Franco Ricciardi, neomelodico reload tra "Figli e figliastri"

Franco Ricciardi, vent'anni di carriera
Franco Ricciardi, vent'anni di carriera
di Federico Vacalebre
Mercoledì 16 Aprile 2014, 14:58 - Ultimo agg. 17:34
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Proprio roprio mentre il cinema ne celebra l’aspetto pi (neo)melodico (dopo ’A storia ’e Maria in Reality di Garrone, sta arrivando Song ’e Napule dei Manetti, in cui recita il ruolo di un boss, e fa sentire la sua voce con l’intensa ’A verit), Franco Ricciardi si allontana, forse per sempre, da quella stagione che pure l’ha lanciato e che non ha mai rinnegato. Pur avendo guardato con curiosità a mondi meno chiusi ed autoreferenziali sin dai tempi di «Cuore nero» e dell’incontro con i 99 Posse, ormai ha scelto un campo d’azione diverso, dove quel che resta della veracità postmelò va a braccetto con certo urban pop, con certo rap, con certa elettronica che guarda con nostalgia agli anni Ottanta («per poi scoprire che quei suoni li usavo già nei miei primi due lp»).

«Figlie e figliastri», spiega lui che ha alle spalle una carriera ormai ventennake, «è un album che insieme ritrae quest’Italia di figli di... e di figli di nessuno, e me stesso: sette canzoni in dialetto e sette in lingua, senza più paura di perdere l’anima se uso l’italiano, senza più paura di essere ignorato dalle radio nazionali se mi esprimo nell’idioma che conosco meglio». D-Ross, alias Rosario Castagnola, costruisce un suono da mainstream che guarda alle nuove tendenze, che ricicla certa disco degli Eighties, ma anche il passato di Franco nell’incontro con la crema del rap italiano: «Rocco Hunt ha voluto rileggere la mia ”Treno”, una delle canzoni preferite da suo padre», con Enzo D.O.N.G. «un ventenne che è nato di fronte a me, al rione Don Guanella», fa rivivere l’hit local «Prumesse», tra i momenti migliori del lavoro.

Nelson, Mario Pirolla e Da Blonde completano il team autoriale, l’amico Granatino, oggi in gara a «The voice of Italy», non manca all’appuntamento contribuendo a «Luna Park», il singolo di lancio «Champagne» arruola Guè Pequeno, in «Te sento» spunta Lucariello, in «Magari questa notte» Clementino: «Da anni flirto con il rap, ma oggi le cose sono chiamate, un tempo ero io che entravo nel mondo dei miei ospiti, oggi sono loro che si divertono ad entrare nel mio».

Parla di dignità, d’amore verace, di notti bruciate alla ricerca della più bella, di passioni estreme, di sofferenza, di voglia di rivolta ma anche di «pariamento» il Ricciardi che non distingue tra figli e figliastri. Ma è difficile non preferirlo nei momenti più veraci, negli incontri nel cortile di casa, nei sapori più fedeli al suo dna da «Song’e Napule».

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