Fedez al Mattino: «Con il mio rap pop-hoolista reclamo il diritto all'incoerenza»

Fedez al Mattino: «Con il mio rap pop-hoolista reclamo il diritto all'incoerenza»
di Andrea Spinelli
Martedì 31 Marzo 2015, 12:39 - Ultimo agg. 12:45
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Se non suonasse arcaica, «concept show» sarebbe la definizione più calzante per la maratona rap con cui Fedez si presenta giovedì alla casa della Musica di Napoli. Un «concept show» costruito su un «concept album» come «Pop-hoolista» e mosso da un'urgenza di comunicare debordante, a tratti caotica e un po' ingenua, che ricorda da vicino quella del primo Jovanotti.

La potenza è niente senza il controllo, diceva la pubblicità con Carl Lewis sui tacchi a spillo, ma questo non impensierisce minimamente il «diversamente rapper» milanese, 25 anni, divenuto idolo del piccolo schermo grazie ad «X Factor» ed ora pronto a una babilonia hip-hop con annesso video da politico in carriera che fa promesse elettorali tutte da ridere (tranne che per i colleghi nel mirino) tipo «investiremo nella ricerca ricercando le frasi di Tiziano Ferro nascoste nei Baci Perugina per toglierle dal mercato dei diabetici innamorati».

Durante «Generazione Bho», la concione sulla meritocrazia è accompagnata dai volti dei tanti figli e nipoti d'arte in carriera: Facchinetti, Berlusconi, Bossi, De Sica, Argento, Mussolini.... Così da ribadire che lui la strada se l'è fatta tutta da solo: «Non siete voi che dovete sognare di essere me, ma sono io a sperare di rimanere come voi». In scena anche Vivian Grillo, ex concorrente di «X-Factor» arruolata come corista.

Per un rapper, Fedez, in principio c'è sempre la parola? O conta più lo spettacolo?

«Nello show è importantissimo l'uso della parola, c'è un'attenzione concettuale enorme perché vorrei che diventasse ogni sera un'occasione per pensare e meditare».

Con il successo lei ha un rapporto conflittuale, come confessa in «L'hai voluto tu».

«Ho paura dell'imborghesimento artistico. Senza volerlo, sono diventato anch'io parte dei privilegiati; me ne rendo conto. E questa dicotomia la vivo male».

In un video dello spettacolo c'è Francesco De Gregori che parla del diritto all'incoerenza degli artisti.

«Già, della libertà di cambiare, di osare e talvolta anche di sbagliare. Penso ad esempio a Caravaggio, che lavorava per la Chiesa, veniva pagato dal clero e utilizzava prostitute per dipingere la Madonna. Avrei voluto che in quel video Francesco parlasse del ”processo” di cui fu vittima durante gli anni '70 al Palalido di Milano, ma il tema è ancora troppo doloroso per lui».

Povera Barbara D'Urso, trasformata sul palco durante «Non c'è due senza trash» in una Madonna «santa protettrice degli ascolti» contornata dai facciotti cartonati di star della tv del dolore e del pettegolezzo.

«I miei testi non attaccano le persone, quanto piuttosto le istituzioni e quel che rappresentano. La D'Urso fa un tipo di giornalismo che per me non è giornalismo, anzi non è niente; ma, se c'è una domanda per quel tipo di ”informazione”, è giusto che lo faccia. Poi, però, non può pretendere di non essere quella cosa lì».

Per «Cardinal chic» era proprio necessario inventarsi in scena un Rolex con Cristo in croce al posto delle lancette?

«Qualcuno mi accuserà di blasfemia, ma per me la vera blasfemia è vedere un Rolex al polso di chi dovrebbe rappresentare Dio».

I 5 Stelle sono ancora «il meno peggio» della scena politica italiana?

«Per lavorare sullo show ho vissuto un po' fuori dal mondo, quindi in materia non sono aggiornatissimo. Credo però nell'onestà di Grillo e compagni, che rimangono l'unica vera novità. Ma questo non significa che condivida tutto quel che fanno».

Almeno in politica, mantiene una sua coerenza.

«Anche Jovanotti è stato coerente nel ribadire che continua a sostenere Renzi come ai tempi delle primarie. Solo che se lo fa lui non succede niente, mentre se io mi espongo per il Movimento vengo accusato di vilipendio. Renzi sembra rappresentare il nuovo, ma in realtà rappresenta un'ideologia democristiana che di nuovo non ha nulla».

Oltre a «X Factor» che progetti ha sul piccolo schermo?

«Quella di traslocare le mie ”Fedez Chronicles” dal web alla tv. Ho ricevuto un'offerta da Mediaset».