«Napule è» sempre Pino Daniele
Il ricordo attraversa Napoli | Video

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di Federico Vacalebre con il video di Andrea Ruberto

Abbiamo tutti un blues da piangere, per dirla con il titolo di uno dei dischi più importanti del jazz rock italiano. E se quel blues è del Nero a Metà, del Lazzaro Felice, del Mascalzone Latino allora Napoli piange alla sua maniera. A due anni dalla drammatica scomparsa di Pino Daniele l’assenza è ancora e sempre più un assedio (Piero Ciampi dixit) come dimostreranno stamattina gli occhi lucidi dei visitatori della mostra dedicata al cantautore al Mamt di piazza Municipio, per tanti più semplicemente il museo Pino Daniele, ma, soprattutto, come dimostreranno le tante iniziative spontanee organizzate sino all’Epifania e anche dopo.Iniziative spontanee davvero, anzi anarchiche, senza nessuna regia a metterle insieme, senza nessuna forma di coordinamento, istituzionale o dal basso che sia: Napule è anche questo. Stasera, alle 21.30, flashmob all’ingresso del Borgo Marinari, convocato via rete dal pianista Danise.
 

 


La mattina, invece, dalle 10 alle 12, al Gambrinus, quelli della «Radiazza» distribuiranno gratuitamente un centinaio di dolci battezzati Pinuccio, mentre la sera sempre Gianni Simioli & Company hanno organizzato una cena-amarcord al Brigante dei Sapori. A Benevento, alle 20.30 al Mulino Pacifico, la Compagnia Balletto di Benevento presenta l’omaggio «Il mare...dentro» con la partecipazione della locale orchestra filarmonica. Domani, tornando a Napoli, appuntamento alle 19 per un flashmob in uno dei luoghi centrali della geografia sentimentale pinodianieliana, piazza del Plebiscito: «Portate le vostre chitarre, i djembè, il vino, le vostre voci, intonate o stonate, ma soprattutto i vostri cuori», dice il post di lancio dell’evento «Due anni senza Pino... passa ‘ o tiempo e nun me pare overo» su Facebook, dove, per il giorno dopo, l’Epifania, alle 11.30 ci si dà appuntamento in piazza Santa Maria La Nova, altro angolo cittadino in cui il culto del cantautore è particolarmente sentito: siamo all’angolo di via Pino Daniele, dove i fans hanno appena rimesso sul muro la copia in ferro zincato della sua amata chitarra Paradis, a due passi dalla casa dove è cresciuto, dal bar Battelli dove incontrava l’ex compagno di elementari Enzo Gragnaniello... Domenica 8 gennaio, ancora, alle 18, appuntamento ai Quartieri Spagnoli, «‘into ‘ e viche, miezzo all’ate», per un omaggio al genius loci. E l’elenco delle iniziative potrebbe continuare quasi all’infinito, tra cover band, concerti, recital...

Intanto, si attende l’uscita di «Qualcosa arriverà», il documentario diretto da Giorgio Verdelli e voluto da Alessandro Daniele per raccontare il padre sulla linea dell’omonimo volume fotografico, che ha appena ricevuto un finanziamento di 100.000 euro dal Mibact tra quelli destinati alle opere prime e seconde meritevoli di finanziamento pubblico. Si era parlato di una prima al San Carlo nella serata del 19 marzo, sessantaduesimo compleanno del musicista: se così fosse, sarebbe probabilmente anticipato al 18, sempre al Palapartenope, «Je sto vicino a te» il memorial, ormai alla terza edizione, organizzato da Nello Daniele, anche lui coinvolto nella realizzazione di un altro docufilm (annullato per problemi tecnici il ciak annunciato per oggi a Santa Maria La Nova) dedicato al fratello «come voce di dentro della città: come lui, come Massimo Troisi, lo so come fa il cuore, so come il cuore dia tanto e poi possa tradirti. Ecco, sarà un documentario di cuore: stiamo ricominciando con le riprese, abbiamo già girato con suoi amici eccellenti come Pat Metheny e Chick Corea».

E se l’assenza è un assedio, Nello continua a cantare Pino ogni volta che può (l’ultima il 30 dicembre a Ercolano), spesso in compagnia di pezzi del supergruppo del 1981: ognuno di loro - da James Senese a Tullio De Piscopo, da Tony Esposito a Rino Zurzolo, da Joe Amoruso a Gigi De Rienzo - in questi due anni ha tenuto viva la fiaccola del sound originale del neapolitan power. Come sta facendo da allora Enzo Avitabile, indiscutibilmente il più in forma di quella leva, che ormai ai suoi concerti ha aggiunto oltre a «È ancora tiempo», il commovente ultimo incontro con l’amico ritrovato, anche «Terra mia», alla cui nascita artistica ha assistito e, in qualche modo, anche contribuito. E come si prepara a fare la De Sio, altra protagonista della strepitosa stagione partenopea degli anni Ottanta, pubblicando la settimana prossima, «Teresa canta Pino»: «C’è stato un tempo in cui Pino era il re indiscusso e per qualcuno io ero la regina, oggi lui non c’è più e io non cerco titoli, se non quello sentimentale di una dedica a un grande artista, ad una voce, ad una chitarra, ad un autore che come pochi ha saputo raccontare una città-universo, rinnovando la canzone napoletana, italiana, mediterranea. Il mio disco è un atto di devozione. Pino sta sulle facce della gente, sulla facciata dei palazzi, per le strade. Non possiamo salutarlo che con la musica. Milioni di anni fa lui scrisse per me “Nanninella”, stavolta io ho scritto per lui, su di lui, “’O jammone”, unico inedito del mio primo, e credo resterà unico, disco di cover. Per ‘o jammone Pino si fa questo ed altro, con devozione, lo ripeto».