Luchè-99 Posse, la polemica tra i musicisti infiamma i social

Luchè-99 Posse, la polemica tra i musicisti infiamma i social
Domenica 8 Gennaio 2017, 10:53 - Ultimo agg. 11:33
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Dalla gioia per il sold out al Palapartenope alla web rissa con i 99 Posse: tutto in 24 ore per Luchè. Ieri, nel giorno del suo trentaseiesimo compleanno, il rapper di «Malammore» ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post rispondendo a quanto scritto dal «fonico dei 99 Posse», Francesco Tierresse, per cui «seimila ragazzetti paganti per Luché ti fanno rimpiangere il pulcino Pio». L'ex Co'Sang si è sentito offeso da commenti di Marco Messina e della moglie di Zulù, Stefania Carrubbo, «insulti davvero squallidi e per lo più cattivi verso non solo la mia musica bensì la mia persona... Quando è arrivata la mia risposta, i grandi comunisti tutti per la libertà di parola hanno cancellato il post». Il nuovo re dell'hip hop newpolitano ha pubblicato gli screenshot e ricostruito alla sua maniera l'accaduto, con Messina, il producer del gruppo di «Curre curre guaglio'», che polemizzava: «Io non conosco proletari che si sono aperti una pizzeria a Londra, come ha fatto il finto ragazzo di strada chiamato Luché». D-Ross, collega di Messina e collaboratore di Luché, con lui anche sul palco del Palapartenope, difendeva l'amico parlando di un intervento dettato da frustrazione: «Si poteva essere tutti una grande famiglia, ma non è così: parlate di antifascismo ma siete razzisti convintissimi». 
 


Così Luché sparava sulla posse accusandola di giudicarlo per l'uso di griffe come Gucci e Prada, ma di non aver mai davvero capito il mondo hip hop, mentre tra i commenti c'era chi usava parole come «froci» o invocava i picchiatori di Casa Pound. Poi l'attacco a Messina diventava frontale: «I tuoi beat o produzioni sono orribili. Non hai stile, musicalità, originalità. Non funzioni e chiamarmi indifendibile è fuori luogo. Forse indifendibili sono i soldi che prendesti qualche anno fa al Capodanno in piazza Plebiscito. Li hai mandati ai cubani?». Sempre più torrido, il j'accuse chiamava in causa «persone vicino a voi» che andavano a «comprare eroina» nel ghetto del rapper di Mariannella, e storie di case di Milano vendute per pagare i debiti del crack: «Voi siete l'ipocrisia fatta uomo». Poi, in qualche modo, la cosa si è ricomposta, grazie a un post della Carrubbo, moglie del frontman Luca Persico: «Lo so Luchè ha scritto delle cose tanto brutte a me che lo difendevo ignara del bordello social, è un ragazzaccio lo so, ma ci siamo sentiti, si è scusato, era sincero. Prima eravamo sconosciuti e ora un poco più vicini. Chi è ferito cerca di ferire a morte. Lo capisco. I don't care». C'è da sperare che anche le rispettive tifoserie, a quanto si è visto non così contigue se non musicalmente almeno politicamente, sappiamo chiuderla qui. Quella che poteva essere una bella ripartenza per il rap newpolitano corre il rischio di diventare un motivo di divisione.

r.s.

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