Fuossera, l'orgoglio del rap «Demodè»

I Fuossera, foto di Pino Miraglia
I Fuossera, foto di Pino Miraglia
di Federico Vacalebre
Domenica 28 Maggio 2017, 18:12 - Ultimo agg. 18:19
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Con i CoSang nel 2005 dettarono le regole del rap newpolitano come «Poesia cruda». «Quelle regole valgono ancora, non ne riconosciamo altre», spiegano ‘o Iank e Sir Fernandez, all’anagrafe Gianni De Lisa e Pasquale Fernandez, per gli abitanti del pianeta hip hop semplicemente i Fuossera. A dieci anni dal loro manifesto «Spirito e materia», Casa Lavica, intraprendente indie di Somma Vesuviana, pubblica il terzo album del duo, «Demodè», coinvolgendo il solito mucchio selvaggio di collaborazioni: Clementino, Luche’, Raiz, Nto’, i compagni di label Urban Strangers, Maxdale, Virus Syndacate, Alessio Arena, Pepp’ J One, CoCo & Alex TheBug, Enzo Dong, PeppOh, i Kimicon Twins, MV Young Killa, più producer come Rufus, D-Ross, PLEIAM, Star-T-Uffo, Geeno, NyoBass.
«Ci abbiamo messo due anni per trovare questo sound, scegliendo di non accodarci al suono unico dilagante, quello della trap. Niente contro questo sottogenere, ma per noi l’elettronica, che pure abbiamo, usato guarda verso un’altra direzione», spiega ‘o Iank: «Abbiamo radici profonde nell’hip hop: possiamo pure lanciare la moda del neorap, visto che sperimentiamo stili, metriche, groove, ma senza mai standarcizzarci. Meglio essere orgogliosamente “Demodè”, appunto».



Old school, anzi «g/old school», i beat sono travolgenti, il dialetto e l'italiano si alternano, succedono e confondono senza scarti di valore. «Il messaggio è il fine del flow, lo stile è il mezzo per far arrivare il messaggio, per continuare ad avere voglia di metterci alla prova». Non solo la trap, ma anche lo standard gomorrista non abita qui, dove ci sono versi come “Pe’ te sono sulo ‘o rapper ‘e ‘mmiezz’’a via/ ... ‘o rapper ‘e Scampia»: «Non siamo mai stati savianisti, anche se lo scrittore agli esordi ci seguiva, trovando nelle nostre rime storie affini a quelle che si preparava a mettere nel suo best seller. Da tutto quello che è venuto dopo abbiamo preso le distanze».

Il nome del gruppo veniva dal «fuosso» in cui il duo era cresciuto, Piscinola. «Dentro il fuosso ci riporta “Surdat ra strada” con Raiz: racconta ‘o rione, la gente che si alza alle quattro della mattina per andare a faticare, mica c’è solo chi spaccia e delinque. La ricerca spasmodica tra le nostre strade del crimine, del Sistema, è l’altra faccia di quelli che vengono a fotografare le sagome delle Vele, leggendoci dentro una storia diversa dalla verità. Fuori dal fuosso ci lancia “Invisibile perimetro”, che non è quello del quartiere, ma quello dell’amore. Parliamo di sentimenti, anche grazie alla sensibilità di un giovane cantautore come Alessio Arena».

‘O Iank ha una nuova consapevolezza nella voce, prepara anche un lavoro solista, ha lasciato il lavoro come strutturista aeronautico all’Alenia per provare a vivere solo della sua arte: «Mi ha fatto bene l’esperienza di “Mal’essere”, lo Shakespeare rappato al fianco di un regista come Davide Iodice: il teatro è palestra, codice, scuola». Nel nuovo stile della coppia il pop non stempera la lezione di Tupac Shakur, la radiofonicità del sound non va a braccetto con l’autocensura tanto che spuntano dissing per Michele Santoro, Claudia Kohl e gli «sbirri» («Fuck the police»), mentre «Commedia all’italiana» è una narrazione a tre voci, uno puro storytelling metropolitano: «Ci sono tre personaggi, un poliziotto, uno spacciatore e un giovane militante impegnato in un corteo: l’attimo in cui, fatalmente, si incontrano nella stessa piazza la poesia cruda è pronta e le cronache di ordinaria ingiustizia assomigliano a una commedia all’italiana».

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