Sorrentino: «Il film russo è potente
la scena finale mi ha commosso»

Sorrentino: «Il film russo è potente la scena finale mi ha commosso»
di Titta Fiore
Lunedì 29 Maggio 2017, 08:53 - Ultimo agg. 09:05
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Inviato a Cannes

L'ex aequo alla sceneggiatura, il premio speciale alla Kidman, la Palma a una storia grottesca e bizzarra su una comunità artistica sull'orlo di una crisi di nervi: il verdetto di questa settantesima edizione porta forte e chiara la firma del presidente Pedro Almodovar. Che sarà pure sordo a un orecchio, come ha precisato sul palco del Palais leggendo la lista dei «laureati», ma in compenso ci vede benissmo e su ogni film preso in esame ha fatto pesare la propria autorità. Le scelte finali, abbastanza eterogenee, danno l'idea di essere state fatte al termine di lunghe discussioni alla ricerca di una impossibile unanimità: troppo diversi i gusti degli artisti chiamati a far parte della giuria, troppo divergenti le sensibilità autorali. Lo dice scherzando ma non troppo Will Smith, il mattacchione della compagnia: «È stato necessario passare da una discussione all'altra per trovare un possibile equilibrio. La prossima volta parleremo dei diritti delle minoranze e del colore della pelle, ma per questa volta va bene così».

A Paolo Sorrentino è piaciuto «Loveless» del regista russo Andrey Zvyagintsev: «L'ho trovato davvero molto potente» dice il giurato italiano, «la scena finale di quel film mi ha commosso». Almodovar sottolinea l'impegno democratico di tutti, il resto del consesso annuisce, travolto dalla foga oratoria del presidente. Che spiega: «Avevamo criteri di valutazione molto diversi e ciascuno era pronto a battersi per il proprio campione. Abbiamo discusso con passione ed emozione, ma senza eccedere. Non abbiamo urlato o litigato ed io ho già voglia di vedere e rivedere molti dei film in gara». C'erano in concorso potenziali maestri da scoprire, com'è nella tradizione di Cannes? «Per assestare i valori occorre il tempo necessario, per me la Palma d'oro ha un grande risalto perché tocca temi importanti con ricchezza di toni. Il senso di contemporaneità che riesce a trasmette e l'originalità di un regista che usa il grottesco per parlare di cose serie meritavano il nostro interesse». La commozione con cui parla di «120 battements par minute» indica però qual era il suo film del cuore: «La storia parla di autentici eroi di una generazione, uomini e donne che hanno rischiato in prima persona per il diritto alla salute di tutti».