Fresa e Scialdone, il suono del nuovo cinema napoletano

Antonio Fresa e Luigi Scialdone
Antonio Fresa e Luigi Scialdone
di Federico Vacalebre
Mercoledì 19 Ottobre 2016, 16:55
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Il nuovo suono del cinema italiano non ha solo il volto di Teo Tehardo. A Napoli, negli studi di registrazione della Mad Factory in piazza del Gesù, lavorano ad esempio Antonio Fresa e Luigi Scialdone. Il primo è un pianista con la passione per il jazz e la scrittura sinfonica, diplomato a San Pietro a Majella ma poi svezzato a Berklee e prestato al suono raffinato di Joe Barbieri. Il secondo un chitarrista e mandolinista autodidatta con il culto per Danny Elfman e Tim Burton, visto in tour con i Foja e Erlend Oye dei Kings of Convenience.
Da tempo coppia sonora di fatto nonostante ripetute scappatelle, Fresa & Scialdone in questi giorni lavorano a ben tre colonne sonore, quasi a voler reclamare il primato sul fronte della produzione made in Naples. «Il lavoro più impegnativo, forse, è quello su la “Gatta Cenerentola”, film di animazione di Rak, Sansone, Cappiello e Guarnieri», spiega il pianista: «La storia è quella di Basile, ma ambientata in una Napoli futuristica. Ci sono canzoni: di Enzo Gragnaniello,di Francesco Di Bella, di Ilaria Graziano, la ferocissima “Napule” dei Virtuosi di San Martino, ma anche una “Te voglio bene assaje” riarrangiata in chiave swing per la voce di un figlio d’arte come Massimiliano Gallo. Con Luigi ci muoviamo in mezzo a tutto questo big bang con pianoforti minimali, digressioni rock’n’roll, sintetizzatori dark, l’inevitabile tema romantico da valzer perfetto per tutte le cenerentole. Il capolavoro di De Simone? L’abbiamo studiato e dimenticato, anche se anche qui le sorelle sono sei e non due e c’è un polmone ritmico con 12 tammorre guidate da Emidio Ausiello».
Sempre animato è il corto «Simposio suino in Re minore», che dovrebbe accompagnare nelle sale proprio la proiezione di «Gatta Cenerentola»: «Il giovanissimo esordiente Francesco Filippi firma un’opera di chiara scuola miyazakiana, ma in dialetto napoletano», racconta Scialdone, che in questo caso lavora da solo. «C’è un maiale da scannare che vive nella cucina di un’anziana signora il cui marito non torna mai a casa. L’insolita convivenza finisce per essere raccontata da blues partenopei, pizzicati disneyani e sinfonie di pentole, alla Tony Esposito, alla Maurizio Capone».
Fresa firmerà senza l’amico, infine, «La parrucchiera», prima commedia di Stefano Incerti, che vorrebbe guardare alla Napoli di Daniele e Troisi, «ma con tono almodovariano. Qui ho usato la grande orchestra, ho scritto parti per archi, ottoni, legni, contaminando lo spartito sinfonico con dei mandolini come nella musica di “Operazione San Gennaro”».
Tra scrittura, registrazione («anche l’orchestra la riprendiamo in diretta nel nostro studio»), gli ascolti con i registi («che, nel caso dei film d’animazione, lavorano nella stanza accanto e controllano passo dopo passo il nosto lavoro, costruendo una sinergia straordinaria») e poi montaggio, Fresa & Scialdone, da artigiani delle sette note, trovano tempo alla Mad anche per registrare dischi, spot, e, magari, inventare nuova musica a proprio nome.

Attenti a quei due.

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