Totò, «Il Mattino» inaugura le celebrazioni

Totò, «Il Mattino» inaugura le celebrazioni
di Davide Cerbone
Mercoledì 12 Aprile 2017, 08:57 - Ultimo agg. 13 Aprile, 08:50
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I frammenti che fecero sobbalzare i censori oggi sono cuciti uno con l'altro, sotto gli occhi del pubblico. Nei «pericolosi» undici minuti che «Il Mattino» ha sottratto alle forbici grazie al lavoro di ricerca del Centro sperimentale di cinematografia diretto da Felice Laudadio ci sono balletti conturbanti e nudità, c'è il dileggio sottile dell'autorità e della religione. Spezzoni che oggi nessuno si sognerebbe di mettere all'indice. E che pure, all'epoca il setaccio governativo considerò una minaccia per la morale comune.

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Eccolo, il Totò che nessuno aveva mai visto prima. Almeno, una sua rappresentazione. Perché la mano della censura, spiega il critico cinematografico Valerio Caprara, ci ha negato molto di più. «Questo è solo un piccolo esempio dei tagli che quei filmetti apparentemente innocui avevano subito. Ma ci dà una guida alla lettura», osserva introducendo i frammenti recuperati dai film «Arrangiatevi», «Dov'è la libertà», «Sua eccellenza si fermò a mangiare», «Totò e le donne», «I due marescialli», «Totò sexy» e «Totò e Carolina».
 

 

Intorno al collage di inediti, «Il Mattino» ha forgiato ieri sera al cinema Filangieri - gentilmente messo a disposizione dall'avvocato totoista Luigi Grispello - il suo omaggio ad un fuoriclasse della risata nato principe ed eletto re a suffragio universale. Un tributo - una «lettera d'amore», dice Federico Vacalebre che conduce il talk show - che anticipa di poche ore l'avvio delle celebrazioni, previsto per oggi con l'inaugurazione della mostra «Totò genio».
Alle 19.20, le 300 poltroncine del Filangieri sono quasi tutte occupate. Buio in sala. A fare luce, una luce che non accenna ad affievolirsi neanche mezzo secolo dopo che quella stella s'è spenta, è lui: Totò. La sua inimitabile maschera, che pure vanta infiniti tentativi di imitazione, si materializza sul grande schermo. Nel montaggio realizzato in collaborazione con Giffoni Experience, c'è una summa del Totò più celebre. Quello delle battute che i napoletani, e non solo, non si stancano di riascoltare. E di ripetere. «Cinquant'anni dopo ci fanno ridere esattamente come allora», dice per tutti Vacalebre. Il regista Luca Apolito ha scelto di intercalarle con le voci del popolo, che raccontano meglio di qualsiasi analisi il legame con un personaggio che è rimasto impresso a fuoco sulla pelle, o meglio sotto la pelle della città. «Quando ricordavamo alla gente che era morto, ci rispondevano quasi con disappunto: Ma quando mai? Totò non è mai morto. Ed in effetti è così», dice Apolito.

Tra una pizza e una zoomata sui panni «spasi» tra un balcone e l'altro dei vicoli del centro, la maschera è riprodotta in mille forme. Tra queste, ecco le statuette cesellate dagli artigiani di San Gregorio Armeno. «Totò è arrogante, ironico: nessuno come lui rappresenta la nostra civiltà», assicura uno. E dall'altra parte di una bancarella di libri, un ambulante confessa: «A Napoli, dopo la Bibbia, il più venduto è questo». E mostra La livella. Poco dopo, Francesco Paolantoni ne dà una personalissima interpretazione. Una livella rimaneggiata alla sua maniera: smangiucchiata, claudicante. «Da lui e da Eduardo ho imparato tutto», spiega l'attore.

Prima di lui, sul palco erano saliti i Virtuosi di San Martino. Dai loro strumenti e dalla voce di Roberto Del Gaudio, due piccole gemme sospese tra musica e teatro: «Filume'», al tempo cantata da Nino Taranto, e un rap con le battute che sono rimaste impresse nella memoria collettiva. Ma è solo un'anteprima: a Totò i Virtuosi dedicheranno uno spettacolo sul rapporto con la ballerina Liliana Castagnola (al Trianon, 27 e 28 aprile) ed uno sinfonico con Angela Luce il 6 maggio alla Rai. A chiudere la serata, un duetto magico. E anche questo inedito: una «Malafemmena» intonata «a cappella» da Sal Da Vinci con i contrappunti del sax di Marco Zurzolo. Un canto d'amore che lascia una lunga scia. L'omaggio del «Mattino» a Totò, infatti, non finisce qui: sabato, a cinquant'anni esatti dalla sua scomparsa, i lettori riceveranno in omaggio con il quotidiano un inserto di 32 pagine con le lettere d'amore di alcuni grandi attori, comici e personaggi dello spettacolo (Renzo Arbore, Lino Banfi, Arturo Brachetti, Lella Costa, Enzo Decaro, Roberto Del Gaudio dei Virtuosi di San Martino, Luigi De Filippo, Ezio Greggio, Salvatore Ficarra e Valentino Picone, Francesco Paolantoni, Massimo Ranieri, Vincenzo Salemme, John Turturro e Carlo Verdone) ed una copertina disegnata ad hoc da Ernesto Tatafiore. «Questo è un nuovo appuntamento del ciclo Il senso del Mattino voluto dal direttore Barbano, dal vicedirettore Monga, dal direttore generale Garzilli e da tutti noi dei giornale per esaltare i linguaggi artistici della città», ricorda Titta Fiore, capo del settore Cultura e spettacoli, citando il film realizzato con Giffoni che due anni fa raccontava il rapporto del giornale con la città e il recital napoletano di Jonas Kaufmann.
E il direttore Barbano spiega: «Anche se tutto è stato fatto e detto, per noi era importante raccontare questo transito tra le generazioni. Sentiamo il dovere di manutenere, aggiornare e promuovere il fuoco di Totò, che arde più vivo che mai in questa città».

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