Bagarini on line, c'è chi dice no
Vasco, Tiziano e gli altri contro il caro biglietti

Bagarini on line, c'è chi dice no Vasco, Tiziano e gli altri contro il caro biglietti
di Andrea Spinelli
Giovedì 10 Novembre 2016, 08:30 - Ultimo agg. 14:53
5 Minuti di Lettura

Il fronte del palco si spacca: c'è chi dice no alla sospetta alleanza tra organizzatori e cyberbagarini, tra multinazionali dell'entertainment e secondary ticketing, l'asta on line dei biglietti dei concerti e degli spettacoli più richiesti, scomparsi dal mercato e ricomparsi su Internet a prezzi da capogiro, ma qualche volta anche sottocosto per riempire palasport e stadi altrimenti poco affollati, senza far fare cattiva figura all'artista.

Il primo a dire no, dopo il servizio che martedì sera «Le Iene» hanno dedicato al fenomeno, è stato il Komandante. «Dopo aver appreso» dalla tv, «di un possibile coinvolgimento di Live Nation nella rivendita secondaria di biglietti per i concerti in Italia, Giamaica management comunica di avere attualmente sospeso ogni rapporto commerciale con Live Nation e si riserva di agire per vie legali essendo totalmente estranea a quanto emerso dal servizio giornalistico».



Per i non addetti ai lavori è necessaria una leggenda: Live Nation è una delle principali società organizzatrici di concerti italiane; Giamaica Management la società che gestisce i contratti di Vasco Rossi, che così rompe di fatto con la sua agenzia storica. «L'attività di secondary ticketing, altamente speculativa, è da tempo riconosciuta come dannosa non solo per il pubblico ma anche per gli artisti che a loro insaputa e loro malgrado si ritrovano per errore coinvolti», continua il comunicato che assesta un colpo durissimo a Live Nation dopo il sisma nato dopo i due concerti dei Coldplay (sabato ospiti in tv di Fazio) a San Siro della prossima estate, andati sold-out in un amen scatenando un accaparramento sul mercato parallelo con prezzi da finale di Champions.

L'intervista del programma di Italia Uno ha ufficializzato un sospetto: a volte sono gli stessi organizzatori di eventi a cedere significative quantità di biglietti alle piattaforme di secondary ticketing, per avere indietro dai bagarini 2.0 una percentuale sulla maggiorazione che può arrivare fino al novanta per cento.

E Vasco non è il solo a intervenire contro l'andazzo: «Lavoro con Live Nation dal 2014 e né io né il mio management abbiamo mai avuto alcuna evidenza di irregolarità nella vendita dei concerti. Siamo sconvolti dall'accusa mossa da De Luca secondo cui gli artisti imporrebbero la pratica di vendita illegale di biglietti e dichiaro la mia assoluta estraneità ai fatti. Attraverso i nostri legali stiamo facendo le opportune indagini per la tutela dei diritti del pubblico e per verificare la massima trasparenza sullo svolgimento dei fatti», ha postato su Facebook Marco Mengoni, in sintonia con Tiziano Ferro: «Sono sconcertato, amareggiato e fortemente indignato. Vorrei concedermi alla rabbia e all'istinto del momento ma la verità è che non posso. La mia priorità sono le circa 150.000 persone che hanno già deciso di esserci durante il mio prossimo tour. Mi è stato assicurato e garantito che Live Nation non ha mai immesso miei biglietti sul mercato secondario. Prendo le dovute distanze da chi ha sbagliato, per loro ci saranno di certo conseguenze ma adesso ho solo una priorità: questo tour e i miei fan. Non possiamo fermarci, nonostante tutta la bruttezza che ci sta investendo».

Per capire che cosa è successo dobbiamo fare un passo indietro e tornare al servizio della «iena» Matteo Viviani che, con in mano documenti comprovanti il sistema di cui sopra, ha intervistato Claudio Trotta, storico promoter, fondatore di Barley Arts e portavoce da tempo della crociata contro il secondary ticketing oltre che autore di un esposto alla Procura di Milano che ha dato il via all'inchiesta sul fenomeno del pm Adriano Scudieri. Ma soprattutto Roberto De Luca, amministratore delegato di Live Nation Italia, agenzia (fino a ieri) tanto dei Coldplay che di Vasco Rossi e filiale nazionale del colosso americano guidato da Michael Rapino che comprende pure il venditore di biglietti online Ticketmaster, titolare a sua volta di Seatwave, una delle principali società di secondary ticketing. Un meccanismo di vasi comunicanti e di scatole cinesi poco piacevole, per dirla con un eufemismo.

Ma c'è chi, come i Radiohead (portati in Italia da Indipendente, società legata alla stessa Live Nation) ha provato a dribblare il fenomeno mettendo in atto politiche di prelazione per gli iscritti alla propria mailing list, biglietti nominativi e fortemente contingentati per ciascun acquirente. Quindi gli artisti, se vogliono, possono fare qualcosa. O no? «Sono obbligato», ha detto De Luca, in un momento in cui non credeva di essere ripreso. Obbligato? Da chi? Come? Per i concerti a San Siro ci sarebbero artisti da tutto esaurito che pretenderebbero addirittura due milioni di euro a concerto e, visto che in quel contesto l'incasso di uno show di musica pop-rock può arrivare a poco più di tre milioni, un milione non basta certo a pagare Siae, spese organizzative e spese d'agenzia, che ammontano a quasi il doppio.

Quindi, chi organizza eventi del genere, deve andare a procurarsi il denaro mancante in altro modo: l'esosità di certi cachet farebbero sballare il quadro economico, con le conseguenze che questo comporta.

Così Vasco ha detto no, è sceso dal carrozzone, ha sostenuto che lui non è di quelli che chiedono il surplus ai suoi fans. Surplus che possono arrivare a cifre da capogiro: per i Coldplay dai 170 fino a 614, ma per artisti come David Gilmour a Pompei si è arrivati alle migliaia di euro. E oggi la polemica non si placherà: è prevista una conferenza stampa sul tema di Ferdinando Salzano, Ferdinando Salzano, numero uno di Friends&Partner, che gestisce artisti come Ligabue, Fiorella Mannoia, Elisa, Zero, Baglioni...

© RIPRODUZIONE RISERVATA