Tra Ford e Konchalovsky il Leone d'oro è filippino

Tra Ford e Konchalovsky il Leone d'oro è filippino
di Titta Fiore
Domenica 11 Settembre 2016, 09:16 - Ultimo agg. 12 Settembre, 13:58
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Il Leone d’oro al film più lungo, 226 minuti in bianco e nero: «The woman who left» del regista filippino Lav Diaz. È la storia di una donna che ha abbandonato la propria vita a causa di un’ingiustizia: 30 anni di detenzione da innocente. Il Gran Premio della Giuria a «Nocturnal animals» di Tom Ford. Leone d’argento alla regia a Andrei Konchalovsky per «Paradise e, o ex aequo, ad Amat Escalante per «La regiàn salvaje», sogno del peccato in una delle regioni più religiose del Messico. Migliore attrice è Emma Stone per «La la Land», miglior attore Oscar Martinez «El ciudadano ilustre».

 Come sempre accade a Venezia, i registi specializzati nel cinema di grande spettacolo, messi a capo della giuria che dovrà assegnare il Leone d'oro, diventano d'improvviso cinefili puri e duri. È accaduto a Spielberg e a Tarantino, tanto per citarne solo un paio, e ieri il meraviglioso autore delle ultime prodezze di James Bond, Sam Mendes, ha confermato la regola non scritta consegnando il Leone d'oro a «The Woman who Left» del filippino Lav Diaz, 226 minuti di bianco e nero a camera fissa sulla storia di una donna incarcerata ingiustamente per trent'anni, una vicenda amara quanto basta liberamente tratta dal racconto breve di Tolstoj «Dio vede quasi tutto, ma aspetta».

Gli spettatori, anche. Leone di lotta e d'impegno, quindi, ritirato «a nome del popolo filippino e della sua battaglia per la libertà», con la speranza per nulla certa di vederlo in sala, prima o poi. Il resto dei premi è stato equamente suddiviso tra quasi tutti i Paesi presenti nella selezione, Italia esclusa. Ma per la verità dei nostri tre film in concorso - il documentario di Parenti e D'Anolfi e le due storie giovaniliste di Roan Johnson e Piccioni - nessuno ha mai parlato come di credibili aspiranti al palmares. In compenso, il cinema americano ritornato in forze sulla Laguna dopo anni di malmostosa latitanza, ha avuto le sue soddisfazioni.

Il Gran Premio della Giuria, secondo per importanza, è andato a «Nocturnal Animals» di Tom Ford, un beniamino del Lido che al Lido aveva già fatto vincere una Coppa per il miglior attore a Colin Firth con il film d'esordio, «A Single Man». Stilista di massima moda, l'uomo che ha rilanciato il marchio Gucci nel mondo ha ringraziato in italiano la Mostra e il Paese dove si sente a casa e ha mostrato con impeccabile aplomb come si indossa uno smoking. Nel festival d'arte cinematografica il presidente-regista ha deciso di raddoppiare il premio al talento autoriale: l'ex aequo ha privilegiato un emergente, il messicano Amat Escalante per «La Region Salvaje», e il maestro russo Andrej Konchalovsky, un veterano dei concorsi, considerato da molti in pole per la vittoria con l'intenso «Paradise», un film in bianco e nero (anche qui), sulla perdita della memoria collettiva e la necessità di testimoniare l'orrore dell'Olocausto. 

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