Del Toro sbanca Venezia: Leone d'oro per «The Shape of Water», favola contro la paura

Del Toro sbanca Venezia: Leone d'oro per «The Shape of Water», favola contro la paura
di Titta Fiore
Domenica 10 Settembre 2017, 11:17 - Ultimo agg. 17:19
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inviato a Venezia

Una favola fantasy per il Leone d'oro: a Venezia vince «The Shape of Water» di Guillermo Del Toro, il favorito di tutti i pronostici. Vince una storia d'amore impossibile tra una donna delle pulizie muta e un misterioso mostro acquatico capace di passione e sentimento. Vince il cinema americano con un film perfetto per gli Oscar (ancora una volta il direttore della Mostra, Barbera, ci ha visto lungo) realizzato da un regista messicano tra i più visionari e creativi della sua generazione (con Cuaron e Inarritu). L'Italia porta a casa la Coppa Volpi con Charlotte Rampling, protagonista assoluta del film di Andrea Pallaoro «Hannah» e il riconoscimento meritatissimo all'attrice, sullo schermo dalla prima all'ultima scena senza compromessi né pudori, illumina anche il lavoro di un giovane autore, qui alla sua opera seconda, che ha scommesso con coraggio e coerenza su un linguaggio rigoroso, aprendosi ad esperienze internazionali.
 



«Questo Paese è la mia fonte di ispirazione» dice davvero commossa la Rampling tra gli applausi del pubblico e della stessa giuria, «ci sono venuta a 22 anni per lavorare con Mingozzi e poi ho avuto al fortuna di incontrare maestri come Visconti, Cavani, Amelio e Patroni Griffi, se stasera sono qui è per merito loro. E di un ragazzo pieno di talento come Andrea, cui sono felice di trasmettere il testimone». È italiano, per il secondo anno di fila (nel 2016 si affermò «Liberami» di Federica Di Giacomo) anche il miglior film della sezione Orizzonti, «Nico 1988» di Susanna Nicchiarelli, sulla musa dei Velvet Underground raccontata negli ultimi mesi di vita. Nel ruolo di un'artista tormentata dai suoi demoni c'è Tryne Dirholm, attrice e cantante strepitosa.

Quanto agli altri riconoscimenti, il Gran Premio della Giuria va a «Foxtrot» dell'israeliano Samuel Maoz, la migliore regia è del francese Xavier Legrand per «Jusqu'à la garde», una storia potente e dura di violenza sulle donne che gli permette di fare il bis con il Leone del futuro Luigi De Laurentiis destinato alle opere prime (in palio cinquantamila dollari al cineasta e cinquantamila al produttore, ha consegnato gli assegni lo sceneggiatore Guaglianone). La Coppa Volpi maschile è per il magnifico attore di teatro Kamel El Basha, al suo esordio nel cinema con «The insult» del libanese Ziad Doueiri. L'israeliano Maoz e il palestinese El Basha premiati insieme: «Ritrovarci allo stesso tavolo», commenta il regista, «mi auguro possa favorire il dialogo».

Martin McDonagh, candidato a tutti i premi maggiori per l'acclamato «Three Billboards outside Ebbing, Missouri», deve accontentarsi del premio per la sceneggiatura, ma essendo scrittore di fama, fa buon viso a cattivo gioco: «A Venezia ho passato bei giorni e bevuto molti Negroni, quello di stasera sarà il migliore». Meritato anche il riconoscimento Speciale della giuria a «Sweet Country», il western aborigeno di Warwick Thornton, e il premio Marcello Mastroiani al giovane Charlie Plummer di «Lean on Pete», diciotto anni e una disinvoltura inviadiabile. Molto emozionati, invece, i registi «laureati»: Legrand non riesce a trattenere le lacrime, Del Toro ha il fiato corto. «Arriva un momento nella vita in cui sentiamo di poter rischiare, io ho 52 anni, peso 110 chili e mi sono messo in gioco» dice, «spero che questo premio aiuti i giovani autori latino-americani ad avere fede, restare puri e a credere nelle loro scelte».

La giuria guidata da Annnette Bening ha stilato un verdetto equilibrato, riconoscendo le qualità messe in campo da un cartellone mai tanto ricco. Penalizzati da una tale offerta, restano a bocca asciutta Clooney con «Suburbicon» e Virzì con le due superstar di «Ella & John» Hellen Mirren e Donald Sutherland. Il musical crime dei Manetti «Ammore e malavita» ha vinto gli applausi e le risate del pubblico e va bene così. Ma il cinema fatto, pensato, prodotto a Napoli esce da questa Mostra a testa alta, portatore di novità, di ricchezza di linguaggi e di generi. Al Lido la new wave partenopea quest'anno ha lasciato il segno.
 

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