Casadei: «Per i miei ottant'anni fondo liscio e taranta»

Casadei: «Per i miei ottant'anni fondo liscio e taranta»
di Enzo Gentile
Martedì 15 Agosto 2017, 20:06
4 Minuti di Lettura
Sarà una sorta di festa a puntate, con brindisi e torte di compleanno pronte a ripetizione: per celebrare gli ottant'anni di Raoul Casadei, che per nascere, da vero re dell'estate, non avrebbe potuto avere giorno migliore di Ferragosto. Così la sua Romagna, da tempo pronta alla scadenza, annuncia tappe diverse per ricordare al mondo che a tagliare quel traguardo è l'artista divenuto famoso per aver sdoganato il liscio a tutti i livelli, portandolo a picchi di popolarità anche negli ambienti, musicali e non, dove faticano genere ben più organizzati e autorevoli. Quel piccolo mondo antico Casadei ha saputo riverniciarlo di simpatia e freschezza, grazie a una impagabile comunicativa. E per spegnere le ottanta candeline due giornate speciali sono state fissate ieri a Lido di Savio e oggi a Sant'Arcangelo di Romagna, dove si annuncia un incontro quantomeno singolare: infatti sul palco di piazza Garganelli, appaiati si ritroveranno l'Orchestra Casadei, da anni nelle mani brillanti del figlio Mirko, e il Canzoniere Grecanico Salentino, per un duetto che tra pizzica e liscio rappresenta un'autentica sorpresa.

Come nasce questo scambio, Raoul?
«Io sono un assiduo frequentatore della Puglia, una terra che amo e dove mi trovo benissimo da tutti i punti di vista. Nel tempo, da un po' di anni, ho notato il lavoro che hanno fatto sulle musiche delle loro radici, la taranta e la pizzica che hanno saputo coinvolgere tantissimi giovani, proprio come succede anche da noi. Allora abbiamo pensato che alcune canzoni sarebbe stato belle suonarle insieme, la tradizione che incontra l'innovazione».
Nel repertorio della serata non mancheranno i motivi che hanno fatto da ambasciatore del liscio nel mondo, «Romagna mia», «Ciao mare», «Romagna e Sangiovese», «Simpatia» e «Romagna capitale», «la mia canzone più bella», reclama il maestro, «che canteremo tutti insieme». Oltre alle feste - un'altra che coinvolgerà il comune dove tutta la dinastia dei Casadei risiede, Gatteo a Mare, si terrà la settimana dopo - anche la tv trova modo di partecipare: dopodomani, il 17, in prima serata su Raidue è annunciata una puntata di «Unici» in cui Giorgio Verdelli passa in rassegna i motivi del successo e della resistenza a tutte le mode del liscio, abbracciando insieme gli ottant'anni di Raoul e i novanta dell'orchestra fondata dal capostipite, zio Secondo Casadei.
Il viaggio proposto da «Unici» passa attraverso i ricordi di Riccarda Casadei, figlia di Secondo, e le molte interviste-tributi che personaggi diversi hanno voluto rilasciare per salutare Raoul, da Samuele Bersani a Paolo Fresu, da Goran Bregovic a Gloria Gaynor, a Roy Paci, Andrea Mingardi, Mara Maionchi e tanti altri.
Ma quali sono le ragioni di un affetto che non teme il passare delle decadi?
«La nostra è musica nata per divertirsi e stare bene insieme: due condizioni che funzionano sempre, sono cercate, apprezzate da tutte le generazioni. Non abbiamo mai rinunciato a portare quegli elementi di allegria e di sorriso tra la gente: anche gli stranieri, senza sapere la nostra lingua, capiscono subito cosa stiamo facendo e, lo dicono i numeri, Romagna mia è una delle dieci canzoni italiane più popolari nel mondo, che non tramonta mai e tutti conoscono come una specie di inno nazionale».
Gli appassionati e i fan come hanno digerito la sua decisione, già all'inizio degli anni Ottanta, di non esibirsi più dal vivo?
«Molti considerano che io non abbia mai smesso, che non sia davvero andato via e in fondo credo che abbiano ragione. Io ci sono, resto il primo tifoso della musica solare, che è poi l'evoluzione moderna del liscio: e poi il passaggio di testimone ha coinvolto la mia famiglia, da mio figlio Mirko, diventato un bravissimo leader, a mia figlia Carolina, che si occupa di management e di organizzare la vita dell'orchestra. Che funziona alla grande e ha un tour fittissimo, in ogni parte d'Italia. È questo che mi fa più piacere: chi pensa ancora a un fenomeno regionale dovrebbe vedere l'entusiasmo di chi balla con noi, dal Nord al Sud, isole comprese. E anche questo periodo in cui tutti mi cercano e' una specie di risarcimento rispetto a quando si considerava il liscio qualcosa di ruspante, folklore di serie B».
Nel programma in onda su Raidue si svela un interessante retroscena dell'incontro e della collaborazione sfiorata tra lei e Renato Carosone, finora raccontata solo da Federico Vacalebre nella sua biografia dell'americano di Napoli: che cosa accadde?
«Andai a trovarlo a casa, a testimoniare la mia grande stima per le sue canzoni che tante volte avevo suonato dal vivo e buttare lì un'idea per una canzone di cui avevo solo qualche appunto: Tu da Napoli, io da Rimini, nata in onore di mia moglie che è appunto napoletana. La cosa lo divertiva molto e subito schizzò un arrangiamento, qualche passaggio tra il testo e la musica: e una ipotesi un po' pazza per andare a Sanremo. Eravamo nei primi anni Novanta e il tema del Sud era molto caldo, con Bossi che faceva continue sparate: tutto sommato rispondere ai leghisti con il sorriso e una canzone poteva funzionare. Raccontammo la cosa a Adriano Aragozzini, ma poi non se ne fece nulla: la cosa cadde, ci disse un funzionario, perché eravamo arrivati tardi e i giochi ormai erano fatti. Secondo me al festival persero una bella occasione: tra me e Carosone rimase un bel rapporto, ma poi il brano in coppia, non si fece. Credo però che nel repertorio di Mirko andrebbe recuperato: lo spirito e il messaggio non sono per nulla invecchiati».
«Unici» farà ascoltare il provino con la voce di Raul, quello con Carosone non è stato mai trovato.