Concerti, ai bagarini digitali bastano
950 euro per fare affari d'oro

Concerti, ai bagarini digitali bastano 950 euro per fare affari d'oro
di Paola Rosa Adragna
Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:47 - Ultimo agg. 28 Ottobre, 08:32
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Bastano pochi minuti per vedere un sogno andare in frantumi. L’artista che aspettavi da tempo è finalmente in concerto in Italia. Connessione stabile, batteria del pc carica, carta di credito alla mano: sei pronto a comprare il biglietto allo scattare dell’ora x, il momento in cui la vendita si apre sul rivenditore online autorizzato. Ma non sei abbastanza veloce. E in pochi minuti il concerto è sold out. Addio, agognato live.

Negli ultimi anni è successo un po’ per tutti i grandi concerti. Per i Coldplay, ultimi in ordine cronologico, sono bastati quattro minuti. Per la prima e per la seconda data. Prima di loro è stata la volta di Bruce Springsteen, David Gilmore, Foo Fighters, Red Hot Chili Peppers, Adele, One Direction. C’è un tutto esaurito per qualunque genere. Ma la soluzione c'è, se si è disposti a mettere mano al portafoglio. Subito dopo la vanificazione sui canali ufficiali, i biglietti si trovano in quantità sui siti del mercato secondario. A prezzi stratosferici. Questi portali di intermediazione si affiancano ai rivenditori autorizzati dando la possibilità a utenti privati di rivendere l’ingresso a un evento al quale non vogliono o non possono più andare. Ma come è possibile che, dopo pochissimo tempo dall’apertura del botteghino virtuale, solo qui sia possibile trovarne ancora?

I rivenditori ufficiali limitano il numero di biglietti che ogni persona può comprare da uno stesso indirizzo IP. Basta però affidarsi alla tecnologia per raggirare questi paletti. Un ticket bot, un software che si può facilmente comprare online, rende automatica la ricerca e l’acquisto dei biglietti. È in grado di eludere i codici di sicurezza che gli utenti devono compilare e di creare indirizzi IP multipli. Se poi, per destare ancora meno sospetti, si effettua il pagamento con carte di credito intestate a persone diverse il gioco è fatto, senza il rischio di essere scoperti. A fronte di una spesa di 950 dollari si ha un margine di guadagno medio del 49% in più rispetto al prezzo base di ogni singolo biglietto. Considerato quanti se ne riesce ad acquistare e rivendere, la spesa si ammortizza in fretta. E il profitto, esentasse, è assicurato.

Al tempo di internet il bagarino non è più fuori dai cancelli, la sera dell’evento. È in rete e si dubita sia lo stesso rivenditore. “Il fatto che - denuncia Gaetano Blandini, direttore generale della Siae - alcuni grandi organizzatori di concerti abbiano acquisito la proprietà di siti web di secondary ticketing suscita un forte imbarazzo per una innaturale commistione di interessi che è nostro dovere segnalare alla Magistratura”.

Il fenomeno non è solo italiano e già ci sono Paesi che stanno prendendo provvedimenti. A maggio 2016, dopo un’indagine durata mesi del procuratore generale Eric Schneiderman, nello stato di New York è diventato reato penale l’utilizzo di software per l’acquisto online di biglietti per spettacoli dal vivo. Pena: fino a un anno di carcere. E anche il Regno Unito sta discutendo una legge contro chi specula sui concerti, che potrebbe costare fino a 51 settimane di reclusione e 5000 sterline di multa.

L’Italia sembra ancora lontana da norme simili, ma qualcosa si sta smuovendo. Dopo l’episodio legato ai Coldplay le associazioni dei consumatori hanno denunciato il fatto per l’ennesima volta. “I biglietti sono stati presi tutti dalle agenzie”, scrive Codacons in un esposto alla Procura di Milano. E, come denuncia Altroconsumo all’Antitrust, sono stati rimessi sul mercato a un prezzo che “sale vertiginosamente superando i 200, i 300 euro, fino all’assurda cifra di 1780,94 euro per l’ambito anello rosso, ovvero 16 volte la cifra originale”.

Finalmente, lo scorso 18 ottobre, il Garante per la concorrenza ha aperto un’istruttoria nei confronti di Ticketone, per accertare che siano state rispettate tutte le procedure di controllo per evitare che i biglietti siano stati comprati dai bot, e di quattro piattaforme di secondary ticketing, per verificare se le informazioni sull’evento, sui biglietti e sui diritti del consumatore riportate sui loro siti non siano ingannevoli.

Anche Assomusica si è schierata a favore di maggiori controlli, chiedendo una “normativa che possa consentire anche l'oscuramento di quei siti che non rispettano le leggi in materia”. La battaglia per l’equo concerto è appena cominciata.

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