Roma, il concerto del primo maggio con un tributo a Pino Daniele

Roma, il concerto del primo maggio con un tributo a Pino Daniele
di Stefania Piras
Venerdì 1 Maggio 2015, 20:33 - Ultimo agg. 2 Maggio, 11:55
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Kutso, Alex Britti e Almamegretta, il concertone scandisce il ritmo del pomeriggio di piazza san Giovanni. Ed ecco il primo incidente diplomatico: come si pronuncia il nome della band romana Kutso? Camila legge in modo letterale, come a Sanremo, e di rimando, loro, le ricordano che al posto della U, in realtà c'è la A.



Poi c'è il brindisi clandestino del piacentino Daniele Ronda che sul palco alza al cielo un bel boccale di birra: un cin cin col pubblico con tanti saluti all'ordinanza anti alcool del prefetto Gabrielli. Dopo le 16 arriva il tanto atteso, e primo, tributo a Pino Daniele: ci pensano gli Almamegretta con Yes, I know my way. Dietro al palco è una girandola di telecamere e interviste.



Ci sono pure gli ex conduttori del concertone. Spunta già in tarda mattinata la faccia paciosa e abbronzata di Francesco Pannofino.«43,1% la disoccupazione giovanile?» Il Renè Feretti della serie tv Boris sgrana gli occhi e quasi non ci crede: «Dobbiamo dare speranza oggi». Lui, il concertone, l'ha presentato tre anni fa e fa gli auguri a modo suo: «Anche un evento come questo deve rinnovarsi, ne ha bisogno». Di rinnovamento parlano anche Mario Venuti e Mario Incudine, il duo siciliano che omaggia la festa dei lavoratori declamando i nomi dei sindacalisti uccisi e con il brano "ItaliaTalìa" ricordano la strage di Portella della Ginestra avvenuta nel 1947. Rinnovamento perchè?



Non ci va per sottile Venuti che guarda anche alla sua categoria, quella degli artisti, «troppo spesso visti come dipendenti, orchestrali, e il mondo non è così. Viviamo in un mondo dove abbiamo accettato la globalizzazione e questa è la sfida: creare lavoro a tutti i livelli, anche per quei lavoratori oggi meno tutelati, e la riforma del lavoro può dare la possibilità alle imprese che lo vogliono di assumere».

«Il lavoro, chi ce l'ha, se lo deve tenere stretto» dice il frontman catanese dei Tinturia (sì quelli delle colonne sonore del film "Nati stanchi" dei comici Ficarra e Picone che impersonavano due siciliani indolenti che facevano di tutto per non trovarlo, un lavoro). «I nostri genitori andavano in pensione col posto fisso e noi rispettoma loro con questa situazione siamo più temprati. Però siamo anche figli di papà perché con quella pensione di cui parlavo prima, in Sicilia, ci campiamo. Sul palco suoneremo Extra che non parla degli extra comunitari ma delle persone extra ordinarie, i volontari di strada siciliani che si stanno facendo un gran lavoro con i profughi. La Sicilia sta insegnando la parola solidarietà».

Sul lavoro, scherza mister sax James Senese, che qualcuno apostrofa come James Brown. T-shirt d'ordinanza e cardigan scuro risponde ai microfoni: «A chi farei un contratto a tempo indeterminato qua in mezzo? A me, solo a me». E quando gli chiedono se non era più vicina Taranto a Napoli centrale (lo storico gruppo con cui si esibisce) , lui glissa con un sorriso a trentadue denti.

Si aggirano emozionati e adrenalinici i milanesi Santa Margaret che prima di calcare il palco del 1 maggio come musicisti vengono da una gavetta di lavori saltuari, la cantante Angelica, 25 anni, che la mattina faceva la barista "o quello che c'era" e la sera provava, e Stefano, il chitarrista, 40 anni, che si è rimesso in discussione dopo il sodalizio con le Vibrazioni «Diciamo che ho cercato di non vedere la mobilità come un problema». Il loro è uno stile volutamente vintage, il disco si intitola "Il suono analogico cova la sua vendetta", un "lavoro artigianale" lo definiscono (basti pensare che non prevede cd).

Tutti guardano l'orologio e la scaletta e si rilassano tra un a posa per i fotografi e un abbraccio con Paola Maugeri, la regina del backstage del concertone: dispensa flash e commenti in un impeccabile completo corallo e stilettos oro. Il tatuatissimo Nesli, uno dei più attesi, ha fatto le prove stamattina, per lui il concertone è un bel sound check per il tour e pure un bell'amarcord: venne qui come corista dei Sottotono, «così c'era scritto nel contratto», quando il rap era tutto il suo mondo. Andrà tutto bene, Quello che non si vede e Ancora una volta, sono le canzoni scelte per piazza san Giovanni. Sono rilassati in felpa e gazzelle anche i bolognesi de Lo Stato sociale che hanno in mente una performance all'inizio della loro esibizione che conta però una canzone cassata. Il motivo? Il titolo con la parolaccia che in diretta e in concomitanza con la l'orario da fascia protetta ha fatto storcee il naso agli organizzatori.