Bennato e la macchina del tempo

Edoardo Bennato sul palco dell'Augusteo il 28 novembre 2017
Edoardo Bennato sul palco dell'Augusteo il 28 novembre 2017
di Federico Vacalebre
Giovedì 30 Novembre 2017, 13:20
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Persino Silvio Berlusconi avrebbe invidiato l’altra sera Edoardo Bennato, 71 anni, che ha chiuso in casa, a Napoli, all’Augusteo, il suo tour con la foga di un giovanetto, di un rocker come - ancora una volta - non ce ne sono in Italia, Vasco Rossi e Ligabue non ce ne vogliano.
Già l’ultimo album in studio, «Pronti a salpare», aveva mostrato il cantautore in una ritrovata forma creativa, sottolineata ulteriormente da questo giro di concerti che coincide con il quarantennale di «Burattino senza fili», tornato in circolazione - «nelle edicole e non nei negozi di dischi, perché quelli li hanno chiusi tutti» - in versione risuonata ed espansa. Il capolavoro post-collodiano viene snocciolato quasi per intero, partendo da «Dotti, medici e sapienti», condita dagli archi del Quartetto Flegreo, fino a mettere in fila, alternando la pratica acustica con quella elettrica di una band dalla devastante potenza, «È stata tua la colpa», «Mangiafuoco», «La fata», «In prigione, in prigione», «Il gatto e la volpe» e «Quando sarai grande», con l’aggiunta di «Mastro Geppetto» con il suo sound dixieland, un «Lucignolo» alle prese con i rave party e «Che comico il grillo parlante», che completano la narrazione senza essere all’altezza dei brani originali.
Con gli archi, con le chitarre sparafuoco di Gennaro Porcelli e Giuseppe Scarpato (più Roberto Perrone, Raffaele Lopez e Arduino Lopez), come menestrello one man band armato di tamburo a pedale, chitarra, armonica e kazoo, Edo attraversa il suo repertorio scegliendo i toni più rock e quelli più favolistici, che hanno come antico minimo comun denominatore il tono ironico e sarcastico: «In fila per tre» e «Il rock di capitan Uncino», «Abbi dubbi» e «Sono solo canzonette», «Ogni favola è un gioco» e «Le ragazze fanno grandi sogni», «A Napoli 55 è la musica» e «Vendo Bagnoli», «È asciuto pazzo il padrone» e «Non è amore», «Venderò» e «La calunnia è un venticello», «Rinnegato» e «Fantasia», «Un giorno credi» e «Meno male che adesso non c’è Nerone».
Certo, non dovrebbe sorprendere che un artista con un canzoniere del genere ed una forma smagliante regga il palco per circa tre ore costringendo il pubblico al «singalong» generazionale, come al ballo liberatorio finale sotto il palco. Eppure un Edoardo così non si vedeva da tempo, feroce nel sarcasmo di «Sotto viale Augusto che ce sta?», impaginato con i filmati dell’era Joe Sarnataro ed altri girati apposta per ricordare lo scandalo della metropolitana fantasma.
Bennato «ridendo castigat mores». Rockando e rollando fa riflettere. Come se fossero ancora gli anni della satirica «Cantautore», invece che quelli dei «Comunisti col Rolex». Forse più che il segreto dell’eterna giovinezza ha scoperto quello della macchina del tempo.

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