Salemme e il nuovo film sull'oroscopo: «Non credo allo zodiaco, è un alibi come il teatro» | Video

Salemme e il nuovo film sull'oroscopo: «Non credo allo zodiaco, è un alibi come il teatro» | Video
di Luciano Giannini
Domenica 14 Dicembre 2014, 10:54 - Ultimo agg. 15:05
2 Minuti di Lettura




Vincenzo Salemme ha un diavolo per capello: «Martedì debutterò all'Olimpico di Roma nella mia commedia “Sogni e bisogni”. Interpreto un trentenne, ma io ho 57 anni. Insomma, ho chiesto al barbiere di togliermi un po' di bianco dal pelo brizzolato... ma un poco! Quello me li ha fatti blu! “Che avite cumbinato?”.



Il giorno dopo ho cercato un rimedio: borotalco, ossigeno. Guardate: so' usciti una schifezza. Nun riesco a me guardà dint' 'o specchio. Ma almeno mò so' neri». Nella saletta di un albergo del lungomare Salemme fa spettacolo presentando il «cinepanettone» di cui è uno degli interpreti principali: «Ma tu di che segno 6?», firmato da Neri Parenti e coprodotto dalla Cucinotta, cinque episodi che giocano su un tormentone della nostra vita quotidiana: l'oroscopo, quarta parola nei motori di ricerca, dopo Papa Bergoglio, meteo e Youtube. Nel cast anche Proietti, Boldi, Ricky Memphis, Angelo Pintus, Mariana Rodriguez, tutti impegnati - comicamente - a indagare sugli effetti delle profezie astrali. Nel pomeriggio e a sera, poi, l'attore-regista-commediografo di Bacoli ha incontrato il pubblico al Modernissimo, al Metropolitan, al Med e all'Happy di Afragola.



Salemme, lei è un Leone, però interpreta un Toro, un maggiore dei carabinieri tanto geloso della figlia diciassettenne da intercettare i suoi spasimanti, parlar male di lei e costringerli a scappare. Ma lei allo zodiaco crede oppure no? «Sono sciocchezze. La verità è che l'oroscopo, Dio, Buddha sono tutti alibi per avere la sensazione di non morire; come l'arte del teatro, che esorcizza la morte rappresentandola su un palcoscenico. Invece di chiedere qualcosa ai segni, preferisco interrogarmi sull'umanità, perché vedo che commettiamo sempre gli stessi errori».



Salemme diventa ancora più filosofo quando parla del Natale: «Da giovane mi commuoveva, perché io sono andato via da casa molto presto e mi facevo prendere dalla nostalgia.
Ma oggi, come succede con il calcio, tendiamo ad allargarlo sempre di più. Prima arrivava il 24 dicembre; oggi pare che cominci a ottobre e finisca a marzo».




CONTINUA A LEGGERE SUL MATTINO DIGITAL
© RIPRODUZIONE RISERVATA