Viaggio alle origini del successo di Andrea Radice, l'X Factor di un nero a metà: «E se fosse Liberato?»

Viaggio alle origini del successo di Andrea Radice, l'X Factor di un nero a metà: «E se fosse Liberato?»
di Federico Vacalebre
Sabato 21 Ottobre 2017, 09:41 - Ultimo agg. 15:51
4 Minuti di Lettura

Ha iniziato cantando «Back at home» di Brian McKnight alle «audition», conquistando subito i giurati/coach a cui non pareva vero di avere per le mani un pizzaiolo verace innamorato di Ray Charles e Stevie Wonder, un nero a metà insomma. Mara Maionchi: «Se fai le pizze come canti vengo a Napoli una volta ogni 15 giorni. Mi sei piaciuto, ma so che potresti fare di più». Fedez: «Se tu fossi una pizza saresti un calzone perché il tuo vero sapore è nascosto dentro». Manuel Agnelli: «Mi hai messo di buon umore. Non capisco la tua insicurezza». Levante: «Hai un codino fighissimo, mi sei piaciuto moltissimo».

Ha continuato ai «bootcamp» con «Recovery» di James Arthur, facendo ancora centro, con un'ugola soul, una voce profonda, uno stile più che sofferto. Maionchi: «Chiudi un po' la bocca e mangia di meno: un personaggio pubblico deve avere un'immagine». Fedez: «Subito ai live». Agnelli: «Lo vedi, ti fa simpatia e tenerezza e poi canta e ti spiazza». Levante: «È fortissimo».

Poi, l'altra sera, si è ritrovato in un giardino veneziano per il turno delle «home visit» e ha conquistato il passaggio al turno dal vivo con una versione di «Quando» immersa nella tradizione black. Stavolta, oltre alla faccia soddisfatta di un Elio di passaggio, contava solo la decisione di superMara: «I grandi artisti fanno capire tutto quello che cantano, devi farlo anche tu. Devi avere coraggio di fare questo mestiere, raccontaci quello che accade. Che faccia, mi fai morire. Va beh, basta, ti porto ai live».

È nata una star? Andrea Radice non vuole nemmeno chiederselo e dire che in rete la domanda è un'altra: è lui Liberato? È bastato un articolo di «Rolling Stone» che adombrasse il dubbio perché si ravvivasse il mistero del rapper senza volto, anche se è impossibile paragonare l'ugola dolce e scura del ventiseienne con quella del rapper/neomelò di «Nove maggio», «T'è scurdat» e «Gaiola portafortuna», mascherata dall'autotune. E un suo caro amico, che ha lavorato sul set dei tre videoclip in questione, garantisce che i due non hanno nulla in comune.

Comunque, con una candidata alla vittoria finale forte come la Rita Bellanza di «Sally» (immediata la telefonata di complimenti da parte di Vasco Rossi), un po' di tam tam mediatico non fa male ad Andrea, che non ha scelto a caso il pezzo scritto dal cantautore napoletano per l'amico Troisi e la colonna sonora di «Pensavo fosse amore... invece era una calesse». La pizzeria del padre si chiama, infatti, Vai Mo', Pizza & Blues, e il canto è una malattia familiare: la nonna ama la canzone italiana anni 60, il nonno quella neomelodica. È con gli ultimi due che Radice vive da una decina d'anni, alternando il lavoro al forno (ma consegna anche le pizze a casa) allo studio della sua amata musica, tra l'altro con Bruno Illiano, storico collaboratore, guarda caso, proprio del Lazzaro Felice.

Ora milita negli «Over», e stavolta la sua taglia non c'entra niente. Qualcuno si aspetta un outing durante la gara, con la clamorosa, quanto improbabile, rivelazione: Liberato c'est moi. Qualcun altro spera, piuttosto, in una sua clamorosa affermazione, senza bisogno di nascondersi dietro un nickname, un mistero alla Elena Ferrante dell'hip hop. In fondo, bisogna tornare a Pino Daniele (che nei talent show ha già portato fortuna ai The Kolors che vinsero «Amici 2015/2016) e alla pizzeria di papà: vai Andrea, Vai Mo'.

© RIPRODUZIONE RISERVATA