche con nessuno, dobbiamo trovare una sinergia tra chi la governa e i cittadini, perché le colpe sono di entrambi». Il lavoro da fare «non è facile perché ci sono delle metastasi ataviche. Però dobbiamo mettercela tutta evitando inutili liti condominiali. Cittadini e istituzioni devono lavorare insieme cercando di capire che non c'è più tempo da perdere».

L'altro giorno «s'è dimesso un altro amministratore dell'Ama, quello è un altro colpo, non possiamo sopportare persone che entrano nei posti e dopo un mese se ne vanno. Roma è una città che ha urgente bisogno di manutenzione». Anche i cittadini «hanno le loro responsabilità, devono ancora imparare a fare la differenziata, una cosa gravissima. Nei Paesi del nord l'hanno imparato in una settimana, qua da noi se prende e se butta». È anche vero «che abbiamo bisogno di buoni esempi da parte dell'amministrazione vedendo che vengono fatte delle cose positive, la gente si adeguerebbe, magari ci penserebbe due volte prima di parcheggiare in terza fila». A proposito di ritardi, cosa pensa di quelli sul nuovo stadio? «Giusto che Pallotta debba fare business, è un imprenditore - dice - ma com'è possibile che escano vincoli in quell'area all'ultimo minuto? Il problema è un altro, ci saranno mezzi pubblici per portare la gente a Tor Di Valle? Non capisco perché tutto è così lento e burocratico. Questo è un Paese che morirà di burocrazia se non rendiamo le cose più semplici».

Verdone però non dimentica le bellezze di Roma: «Ci sono musei e palazzi aperti al pubblico che le persone non conoscono.

Io con il mio ultimo film (Benedetta follia, in uscita a gennaio) ne mostrerò alcuni, come Palazzo Altemps. I ragazzi devono conoscere meglio il nostro patrimonio, i nostri valori sono nell'arte». Quando gli chiedono di commentare lo stato di Roma con la voce di uno dei suoi personaggi, Verdone sorride e con la voce di 'Enzò, risponde: «'A dovemo recostruì coll'amore, mannaggia quanto me scoccia vedella acosì».

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