Musical, ironia, impegno: Napoli invade il festival di Venezia

Musical, ironia, impegno: Napoli invade il festival di Venezia
di Titta Fiore
Mercoledì 26 Luglio 2017, 09:21
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S'intitolava «Napoli a Venezia» il fantasmagorico Carnevale del teatro organizzato da Maurizio Scaparro nel 1982 tra calli e campielli. E un meraviglioso fuoco d'artificio di idee, di novità, di talenti, di messinscene partenopee invase la Laguna. Ecco, qualcosa di simile potrebbe accadere alla prossima Mostra del cinema (al via al Lido il 30 agosto, domani la conferenza stampa ufficiale) per il gran numero e per la qualità annunciata dei titoli disseminati in ogni angolo del cartellone. Una gioiosa macchina da guerra cinematografica che testimonia l'effervescenza delle produzioni nate, pensate, prodotte, realizzate sotto e intorno al Vesuvio in questo periodo di ripartenza creativa. 

In concorso, tanto per cominciare, s'annuncia «Ammore e malavita» di Antonio e Marco Manetti: non un seguito del delizioso «Song e Napule», ma un musical-crime-noir (la definizione è degli stessi autori) con tante canzoni, colori, eccessi e ironia. Nel cast Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Carlo Buccirosso e Claudia Gerini nei panni di due improbabili coppie i cui destini si intrecciano in maniera rocambolesca: sogni, minacce, amori e pallottole segneranno la vita di Fatima l'infermiera e di Ciro O' Ninja, braccio destro del boss di camorra O' Re d'o Pesce (per via del controllo capillare del mercato ittico di Pozzuoli) e della sua astuta moglie appassionata di killer e di storia del cinema. Tra «Hair» e «West Side Story», la commedia dei Manetti Bros promette faville.

Nella selezione ufficiale, ma fuori concorso, dovrebbe trovare posto «Il signor Rotpeter», il film di Antonietta De Lillo con Marina Confalone nel ruolo dell'uomo-scimmia di uno dei racconti più acuti di Kafka, «La relazione accademica»: pubblicata agli inizi del secolo scorso, la storia è un feroce, malinconico atto d'accusa contro i guasti dell'omologazione. Negli anni è stato cavallo di battaglia di mattatori come Gassman ed Herlitzka, per il valore profetico sembra scritta oggi. La sezione parallela di «Orizzonti» schiera, invece, l'atteso cartoon sulla «Gatta Cenerentola» realizzato dall'Oscar europeo Alessandro Rak e dalla sua squadra di giovani talenti formati nella factory Mad di Luciano Stella. 
 

Alle Giornate degli Autori, la sezione parallela guidata da Giorgio Gosetti, c'è «L'equilibrio» di Vincenzo Marra: il film che segna il ritorno del regista di «Vento di terra» e «La prima luce» ai territori familiari del Napoletano racconta i conflitti interiori di un prete di frontiera trasferito da una piccola diocesi romana nella Terra dei fuochi. A dare volto e voce a padre Giuseppe c'è il vulcanico Mimmo Borrelli, attore di teatro e drammaturgo qui all'esordio cinematografico; accanto a lui, nei panni di altro problematico sacerdote, ecco Roberto Del Gaudio. Nello stesso cartellone, vanta una certa percentuale di napoletanità anche «Il contagio», racconto di borgata scritto con i registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini dall'attore Nuccio Siano e interpretato, tra gli altri, da Vincenzo Salemme.

Quanto alla Settimana della Critica ha appena annunciato, tra i nove titoli pronti per il Lido, due film in tutto e per tutto «made in Naples»: il primo, «Il Cratere», è l'unico italiano in corsa, protagonisti Rosario e Sharon Caroccia, padre e figlia sullo schermo come nella vita. Lui è un gitano che tira a campare nelle feste di piazza, lei una piccola cantante neomelodica che batte le piazze dell'hinterland. Il suo successo sarà vissuto dall'uomo come una sorta di riscatto sociale e in questo, spiegano i registi Silvia Luzi e Luca Bellino, la storia va intesa come un atto politico. Chiude la sezione come evento speciale «Veleno» di Diego Olivares, prodotto da Figli del Bronx, Minerva e Tunnel, interpretato da Massimiliano Gallo, Salvatore Esposito e Luisa Ranieri: nella martoriata Terra dei fuochi, una famiglia di agricoltori vive sulla propria pelle il dramma di un territorio contaminato dai rifiuti tossici interrati da criminali senza scrupoli. La malattia del capofamiglia è metafora della disgregzione di una comunità, la paura della morte s'intreccia con quella del potere mafioso. Promette di far discutere.

Infine, per «Il cinema nel giardino», tra le proiezioni e gli incontri all'ombra del Casinò dovrebbe esserci posto anche per «Nato a Casal di Principe» di Bruno Oliviero, tratto dal libro omonimo di Amedeo Letizia e Paola Zanuttini: la storia di due fratelli che vivono in terra di camorra affrontando una realtà più grande di loro, un racconto sospeso tra bene e male, tra la sparizione misteriosa di un ragazzo e una presa di coscienza impregnata di dolore e di rabbia. Attraverso Gomorra, oltre Gomorra.
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