Salemme e Buccirosso in "Caccia al tesoro": «Noi come Totò e Peppino»

Salemme e Buccirosso in "Caccia al tesoro": «Noi come Totò e Peppino»
di Paolo Travisi
Martedì 21 Novembre 2017, 18:45 - Ultimo agg. 26 Novembre, 17:13
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Di questi tempi per trovare i soldi per una delicata operazione o per passare gli alimenti all’ex-moglie, bisogna chiedere il miracolo. Se siete di Napoli, come Vincenzo Salemme e Carlo Buccirosso, l’intercessione divina si chiede a San Gennaro. E’ questo lo spunto iniziale da cui partono i fratelli Vanzina che rendono omaggio alla comicità napoletana, nella nuova commedia - diretta da Carlo Vanzina - “Caccia al tesoro”.

Il tesoro in questione è la preziosa mitra del Santo, custodita nella cripta della Basilica, un oggetto talmente sacro che nessun napoletano penserebbe mai di rubarla. Ma non è l’occasione a rendere l’uomo ladro, bensì la necessità, in un’Italia che non sembra mai uscire dalla crisi economica, sembrano voler raccontare i Vanzina.


In realtà il film è anche e soprattutto un sentito omaggio al cinema popolare degli anni Cinquanta e Sessanta, quello di cui Steno, (il padre di Carlo ed Enrico Vanzina) era un maestro. Basti pensare ai celeberrimi film con Totò e Peppino da lui diretti. Ma in quello stesso periodo, il nostro cinema che godeva di ottimi incassi, cavalcava il successo della commedia all’italiana. Uno dei più grandi era Dino Risi, che nel 1966 dirigeva Nino Manfredi e Totò in “Operazione San Gennaro”, film a cui si è ispirato “Caccia al tesoro”, per stessa ammissione dei Vanzina.

Ma non è un remake precisano. Qui non c’è una banda di professionisti, bensì un attore spiantato, Vincenzo Salemme, che vuole recitare Molière in napoletano, ma ormai pieno di debiti si trova davanti l’ennesima triste notizia. Trovare 160 mila euro per far operare negli Stati Uniti il nipotino, figlio della cognata vedova, interpretata da Serena Rossi, attrice sempre più brava e richiesta dopo il successo riscosso dai film dei Manetti Bros. Insieme pregano sotto la statua del Santo affinché faccia il miracolo. In chiesa, di fianco ai due, Carlo Buccirosso, conto corrente in rosso anche lui, senza un euro per mantenere il figlio. San Gennaro però acconsente al furto della mitra colma di preziosi. Così almeno credono di sentire i tre disperati che mettono in atto una serie di piani geniali, quindi di gag, per compiere il furto a fin di bene.

Da Napoli a Cannes, passando per Torino, andranno a caccia del tesoro per l’appunto, con la complicità di due ladri professionisti: Max Tortora, improbabile ladro romano in trasferta, con il costume stile Diabolik e la consueta battuta fulminante, accompagnato dalla maga del travestimento, al secolo Christiane Filangeri. In “Caccia al tesoro”, ritorna dunque la fortunata ed affiatata coppia di attori napoletani, Salemme e Buccirosso, che iniziarono giovanissimi la loro carriera teatrale, prima del successo al cinema.

Vanzina sceglie per la prima volta i due come protagonisti, definendoli i Totò e Peppino dei nostri giorni, per il talento naturale ed i tempi comici perfetti.
Tra omaggi e citazioni di altri film (da scovare quella su Febbre da Cavallo, cult diretto da Steno), la pellicola scorre veloce, sulle note di una “favola realistica” - i Vanzina la definiscono in questi termini - in cui il lieto fine non è così scontato come potrebbe sembrare. Con la benedizione di San Gennaro e Pino Daniele sui titoli di coda.

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