Porno e libertà: il cinema hard da riabilitare e conservare come reliquia -Foto

Porno e libertà: il cinema hard da riabilitare e conservare come reliquia
di Debora Attanasio
Domenica 19 Giugno 2016, 22:41 - Ultimo agg. 20 Giugno, 02:38
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Il porno da riabilitare e conservare come reliquia di una rivoluzione tradita: se vi sembra un'impresa moralmente impossibile cambierete idea dopo aver visto Porn to be free - Porno e libertà, il film documentario, in uscita nelle sale il 24 giugno, che invece di scandalizzare (gli spezzoni ingialliti di film porno degli anni '60 e '70 sono molti e necessari alla narrazione) riesce a far riflettere e anche un po' a commuovere.
 
 

«L'idea mi è venuta quando ho conosciuto Riccardo Schicchi alla prima del mio film Cover Boy, nel 2006», racconta Carmine Amoroso, regista di Porno e libertà. «Rimasi affascinato dalla sua figura, era completamente diverso da come lo immaginavo. Colto, sensibile, di intelligenza smisurata, un visionario che - lo capiamo solo ora - è riuscito a piegare i media in modo inedito forgiando l'immaginario erotico di chi è nato negli anni '60. Persino Jeff Koons lo ha praticamente copiato».

Schicchi è il primo volto che compare nel film, irriconoscibile con la lunga barba che si era lasciato crescere negli ultimi mesi di vita, quasi un camuffamento perché, come racconta l'ex moglie Eva Henger, era terrorizzato dall'idea di essere arrestato ancora come negli anni '90. Riccardo Schicchi è il personaggio più presente nel film e fa quasi da filo conduttore fra le testimonianze di altri volti storici della tragressione d'epoca, da Lasse Braun a Lidia Ravera, da Giuliana Gamba a Helena Velena, fino a Marco Pannella e all'immancabile Ilona Staller. In questo film Giuliana Gamba confessa per la prima volta di essere stata una regista di film porno, dimostrando che non c'è più niente da nascondere.

«Non sono un esperto di pornografia», spiega Amoroso, «ma penso che di quel porno dovremmo ricordare gli aspetti buoni, legati anche alla libertà sessuale delle donne.
Non come quello recente, decontestualizzato, mononucleare e diviso in categorie per adattarsi a internet». Un'altro intento del regista è quello di riabilitare un'intera generazione che un po' per il sesso libero, un po' per le lotte armate, viene rammentata oggi con superiorità. «Noi credevamo davvero che il mondo potesse cambiare, ma si è rivelata un'utopia, è vero. Le cause del fallimento? Ci vorrebbe un'analisi storica accurata per capirlo. Nel film ho messo tutto, la pace nel mondo, gli hippy, gli indiani metropolitani, Frigidaire, ragazze e ragazzi che ballavano nudi a Parco Lambro e al Festival dei Poeti di Casteporziano. Tutto finito. E anche la pornografia pulita di Schicchi, di un candore disarmante. Qualcuno doveva rendergli merito con questo film, spero di esserci riuscito io».
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