The Jackal, le star del web alla conquista del cinema

The Jackal, le star del web alla conquista del cinema
di Diego Del Pozzo
Sabato 7 Ottobre 2017, 09:21 - Ultimo agg. 11:08
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Direttamente dal web e forti dei circa 50 milioni di visualizzazioni dei loro video sul canale ufficiale YouTube e, tra l’altro, di una pagina Facebook con numeri da record, arrivano anche al cinema i The Jackal, il collettivo napoletano diventato fenomeno mediatico grazie al successo di tormentoni social come «Gay ingenui», «Lost in Google» o «Gli effetti di Gomorra sulla gente». In attesa del debutto nei cinema italiani a partire dal 9 novembre, infatti, il loro atteso lungometraggio d’esordio, «Addio fottuti musi verdi», sarà l’evento speciale della sezione «Alice nella città» della Festa del cinema di Roma.


Prodotto da Cattleya e dagli stessi The Jackal assieme a Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, «Addio fottuti musi verdi» è una bizzarra commedia di fantascienza, che si muove tra caustica ironia e tocchi surreali, in una cornice visiva fatta di astronavi aliene ed effetti speciali sorprendenti, per raccontare in modo irriverente le difficoltà di tanti giovani che s’affacciano al mondo del lavoro e provano a realizzare i propri sogni e a far valere il loro talento.

Che vi sia bisogno, si chiedono i The Jackal col loro film, di andare nello spazio e rivolgersi agli alieni per realizzarsi lavorativamente nell’Italia del Terzo millennio? Lo fa il protagonista Ciro, un grafico pubblicitario ad alta qualifica, specializzato in porte in faccia e delusioni. Dopo l’ennesimo rifiuto, il ragazzo decide di mandare il suo curriculum direttamente nello spazio, da dove, a sorpresa, giunge un’inattesa risposta.

Il gruppo creativo dietro ad «Addio fottuti musi verdi» è quello di sempre, a partire dal regista del film, Francesco Capaldo, che lo firma col consueto nome d’arte di Francesco Ebbasta. Con lui, gli altri soci fondatori di The Jackal sono Ruzzo Simone (attore e ceo della società, vero nome Simone Russo) e Alfredo Felco (responsabile della post-produzione, vero nome Alfredo Felaco), amici fin dai tempi delle scuole medie.

Al terzetto s’è aggiunto quasi subito un altro amico d’infanzia, l’attore Ciro Priello (vero nome Ciro Capriello, il protagonista del nuovo film), mentre successivamente il gruppo s’è ampliato ulteriormente con Giuseppe Tuccillo (altro regista e montatore), Nicola Verre (post-produzione), Roberta Riccio (attrice e segretaria di edizione), Danjlo Turco (musica e sound director, vero nome Danilo Turco), Andrea Leone (produttore) e Antonella Di Martino (scenografa e costumista). Nel film, ci sono anche Fabio Balsamo, Beatrice Arnera, Roberto Zibetti e, con due partecipazioni straordinarie, Fortunato Cerlino nel ruolo di Felacone Senior e Salvatore Esposito in quello di Felacone Junior.

Seppure ancora giovani (quasi tutti poco più che trentenni) ma già maestri del mash-up social, del mix tra influenze e generi differenti e della parodia, i The Jackal sono oggi una casa di produzione video molto quotata a livello nazionale, anche nel campo della pubblicità e del marketing. In pochi anni, hanno vinto parecchi premi nei festival specializzati e hanno utilizzato al meglio anche le non troppo frequenti incursioni televisive. Ma il loro regno resta, senza dubbio, il web.

Qui, infatti, possono vantare numeri impressionanti: oltre 50 milioni di visualizzazioni video su YouTube (con 440mila iscritti al loro canale ufficiale) e più di 5 milioni su YouMedia, 3,5 milioni per la web serie «Lost in Google», un milione e 600mila fans su Facebook, 118mila seguaci su Twitter, fino all’apoteosi degli oltre 10 milioni di visualizzazioni per la parodia a episodi «Gli effetti di Gomorra sulla gente», che utilizza in maniera ossessiva ed esilarante alcuni tormentoni verbali ripresi dalla serie tv di Sky ispirata al bestseller di Roberto Saviano.

Fin da quando, più di due anni fa, «Il Mattino» anticipò la notizia del film dei The Jackal, i filmaker napoletani hanno sempre avuto le idee chiare sulla strada da intraprendere per il loro esordio nel lungometraggio (quasi interamente girato a Napoli). Lo spiegò molto bene, all’epoca, proprio il regista Francesco Ebbasta: «Affronteremo il cinema pensando alle sue specificità narrative e linguistiche e rifuggendo quell’approccio per cui una produzione pesca talenti dal web e li inserisce in contenitori vecchi». Anche per questo motivo, la lavorazione di «Addio fottuti musi verdi» s’è allungata notevolmente rispetto alle previsioni, in modo da ottenere un risultato all’altezza delle aspettative che, in questo caso, sono piuttosto elevate.
 
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