Il trio dei Bennato bros
scommette sul «Domani»

Il trio Bennato
Il trio Bennato
di Federico Vacalebre
Sabato 24 Dicembre 2016, 20:11 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 14:12
4 Minuti di Lettura

Non chiamiamola canzone di Natale, e nemmeno della Befana, anche se il singolo sarà lanciato su iTunes proprio il 6 gennaio. Potrebbe essere, però, con quel titolo, «Domani», la canzone ideale per gli auguri di buon anno. «Domani è una città lontana almeno un giorno», apre la voce di Edoardo Bennato, 70 anni, che nel videoclip si muove tra un jukebox e un orologio a parte a forma di chitarra elettrica. «E neanche gli aeroplani fanno prima di domani», attacca la seconda strofa Eugenio, 68 anni, mentre il ritornello viene aperto da Giorgio, 67 anni, il terzo fratello: «Domani, domani anche il sogno più lontano, diventa raggiungibile. Domani, domani è la magia del tempo e il suo segreto è che non c'è divieto», ma a questo punto le tre voci si fondono.

Era il 1958 quando nacque il Trio Bennato, di cui c'è qualche traccia naif in rete, ma che mai prima d'ora aveva lasciato traccia discografica: Edo cantava e suonava la chitarra, Eugenio la fisarmonica e Giorgio le percussioni. Le prime esibizioni furono al circolo Canottieri, al Dopolavoro dell'Italsider, al teatro Mediterraneo; nel 59 la prima apparizione in tv, ospiti di Zietta Liù e un ingaggio su una nave da crociera con destinazione Sudamerica, anche qui con comparsata televisiva, sul venezuelano Canal 7.

Il repertorio era, naturalmente, di cover, dettato dal periodo, dai gusti dei fratellini che avevano appena messo via i pantaloncini corti, dalle richieste del pubblico. Crescendo, però, gli orizzonti musicali dei tre si diversificarono: Edoardo illuminato dal rock'n'roll e da Dylan poi divenne uno dei maggiori cantautori italiani; Eugenio introdotto da Roberto De Simone al folk revival sfondò con Nccp e Musica Nova e Taranta Power; Giorgio, seguì il maggiore facendogli da tecnico del suono, scelse il cognome d'arte di Zito e mise in piedi la rock band dei Diesel con cui partecipò al Sanremo 1980 con «Ma vai vai», quindi tornò dietro le quinte, curando edizioni e discografia di famiglia, per riapparire su cd con i Demonilla.
 


Insieme i tre non si erano più visti, sino ad oggi, anzi sino all'Epifania, quando è uscito il singolo e il videoclip, che però li riprende singolarmente, a parte le antiche immagini in bianco e nero. Edo ha spesso fatto ricorso alla collaborazione, soprattutto sul fronte dei testi, di Eugenio, e con lui lo abbiamo ascoltato, su disco e dal vivo, intonare «Le città di mare». Ma il trio dei Bennato Bros non si era riformato mai: se è successo è merito di Gino Magurno, musicista e produttore, «amico di tutti e tre e, come loro, di Bagnoli», spiega lui, che nel videoclip ha messo filmati del quartiere con vista sull'isola che non c'è di Nisida: «Siamo cresciuti insieme, ci conosciamo da sempre, ho lavorato con ognuno di loro, sia pur singolarmente. Così, quando mi è venuta questa canzone, l'ho sentita bennatiana, ho immaginato che le loro tre voci, stilisticamente diverse, ma per dna capaci di convivere naturalmente, potessero caricare di ulteriore senso la mia ballata, canto di speranza in un domani che è il futuro universale, ma anche il banale, prezioso giorno che verrà».

E bennatiana la canzone lo è davvero con il tono un po' fiabesco del rocker di «Sono solo canzonette», compresa la chiusa: «Non c'è navigatore che conosca già la via/ solamente la tua fantasia».
Perché il domani, il futuro, in fondo è l'isola che (ancora) non c'è. E la canzone-augurio per un anno nuovo diventa anche una favola rock di Natale. Con un dubbio: è solo un gioco, o il trio Bennato ci riserverà altre sorprese?

© RIPRODUZIONE RISERVATA