Noemi si racconta al Mattino: «Ricomincio da Napoli e dai club»

Noemi si racconta al Mattino: «Ricomincio da Napoli e dai club»
di Federico Vacalebre
Giovedì 17 Novembre 2016, 16:51 - Ultimo agg. 18 Novembre, 19:41
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«Ricomincio dai club, dal contatto intimo, dal rapporto diretto con chi ama la mia voce e la mia musica, dal feedback immediato dei concerti in spazi ristretti, più vissuti e meno anonimi dei teatri e delle sale da concerto». Noemi ha provato il suo nuovo concerto nei giorni scorsi a Napoli, nella stessa Casa della Musica in cui apre questa sera il tour «Cuore d'artista club», «con una band irrobustita e un ritrovato spirito rock'n'roll».

Emozionata per il debutto napoletano, Noemi?
«Di più: è una figata pazzesca. Ci siamo rodati e arriviamo alla prima nazionale caldi e carichi, ero stanca dei salotti patinati, delle persone sedute che mi guardavano compunte e poi mi facevano i complimenti per la voce: voglio vedervi danzare con me, voglio che il pubblico si goda il concerto alla maniera in cui piacerebbe godermelo io. Una roba in sintonia con l'album che dà il titolo al tour, e, ancor di più in sintonia con il cuore d'artista che batte in me, voglioso di ballad tenere e intense ma anche di ritmi scatenati e, perchè no, scostumati».

Stanca anche della Noemi televisiva?
«Un po' sì, anche se l'esperienza a The Voice mi è servita e piaciuta, ma in realtà non sono brava a giudicare un talento io, ad indirizzarlo verso un futuro professionalmente più certo: cerco ancora chi guidi me, in fondo non sono passati così tanti anni da quando ero una concorrente di X Factor. In questo giro di concerti, ad esempio, ho tentennato a lungo prima di decidere di rinunciare alle sequenze: in alcuni casi sono comode, ti permettono di avere un'intera orchestra al tuo servizio, ma volevo un suono diretto, non dico essenziale, ma diretto come sarà il mio approccio alla serata, non mediato. Così ho rinfoltito le fila del mio gruppo e ho deciso di tornare all'analogico».

Controcorrente, cioè? L'elettronica ormai è la regola, se non l'obbligo, per chi vuole restare in contatto con le giovani generazioni.
«Ormai ho quasi 35 anni, ma non so davvero quale sia la direzione giusta. Conosco però la strada che sto percorrendo ed oggi è questa, mi sfogo sul palco, mi diverto e spero di divertire chi verrà a vedermi. Poi vedremo dove andrò con il prossimo disco: non lo so e non me ne preoccupo, nè credo che ci si debba rinchiudere in una sola direzione. Oggi gioco così, la prossima volta potrei puntate tutto sul suono digitale, chissà».
 
 

La scaletta?
«I brani dell'ultimo disco e tutti i miei hit, naturalmente: Briciole, L'amore si odia, Vuoto a perdere... Non voglio certo deludere chi mi segue con fedeltà».

Spazio per qualche sorpresa, per qualche cover?
«Ho messo su un siparietto che mi ricorda le atmosfere dei live unplugged di Mtv, e ho deciso di fare un pezzo degli U2, Love is blindness, che mi ha fulminata nella versione di Jack White: l'ho ascoltata per la prima volta da lui, poi ho studiato, ho scoperto che era uno dei pezzi forti di un disco storico come Achtung baby, che Bono l'aveva scritta pensando a Nina Simone. Mi piace, mi permette di sciogliere il mio canto, di scendere davvero nella profondità dell'animo umano, di cantare l'amore in una maniera diversa dal solito».

Questi show chiudono un anno iniziato a Sanremo, con «Nella borsa di una donna». Progetti per il prossimo Festival?
«No, l'Ariston è un posto straordinario, dove davvero ti senti come in un club ma ti guarda tutta l'Italia.
Per questo ci devi andare solo quando hai il pezzo giusto, la strategia giusta, quando sei disposta a metterti in gioco con tutta te stessa. Io stavolta salto un turno, spesso dico che vorrei andarci un anno sì e uno no, senza pensare che non sono io a decidere. In fondo con questo giro nei club chiudo una stagione che mi ha tenuta lontana troppo tempo dal fronte del palco».

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