Enzo Avitabile, una "Music life" con il sigillo del premio Oscar Jonathan Demme Video esclusivo

Enzo Avitabile, ieri mattina al cinema Modernissimo di Napoli
Enzo Avitabile, ieri mattina al cinema Modernissimo di Napoli
di Federico Vacalebre
Venerdì 15 Novembre 2013, 15:36 - Ultimo agg. 17 Novembre, 14:27
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La battuta chiave di Enzo Avitabile - Music life : Ci sono pi musiche in un musicista. Davanti alle cineprese di Jonatham Demme l’ex soul brother si racconta con pudica spudoratezza.



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Le parole fanno partire il racconto dalla sua prima vita funky, le immagini concentrano la narrazione sul presente sospeso tra world music e suoni classici, le oltre trecento partiture scritte, mai eseguite e nascoste in un pc. Le foto alle pareti e i ricordi dicono degli incontri con James Brown, Afrika Bambaataa, Tina Turner, Randy Crawford, Manu Dibango, Khaled, Pino Daniele, ma le riprese concentrano i suoi incontri sulle vie di un suono più etnico e spirituale, meno ritmico, mostrandolo in jam session con il cubano Eliades Ochoa, l’iracheno Naseer Shamma, l’indiano Trilok Gurtu, il pakistano Ashraf Sharif Khan Poonchwala, il sardo Luigi Lai, lo spagnolo Gerardo Nunez, la palestinese Amal Murkus, l’armeno Djivan Gasparyan, l’iraniano Hussein Alizadeh, il mauritano Daby Tourè, Bruno Canino e Zi’ Giannino Del Sorbo, ultimo cantatore popolare.



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«Ho lasciato fuori i Bottari perché con loro mi ero mostrato in ”Passione” di Turturro», spiega il sassofonista che aspetta l’arrivo in sala del suo lavoro, lunedì e martedì: i fans potranno abbracciarlo il 18 al Modernissimo di Napoli e la sera dopo al Duel di Caserta. Stasera, intanto, lo presenterà a Lampedusa: «Il film racconta la storia della mia musica, di come essa accolga i fratelli di mezzo mondo, che, a loro volta, mi aprono le braccia e mi accolgono. Non servirà a molto, ma mi pare importante portarlo nel luogo simbolo dell’accoglienza negata, nel buco più nero della nostra nera coscienza».



Il premio Oscar de «Il silenzio degli innocenti» si immerge con lui nel suono dei colpevoli, «che colpevoli lo siamo tutti, ma qualcuno di più, qualcuno più di noi», suggerisce Avitabile intonando con la sua internazionale della world music canzoni amare, veraci eppure cosmopolite, antiche eppure moderne, diversamente melodiche come «Tutte eguale song’ e criature», «Mane e mane» o «Canta Palestina», con toccante dedica per Vittorio «Vic» Arrigoni.



È spudoratamente pudico Enzo, che non rimuove le sue origini popolari e porta Demme e la sua troupe a Marianella non per mettere in scena il romanzo di un giovane povero che ce l’ha fatta, ma per ridare alla sua gente una testimonianza di appartenenza, per mostrare sullo schermo «quelle palazzine che ancora ci sono, quello scantinato in cui io studiavo il sassofono che ancora sta lì». È pudicamente spudorato nell’incentrare la sua «rinascita» dopo la scomparsa della moglie Maria che vediamo al centro del film in un fermo immagine lunghissimo. «Mi sono trovato solo, con le mie figlie, senza sapere più chi ero, che cosa dovevo fare, dove dovevo andare. Non ho cercato una riflessione, è arrivata da sola, ho capito che prima ero un musicista alla ricerca di se stesso, suonavo una musica che amavo - il soul, il funky, il jazz, il reggae - ma non era mia. Sono tornato al dialetto, ho capito che i ritmi di James Brown che amavo tanto venivano dall’Africa e seguito il consiglio dell’uomo di ”Sex machine”: ”Ora torna a casa e cerca la tua voce”. L’ho cercata, non so se l’ho trovata, di sicuro mi sembra di metterla nelle tante musiche che sgorgano dalle mie mani e dal mio cuore».



Demme racconta Avitabile, non Napoli, la attraversa tra bellezze e angherie. Enzo, intanto, aspetta l’uscita del film - prodotto dalla Dazzle di Davide Azzolini - in sala ma non sta fermo. Da poco ha inciso un brano, "Notti di lune storte" con Gigi D'Alessio ed ha appena scritto un «De Profundis» «per orchestra d’archi per la messa inaugurale della nuova chiesa del rione Don Guanella voluta da don Alessandro Gargiulo: vorrei farla cantare, in latino, da Valentina Ok». Sì, proprio lei, il trans neomelò. Tante le musiche che Avitabile ha in testa, «senza snobismi, senza barriere, non si può predicare l’eguaglianza tra gli uomini e discriminare i suoni».
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