Due star per l'«Otello» al San Carlo
dedicato ai migranti | Foto | Video

Due star per l'«Otello» al San Carlo dedicato ai migranti | Foto | Video
di Donatella Longobardi
Sabato 19 Novembre 2016, 11:02 - Ultimo agg. 11:06
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Quando Gioacchino Rossini scrisse il suo «Otello» per il Teatro del Fondo (in quel dicembre 1816 Niccolini stava riedificando il San Carlo dopo l'incendio che lo aveva distrutto dieci mesi prima) scelse di affidare i ruoli principali di Otello e Desdemona alle due stelle dell'epoca, il tenore Andrea Nozzari e il soprano Isabella Colbran. In questo nuovo allestimento napoletano di duecento anni dopo con la regia di Amos Gitai che inaugura il 30 novembre la stagione del San Carlo, sono attesi negli stessi ruoli John Osborn e Nino Machaidze. Due stelle della lirica oggi per uno spettacolo cui la maison Bulgari offre la sua cornice di glamour, le firme per le scene e i costumi di Dante Ferretti e Gabriella Pescucci assicurano il tocco da Oscar. E se nel foyer brilleranno in una mostra storica le gemme della nota casa di gioielleria che vanta radici partenopee (il fondatore della maison, Sotirio, aprì il primo negozio in Italia nel 1881 in piazza dei Martiri), sul palco le scene si rifanno alla Venezia dell'epoca del dramma shakesperiano da cui Francesco Berio di Salsa trasse il libretto dell'opera.
 


I costumi, invece, rimandano a un oggi senza tempo. «Per mettere in evidenza che razzismo, discriminazione, gelosia, sono sentimenti eterni», dice Gitai, ieri nel foyer con la sovrintendente Rosanna Purchia e il direttore artistico Paolo Pinamonti per illustrare l'opera. Il regista israeliano, al debutto nella lirica, non rinuncerà alla cinematografia con una serie di inserti video choc sui migranti, la guerra in Siria e i gommoni della speranza. Sul podio Gabriele Ferro sarà alla guida dell'orchestra sancarliana ridotta di parte degli archi, ha spiegato, «per sottolineare i toni scuri del dramma». Un dramma eterno, dunque, quello di Otello e Desdemona, mai come oggi attualissimo, che parla di razzismo e femminicidio.
 
 


«Ma qui la gelosia di Otello è facilmente comprensibile. Nell'opera lui è sposato con Desdemona all'insaputa del padre di lei, Emilio, che anzi l'ha promessa a Rodrigo. È chiaro che si scatenino lotte e dissidi e che Otello sia vittima di intrighi e discriminazioni per il colore della sua pelle, lui canta queste parole: d'Africa figlio, qui straniero sono...», nota Osborn, al San Carlo a sedici anni dalla sua prima esibizione napoletana nei panni di Don Narciso ne «Il turco in Italia». «Quanto tempo è passato! Ma trovo che Napoli sia sempre più bella, una città abitata da pazzi, gente straordinaria, divertente», insiste il tenore che il 10 dicembre canterà in un recital con la moglie il soprano Lynette Tapia e vuole preparare per l'occasione almeno un paio di canzoni napoletane. Arrivato in città per le prove solo martedì direttamente dal Metropolitan di New York dove è stato tra i protagonisti del «Guglielmo Tell», Osborn è nativo di Sioux City, in Iowa. Approdato giovanissimo al Metropolitan Opera Young Artists Program e alla Juillard dopo aver scoperto di avere una voce importante esibendosi in latino nei cori in chiesa, il tenore ha già cantato quest'opera di Rossini in quattro allestimenti, celebre quello registrato in un dvd all'Opera di Zurigo con Cecilia Bartoli come partner. «Ed è un ruolo terribile, vocalmente estremo con toni gravi e molto acuti che arrivano al Do e al Re naturale, per fortuna Dio mi ha dato un gran talento e io canto anche per condividerlo con gli altri», aggiunge. «Le mie radici sono nel belcanto, nel mio repertorio c'è poco Verdi, un po' di Puccini, poco Donizetti, posso definirmi una voce rossiniana».
 
 


E voce belcantista e rossiniana in evoluzione è quella di Nino Machaidze, al debutto a Napoli a pochi mesi dalla sua prima Desdemona rossiniana all'Opera di Vienna proprio al fianco di Osborn in un discusso allestimento del regista Damiano Michieletto dove non è il Moro ad uccidere l'amata ma è lei a suicidarsi. E dove Rodrigo è un omosessuale innamorato di Jago. «Beh, divertente, forse il suicidio di Desdemona ci sta anche... lei è una donna vicina al mio carattere, forte, innamorata, sicura di se stessa, nei recitativi si sente molto il suo combattimento interiore, ma la musica è così bella! Non si può ascoltarla e non avere la pelle d'oca», aggiunge il soprano georgiano, da una decina d'anni in Italia dopo i corsi all'Accademia della Scala, giunta ad interpretare la Desdemona di Rossini dopo la gravidanza: «Da quando è nato il mio bambino, Alessandro che ora ha tre anni racconta la mia voce si è scurita, io non sono però mai stata un soprano lirico leggero, piuttosto un lirico con gli acuti. Per questo sto aggiungendo nuovi ruoli, tra cui Violetta, Lucia e Luisa Miller. Tra qualche anno farò anche Donna Anna nel Don Giovanni. Anzi, penso che farò anche la Desdemona nell'opera di Verdi, anche lì come in Rossini c'è la Canzone del Salice, bello no?».